20 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Vita dopo la morte

Vita dopo la morte: le 7 cose che accadranno al tuo corpo e alla tua anima

Cosa accade al nostro corpo dopo la morte? Le risposte della scienza e le testimonianze di chi l’ha già vissuta

Cosa succede dopo la morte?
Cosa succede dopo la morte? Foto: Shutterstock

Di fronte alla morte rimaniamo tutti sconcertati, scioccati, quasi paralizzati. Ci troviamo davanti a un fenomeno che non conosciamo a fondo. Abbiamo perso la presenza fisica di una persona e non sappiamo dove questa sia finita. Proprio per questo motivo, scienziati di tutto il mondo si prodigano nel trovare una possibile spiegazione. Abbiamo ricostruito piccoli tasselli: sappiamo cosa accade al cuore, al cervello e all’intero organismo. E alcune scienziati ipotizzano anche cosa potrebbe succedere nel momento in cui lasciamo il nostro involucro terreno. Ecco 7 cose sulla morte che, probabilmente, ancora non conosci.

Il corpo comincia a deteriorarsi
Una delle prime – e più visibili – cose che accadono è il deterioramento del nostro corpo. Se il cuore smette di battere, generalmente non c’è più vita. Il che significa che si interrompe la produzione di calore, quindi di energia. La temperatura comincia a scendere di circa 0,83 gradi celsius ogni ora. Con il passare del tempo arriva alla stessa identica temperatura che c’è nell’ambiente in cui si trova. Questa è la fase che gli esperti chiamano algidità cadaverica (o algor mortis). Ma non bisogna confonderlo con il rigor mortis che è l’irrigidimento che si presenta tra le due e le sei ora dalla morte. Anche se è importante sottolineare che il termine è improprio perché sono ancora molte le cellule in vita che non moriranno prima che siano trascorse 24 ore.

Una digestione dopo la morte?
Circa 72 ore dopo il decesso si innesca un ulteriore meccanismo ad opera di alcuni batteri ed enzimi. Gli stessi che servivano per digerire i pasti, per la precisione. Questi sono ancora vitali e sono in grado di smaltire le cellule morte degli organismi interni. Mentre tali microorganismi pasteggiano, il cadavere muta il colore (virando dal verde al nero) producendo al tempo stesso un’enorme quantità di gas che gonfia il corpo deceduto. Questi gas generano i cosiddetti fuochi fatui tipici dei cimiteri e tanto citati nelle antiche leggende. Pian piano che passa il tempo tutti i tessuti vengono processati e possono polverizzarsi dopo un semplice tocco.

Non moriamo mai davvero
Il famoso scienziato e autore Robert Lanza, esperto di medicina rigenerativa, direttore scientifico presso l’Advanced Cell Technology e professore aggiunto presso la Wake Forest University School of Medicine, ha recentemente esposto un’ipotesi circa la vita dopo la morte. «Ci hanno insegnato a pensare che la vita sia solo l’attività generata dalla combinazione di carbonio e di una miscela di molecole, che vivremo per un certo tempo e che poi finiremo per marcire sottoterra. In effetti, noi crediamo nella morte perché ci è stato insegnato che moriremo o, più specificamente, ci hanno insegnato che la nostra coscienza è un fenomeno associato al nostro organismo e che questo morirà con esso», ma secondo lui le cose non stanno proprio così. «Con la morte la nostra vita diventa un fiore perenne che torna a vivere nel multiuniverso». Ovvero il luogo delle possibilità infinite – secondo le leggi della fisica quantistica. «La vita è un’avventura che trascende il nostro modo ordinario di pensare linearmente. Quando moriamo, lo facciano non nella casualità della tavola da biliardo, ma nella inevitabilità della vita». D’altro canto, secondo Stuart Hameroff, medico americano e il fisico quantistico Roger Penrose, le nostre anime vivrebbero in una sorta di mini strutture chiamate microtubuli. Queste si troverebbero all’interno dei neuroni. L’anima, quindi, è il sottoprodotto di elementi chimici quantistici che, dopo morte, escono dal sistema nervoso e si ricongiungono nell’universo.

