23 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Malaria e zanzare

Malaria, il metabolismo può determinare la gravità della malattia. E anche la morte

Il proprio metabolismo influisce sulle probabilità di sviluppare non solo la malaria ma anche sulla progressione della malattia, le complicanze e anche la morte. I risultati di uno studio dell'Instituto de Medicina Molecular di Lisbona

Malaria, plasmodium e zanzare anophele
Malaria, plasmodium e zanzare anophele Foto: Shutterstock

PORTOGALLO – Gli scienziati dell’Instituto de Medicina Molecular (IMM) di Lisbona hanno scoperto che nella malaria, la sua infezione, sviluppo e progressione ha un ruolo chiave il metabolismo della persona che viene contaminata dal plasmodium, o plasmodio – il parassita trasportato dalle zanzare anophele (o anofele). Lo studio dimostra che la progressione della malattia dipende sì dalle caratteristiche dell’agente infettivo, ma anche da quelle genetiche dell’ospite – in questo caso l’essere umano.

La malaria e il metabolismo umano
Il nuovo studio ha scoperto che la suscettibilità di una persona di sviluppare la malaria dipende dal suo stato metabolico, e che può essere condizionata con stimoli esterni. Per esempio, la dott.ssa Maria Mota e colleghi hanno scoperto che fattori esterni come i modelli dietetici possono manipolare lo stato metabolico di una persona e pertanto la sua suscettibilità allo sviluppo della malaria. Una scoperta che potrebbe anche cambiare l’approccio terapeutico, specie laddove vi siano casi particolari o che possano mettere a rischio la vita della persona che ha contratto la malaria, come per esempio nel caso della malaria cerebrale, che colpisce appunto il cervello, causata dal plasmodium falciparum.

Lo studio
I risultati dello studio sono stati pubblicati ieri sulla rivista scientifica Nature Microbiology[1], e rivelano come i test condotti su modello animale abbiano modificato la risposta all’agente infettivo della malaria. Nello specifico, i ricercatori hanno alimentato un gruppo di topi con una dieta modificata per brevi periodi di tempo e valutato il livello di infezione causato dal parassita plasmodium. La ricerca ha dimostrato che un aumento dei livelli di pro-ossidanti causati dai cambiamenti nella dieta porta a una riduzione del carico parassitario del 90% durante la fase epatica dell’infezione e riduce la gravità della malattia malarica.

I cambiamenti genetici
Dietro dunque alla possibilità che la malaria si sviluppi e diventi più o meno aggressiva e pericolosa dipende anche dai cambiamenti genetici che si verificano nella persona infettata. Questi cambiamenti, che si mostrano nel metabolismo, sono influenzati anche dalla dieta. Il meccanismo scoperto dai ricercatori nell’eliminare il parassita dal proprio corpo può, secondo loro, contribuire a spiegare come alcuni cambiamenti genetici si allineano con elevati livelli di stress ossidativo come l’anemia falciforme o la beta talassemia che sono stati sfruttati dalle popolazioni per via dei loro benefici contro la malaria. In sostanza, le persone sviluppano queste modifiche genetiche per proteggersi, inconsciamente, dal rischio di sviluppare la malaria. E nel caso di un’infezione, a non vedere lo sviluppo o la progressione della malattia ed evitare di morirne.

[1] Vanessa Zuzarte-Luís, João Mello-Vieira, Inês M. Marreiros, Peter Liehl, Ângelo F. Chora, Céline K. Carret, Tânia Carvalho, Maria M. Mota. ‘Dietary alterations modulate susceptibility to Plasmodium infection’. Nature Microbiology, 2017; DOI: 10.1038/s41564-017-0025-2.