19 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Sanità

La spesa sanitaria aumenta, e i cittadini pagano un bel po' di tasca propria

Dal Rapporto Osservasalute i numeri della spesa sanitaria in Italia. Nel 2016 i pazienti hanno speso in media 588 euro a testa

Spesa sanitaria in aumento in Italia
Spesa sanitaria in aumento in Italia Foto: Bea T | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – E io pago… potrebbe essere il motto degli italiani alle prese con la salute. Sale infatti la spesa sanitaria pubblica pro capite in Italia, anche se pare resti più bassa che in altri Paesi. Lo evidenzia il Rapporto Osservasalute precisando che su base nazionale, la spesa sanitaria pubblica pro capite è aumentata dello 0,38% tra il 2015 e il 2016, attestandosi a 1.845 euro. Ha, quindi, proseguito la leggera crescita registrata nel 2015, riportandosi ai livelli del 2012. Diverso, e quasi complementare, è il discorso relativo alla spesa sanitaria privata che raggiunge, nel 2015, la quota di 588,10 euro con un trend crescente dal 2002 a un tasso annuo medio dell'1,8%. Tutte le regioni registrano un tasso medio di crescita che oscilla dallo 0,6% delle Lombardia al 3,7% della Basilicata. Nel 2015, e in valori assoluti, la spesa privata pro capite più alta si registra in Valle d'Aosta con 948,72 euro e la più bassa in Sicilia con 414,40 euro. Allo stato attuale, in Italia la spesa sanitaria pro capite è ancora composta per circa i tre quarti dalla spesa pubblica, collocando il nostro Paese in linea con gli altri Paesi dell'Unione Europea che hanno adottato un sistema di finanziamento prettamente a carico dello Stato.

Quando paga il cittadino
La spesa out of pocket (da parte dei cittadini) nel periodo in studio è aumentata, mediamente, di circa l'8,3% (2012-2016) ma in maniera disuguale nel Paese. L'aumento è stato elevato nelle regioni del Nord, nel Centro i valori di tale spesa sono stati costanti, mentre sono diminuiti nelle regioni meridionali. Il picco dell'aumento si è avuto negli anni 2011-2012, dopodiché i valori si sono stabilizzati al Nord e calati nel Centro e nel Sud e Isole.

Per curarsi ci si muove
La mobilità sanitaria vede una situazione di debito delle regioni meridionali a favore di quelle del Nord, con l'eccezione del Piemonte e della Liguria, che nel tempo tendono a mostrare saldi negativi, e del Molise che, invece, mostra netti saldi positivi. Il decennio appena trascorso ha confermato una situazione da tempo nota e tollerata: il profondo divario fra Nord e Meridione sia nelle dimensioni della performance indagate che nella qualità della spesa pubblica e, nello specifico, di quella sanitaria. La progressiva attenzione al rientro dagli eccessi di spesa e alla copertura dei disavanzi pregressi, peraltro, non è stata accompagnata da una analoga attenzione al superamento delle diseguaglianze in termini di assistenza garantita. Le fonti pubbliche coprono circa il 95% della spesa ospedaliera, ma solo circa il 60% della spesa per prestazioni ambulatoriali e circa il 65% delle spese di assistenza di lungo termine (Long Term Care-LTC) nelle strutture residenziali. Sono dedicate a prestazioni ambulatoriali e LTC i circa 35 miliardi di euro di spesa sanitaria privata, corrispondente a circa il 23% della spesa sanitaria complessiva, di cui solo una piccola parte è mediata dai fondi assicurativi, mentre la gran parte è a carico diretto delle famiglie.