28 marzo 2024
Aggiornato 19:30
Un pericoloso virus

C'è un virus mortale trasmesso dai topi. Una giovane mamma lotta tra la vita e la morte

Un poco conosciuto e raro virus che può essere tramesso dai topi ha infettato una mamma di 27 anni. L'hantavirus è mortale nel 36% dei casi. I sintomi e le cure

I topi possono trasmettere l'hantavirus
I topi possono trasmettere l'hantavirus Foto: Shutterstock

ROMA – Una giovane mamma di 27 anni del New Mexico ha iniziato ad avere dei sintomi che credeva fossero dovuto a una influenza, accompagnati da mancanza di respiro. Rivoltasi al medico, invece le è stata diagnosticata una pericolosa infezione da hantavirus. Un virus trasmesso dai topi che provoca danni estesi a polmoni, cuore e altri organi, ed è mortale in un terzo dei casi.

L'hantavirus che cos'è
Le malattie da hantavirus sono considerate delle zoonosi, ossia delle malattie trasmesse dagli animali all'uomo. Nello specifico, come riporta il Ministero della Salute, sono «infezioni virali di diffusione vastissima, trasmesse all'uomo dai roditori, selvatici e domestici. L’infezione avviene per diretto contatto [anche involontario o inconsapevole] con feci, saliva, urine di roditori infetti o per inalazione dei virus attraverso escrementi di roditori. Le malattie da hantavirus possono essere caratterizzate da coinvolgimento renale (nefrite) ed emorragie oppure da una sindrome polmonare. Si tratta di malattie acute in cui l’endotelio vascolare viene danneggiato con conseguente aumento della permeabilità vascolare, ipotensione, manifestazioni emorragiche e shock».

L'hantavirus e i sintomi
«Gli hantavirus – si legge ancora nella nota del Ministero – possono causare tre sindromi: febbre emorragica con sindrome renale (HFRS), principalmente in Europa e in Asia; nefropatia epidemica (NE), una forma lieve di HFRS, causata dall’hantavirus Puumala, e che si verifica in Europa; sindrome cardiopolmonare da hantavirus (HCPS), nelle Americhe.
La sintomatologia clinica nei pazienti con malattia da hantavirus, può variare da asintomatica a grave. Il periodo di incubazione è relativamente lungo, generalmente 2-3 settimane, ma può raggiungere fino a 6 settimane. Nelle aree endemiche l’infezione da hantavirus deve essere sospettata se una forma febbrile acuta è accompagnata da trombocitopenia, mal di testa, spesso molto forte, e dolori addominali e alla schiena senza chiari sintomi del tratto respiratorio. Il tasso di mortalità, nell’infezione da virus Puumala, varia da meno dello 0,1 allo 0,4%. Il miglioramento generalmente inizia durante la seconda settimana della malattia ed è accompagnato da poliuria (eliminazione di maggiore quantità di urina). La guarigione completa può, tuttavia, necessitare di diverse settimane. Le complicazioni di più lunga durata sono rare, e includono glomerulonefrite, sindrome di Guillain-Barré, ipopituitarismo (riduzione della secrezione degli ormoni della ghiandola ipofisaria) e iperestensione.

Il caso della mamma infettata
Kiley Lane è una giovane mamma del New Mexico. Come tutte le persone aveva in mente diversi progetti per la sua vita, come per esempio un viaggio per le vacanze che stava programmando. Ora, però, dal 5 febbraio sta lottando contro la malattia in un ospedale di Albuquerque. Prima di ottenere questa infausta diagnosi, Kiley non aveva dato troppo peso ai sintomi che aveva sviluppato, poiché sembravano quelli di una banale influenza. E proprio per questo, l'infezione spesso è soggetta a diagnosi errate nella prima fase. All'inizio di gennaio, la mamma inizia a provare nausea e forti dolori allo stomaco. Poiché non passavano, il marito Kevin l'aveva convinta ad andare all'ospedale di Farmington, nel New Mexico – anche lui però convinto si trattasse di influenza un po' persistente.

La diagnosi sbagliata
I medici dell'ospedale, però, dopo averla visitata l'hanno rimandata a casa dicendole che aveva una costipazione intestinale e dopo averle dato dei lassativi da prendere. Solo che qualche settimana dopo lei faceva una gran fatica a respirare. Tornata in ospedale, è stata sottoposta a test per la polmonite, l'epatite e altre possibili cause, solo che è risultato tutto negativo.

Fingeva?
Probabilmente perché i medici non riuscivano a capire cosa avesse, pare abbiano addirittura pensato che stesse fingendo – anche se non si capisce perché avrebbe dovuto farlo. «Stava diventando sempre più malata e nessuno sembrava voler ascoltare – si è lamentata la madre di Kilet a Fox News – A un certo punto hanno pensato che potesse stare fingendo». Solo che dopo un po' le sue condizioni sono talmente peggiorate che l'hanno dovuta attaccare a una macchina per la respirazione artificiale, o ventilatore.

Finalmente
Dopo altri tentativi, finalmente Kiley è stata sottoposta al test per l'hantavirus, e questo ha dato esito positivi. Allora è stata subito trasportata in aereo all'ospedale dell'Università del New Mexico ad Albuquerque. Ora è collegata a una serie di macchine per pompare e ripulire il sangue e per la respirazione (o ossigenoterapia), combattendo contro il rischio di morte. Al momento, infatti, non esiste una cura nota per l'Hantavirus o HPS, e quasi quattro persone su 10 infette muoiono. I farmaci antivirus utilizzati non sono supportati da studi clinici di grandi dimensioni che ne attestino la reale efficacia e un ridotto numero di effetti collaterali.