26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Da polipi a tumori

Allarme polipi intestinali, uno su quattro sfugge alla colonscopia

Dai gastroenterologi al via un programma in Italia per il monitoraggio delle prestazioni

Intestino e polipi del colon
Intestino e polipi del colon Foto: Shutterstock

ROMA – Allarme dai gastroenterologi per i polipi intestinali o del colon: il 25% di questi 'sfugge' alla colonscopia, cioè non è individuato dal medico che sta eseguendo l'esame. Un dato appunto allarmante, perché questi polipi in oltre il 90% dei casi si evolvono divenendo tumori. Per aumentare l'efficacia di questo esame l'Associazione Italiana dei Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO) e la Società Italiana di Endoscopia Digestiva (SIED) lanciano il progetto Integrated Colonoscopy Improvement Program in Italy (IN.C.I.P.IT), che prevede training e il monitoraggio dell'accuratezza di queste prestazioni.

La mancata individuazione
Le cause che possono spiegare questo tasso di polipi non identificati sono differenti: la loro localizzazione e morfologia, le tecniche endoscopiche, il raggiungimento del cieco all'interno dell'intestino, la pulizia intestinale, l'esperienza dell'endoscopista. «La colonscopia è un esame molto importante – sottolinea Gioacchino Leandro, presidente dell'AIGO – uno studio dell'Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri, infatti, mostra che grazie alla diagnosi precoce è possibile salvare un paziente su quattro. Si tratta, tuttavia, di una procedura complessa: riteniamo che per ottenere risultati ottimali sia necessaria una sufficiente esperienza e un consistente training, attraverso programmi efficaci e costanti, che affrontino oltre a competenze manuali, tecnologiche e strumentali anche aspetti più strettamente teorici».

Valutare la capacità dei medici
L'obiettivo principale dello studio è valutare la variazione di capacità di individuare polipi e adenomi da parte di medici esperti e non esperti, prima e dopo il periodo di training. Inoltre, lo studio punta a fare una prima misurazione del dolore riportato dai pazienti nell'esecuzione dell'esame. Lo studio si svolgerà sul territorio italiano e sarà multicentrico e prospettico. Si strutturerà in una prima fase, durante la quale tutti gli endoscopisti di ciascun centro aderente al protocollo eseguiranno, raccoglieranno e comunicheranno i risultati di 200 colonscopie da loro effettuate. Il tempo massimo di arruolamento delle colonscopie sarà di circa quattro mesi.
In una seconda fase si svolgerà un training attraverso una piattaforma di formazione a distanza in cui gli endoscopisti coinvolti effettueranno lezioni on line di aggiornamento, tenute da esperti, e rivedranno i parametri dettati dagli standard internazionali per eseguire una colonscopia di qualità. Una volta superati i moduli di formazione a distanza l'endoscopista potrà accedere alla terza fase, in cui gli endoscopisti, in modo prospettico, raccoglieranno le 200 colonscopie da loro eseguite nei successivi quattro mesi.