19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Fake news e Censis

Dottor Google, sono 15 milioni gli italiani che cercano informazioni di salute sul web

Un'indagine del Censis rivela quali sono gli acciacchi che affliggono gli italiani e come cerchino info su Google e e si prescrivano i farmaci da sé

Dottor Google
Dottor Google Foto: Shutterstock

ROMA – Sono milioni le vittime di Dottor Google, o per meglio dire delle fake news che circolano sul web, ma non solo. Questa la fotografia scattata dal Censis con una realizzata in collaborazione con Assosalute, e presentata oggi a Roma. Dall'indagine emerge che in caso di piccoli disturbi: dal mal di testa al raffreddore, gli italiani cercano informazioni online. Solo che 8,8 milioni sono stati vittime di fake news nel corso dell’anno. Desta preoccupazione anche sapere che sono 3,5 milioni i genitori che si sono imbattuti in indicazioni mediche sbagliate. Ma non tutto è perduto.

Quando Google fa male alla salute
I dati emersi dall'indagine del Censis sulla salute degli italiani sono allarmanti. Mentre prima erano il medico di medicina generale (53,5%) e il farmacista (32,2%) le quasi totali fonti di informazione, ora appare chiaro che il ricorso ai diversi canali web abbia guadagnato molto terreno (28,4%).
Ma cosa cercano e dove vanno gli internauti italiani quando si tratta di salute? Dai dati si scopre che il 17% degli italiani consulta siti web generici sulla salute; il 6% i siti istituzionali e il 2,4% i social network. Nell specifico, tra i millennials la quota di chi usa autonomamente il web per trovare informazioni su come curare i piccoli disturbi sale al 36,9%. Nonostante le cifre, il pericolo di trovare informazioni sbagliate e pericolose è fortemente percepito dagli italiani: il 69% vorrebbe trovare sui siti web e sui social network informazioni certificate sulle piccole patologie e sui farmaci per curarle da assumere senza obbligo della ricetta medica.

I piccoli disturbi che affliggono gli italiani
Sempre dall'indagine emerge che sono circa 49 milioni gli italiani che soffrono di piccoli disturbi, i quali compromettono la piena funzionalità quotidiana nelle relazioni sociali e sul lavoro. Di questi, 17 milioni soffrono con maggiore frequenza di piccoli disturbi che incidono pesantemente sulla qualità della loro vita. I disturbi più diffusi sono mal di schiena (40,2%) che registra un aumento negli ultimi dieci anni (prima erano il 32,4%), e poi raffreddore, tosse, mal di gola e problemi respiratori (36,5%), mal di testa (25,9%), mal di stomaco, gastrite, problemi digestivi (15,7%). E infine ci sono l’influenza (13,9%) e i problemi intestinali (13,2%).

Curarsi da soli
Il 73,4% degli italiani è convinto che in caso di piccoli disturbi ci si possa curare da soli. Per questo motivo non si rivolge al medico, ma spesso fa da sé. Questa percentuale è aumentata nel tempo, e nel 2007 era pari al 64,1%. Dei 'medici di se stessi, il 56,5% ritiene che ci si può curare da sé perché ognuno conosce i propri piccoli disturbi e le risposte adeguate, mentre per il 16,9% perché è il modo più rapido. I grandi numeri descrivono un enorme fabbisogno sanitario che, senza il ricorso ai farmaci da banco, finirebbe per scaricarsi su un Servizio sanitario nazionale già in difficoltà, segnala il Censis.

La prima volta
La prima volta che si assume un farmaco senza obbligo di ricetta per curare un piccolo disturbo, il 70,4% degli italiani chiede ancora consiglio al medico o al farmacista, mentre l'83,1% legge sempre il foglietto illustrativo e il 68,4% afferma di comprenderlo appieno. Dopo l'autodiagnosi o il consiglio di qualcuno, trascorsi alcuni giorni dall'assunzione del farmaco, se il disturbo persiste l'88,5% si rivolge al medico e il 36,2% al farmacista. In sostanza, anche se ci si rivolge di più a Google o ci si fa l'autodiagnosi, si tiene sempre (o quasi) conto delle indicazioni mediche.

Non sono un bene di consumo
Per gli italiani i farmaci non sono dei semplici beni di consumo: la spesa pro-capite per farmaci senza obbligo di prescrizione in Italia è pari in media a 40,2 euro all'anno, cosa che nel Regno Unito invece sale a 69,6 euro, in Germania a 80,1 euro, in Francia a 83,1 euro. Il valore pro-capite medio tra i grandi Paesi europei è invece di 65,7 euro. Gli italiani spendono per i farmaci senza obbligo di ricetta il 39% in meno della media degli altri grandi Paesi europei. Sono molteplici i benefici del ricorso ai farmaci senza obbligo di ricetta per guarire dai piccoli disturbi – si legge nel rapporto – Benefici per i malati, perché 17,6 milioni di italiani sono guariti dai piccoli disturbi grazie a un farmaco da automedicazione almeno in una occasione durante l'anno, potendo così svolgere normalmente le loro attività. I benefici sono anche per il Servizio sanitario nazionale, perché 17 milioni di italiani hanno evitato di scaricare l'onere delle cure sul sistema pubblico grazie ai farmaci da banco. E, infine, per l'economia, perché 15,4 milioni di lavoratori sono rimasti sul posto di lavoro proprio grazie all'effetto di un farmaco da automedicazione.