Poco prima rima di morire siamo coscienti?
Una recente ricerca ha stabilito che una persona – poco prima della morte – assiste a uno stato di estrema lucidità. Questo avverrebbe proprio dopo l’arresto cardiaco. I risultati sono stati ottenuti da alcuni studiosi dell'Università di Southampton che hanno pubblicato lo studio su Resuscitation. Pochi minuti dopo l’ultimo battito, infatti, ci si rende conto di ciò che sta accadendo intorno a noi. E non si tratta solo di pure congetture, ma anche di testimonianze reali. Il 40% dei sopravvissuti a causa di un arresto cardiaco è riuscita a descrivere uno stato di totale consapevolezza nonostante fossero stati considerati clinicamente morti. In tali casi, inaspettatamente, il loro cuore ripartiva.

Persone che hanno lasciato il corpo e poi sono tornate
Ci sono anche persone che ricordano di aver lasciato il proprio corpo e aver visto dall’alto tutte le manovre di rianimazione mentre si trovavano in ospedale. Queste sarebbero poi state descritte, una volta tornati in vita, con una precisione impressionante per quanto riguarda i dettagli. Eppure, era stati dichiarati clinicamente morto già da alcuni minuti. «Sappiamo che il cervello non può funzionare quando il cuore smette di battere. Ma in questo caso la consapevolezza cosciente è continuata per più di 3 minuti nel periodo in cui il cuore non batteva, nonostante il cervello si 'disattivi' 20-30 secondi dopo che il cuore si è fermato», ha dichiarato Sam Parnia, ricercatore presso la State University di New York. «Un testimone – continua Parnia - ha descritto tutto quello che è accaduto nella stanza. Ma cosa ancor più importante, ha udito due beep di un macchinario che fa un rumore a intervalli di 3 minuti. Così possiamo misurare la durata della sua esperienza. Ci è apparso molto credibile: tutto quello che ci ha detto gli era davvero accaduto».

Cosa si vede in stato di pre-morte?
Nei vari report medici si trovano ricordi, a seguito dell’arresto cardiaco, estremamente vari. Molti hanno descritto uno stranissimo senso di pace interiore, altre persone hanno avvertito un’anomala velocità del tempo percepito. C’è anche chi, durante la pre-morte ha avuto una visione di luce molto intensa. Infine, solo poche persone hanno sviluppato una sensazione di terrore. Oltre il 13% ha descritto la separazione del proprio corpo e un miglioramento dell’affinarsi dei sensi. Secondo Parnia, alcuni farmaci potrebbero aver cancellato il ricordo in una buona quantità di pazienti. «Stime hanno suggerito che milioni di persone hanno avuto vivide esperienze in relazione alla morte, ma le prove scientifiche finora erano ambigue. Molte persone hanno dato per scontato che queste fossero allucinazioni o illusioni, ma i fatti descritti sembrano corrispondere a eventi reali. Queste esperienze necessitano di ulteriori indagini», conclude Parnia.

Inquiniamo anche da morti
Infine, non si può non parlare della relazione tra la vita sul pianeta e la nostra morte. Se pensavate che sono solo gli oggetti moderni a causare l’inquinamento, infatti, vi sbagliate di grosso. Continuiamo a inquinare il pianeta anche dopo essere morti. Solo nel nostro paese vengono usati milioni di litri ogni anni di formaldeide, etanolo e metanolo allo scopo di trattare adeguatamente un cadavere. Anche durante la cremazione vengono rilasciate diverse sostanze tossiche come acido cloridrico, anidride carbonica, diossido di zolfo e diossina. Insomma, la vita di gaia è estremamente connessa con la nostra morte.