29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Neonata muore per una lite tra medici

Nasce morta per una lite tra medici. Risarcimento di 440mila euro ai genitori di Corato

Una mamma pugliese si ritrova tra le braccia una neonata senza vita. La colpa è dei medici che hanno atteso un’ora e mezza a seguito di una lite per la sala operatoria. Accade a Corato, in provincia di Bari

Donna muore per litigio tra medici al Di Venere
Donna muore per litigio tra medici al Di Venere Foto: Shutterstock

Quanto può essere sconvolta l’esistenza di due futuri genitori quando, al momento della nascita, la vita del tuo piccolo viene strappata a causa della negligenza di ben otto medici? Per fortuna un minimo di giustizia esiste a questo mondo e la giovane coppia sarà presto risarcita per il danno che ha dovuto subire. A loro saranno versati ben 440mila euro, soldi che non restituiranno mai la gioia di essere genitori ma che, in qualche modo, ha consentito che i medici – se così si possono definire – vengano in qualche modo puniti.

Per ora il risarcimento aspetta alla ASL
Uno scandalo quello causato da alcuni medici che hanno causato la morte di una neonata, figlie dei coniugi Visaggio di Corato (Puglia). Non è certo un comportamento da medici quello di fare di tutto per contendersi la sala operatoria mettendo a rischio una vita. Lo sconcertante episodio è stato riportato lo scorso aprile dalla Gazzetta, dove vengono citati ben otto medici che – oltre a essere stati sopposti a procedimento disciplinare – per loro è in corso anche un’indagine penale. Per ora il risarcimento spetta all’ASL, come dichiarato dal direttore generale Vito Montanaro, ma sarebbe più corretto che l’azienda sanitaria locale si rivalesse sui medici.

Una storia triste facilmente evitabile
Si possono definire medici due – o più – individui che al posto di prestare aiuto a una donna al momento del parto litigano per contendersi la sala operatoria? Penso che chiunque risponderebbe no alla domanda. La triste vicenda, come riportato anche i carabinieri del Nas e i medici legali, si sarebbe potuta facilmente evitare. La povera bambina, infatti, è nata morta al Di Venere a causa di un’ora e mezzo di ritardo dei dottori che erano troppo impegnati a discutere per capire cosa stava succedendo. Un medico, infatti, voleva usare la sala operatoria per un paziente affetto da appendicite – che pare non fosse affatto un caso urgente -  mentre l’altro voleva portare la donna ad eseguire il parto cesareo che, evidentemente, era davvero urgente. Prova ne è che la bambina è morta per aver atteso troppo.

L’episodio
La povera donna si chiama Marta Brandi e il 30 aprile del 2016 si trovava alla 41 settimana di gravidanza. Venne ricoverata al Di Venere allo scopo di dover affrontare un normale parto. Qualcosa, però, andò storto e, in seguito al travaglio, i medici registrarono una lieve sofferenza fetale. Fu così che venne indotto il parto per mezzo dell’ossitocina. Ma la sostanza pareva non essere sufficiente. Il personale decise così di eseguire un cesareo d’urgenza che, però, non si riuscirà mai a fare perché un collega voleva per forza portare un paziente – non urgente – a eseguire un’appendicectomia. In realtà l’ospedale non aveva solo quella sala operatoria, ma l’altra era già occupata da altri due parti programmati, così i dottori chiedono l’utilizzo di quella di chirurgia generale. Utilizzo che gli viene negato.

A chi dare la precedenza?
I medici si trovano davanti a un dilemma che, in realtà, è facilmente risolvibile: chi deve entrare in sala operatoria? Chi deve eseguire l’intervento di appendicite o chi deve partorire? Va da sé che non ci vuole poi tanto buon senso per capire che la donna che era in travaglio aveva la priorità. Ma, guarda a caso, l’anestesista che avrebbe dovuto intervenire durante il cesareo venne «dissuaso dalle rimostranze dei chirurghi che in maniera perentoria e ad alta voce, asserivano che nella sala di chirurgia generale potevano operare soltanto loro». In realtà il chirurgo si difende dicendo di non essere stato a conoscenza dell’urgenza della situazione: «Nessuno mi ha riferito dell'estrema gravità dell'intervento ed urgenza dell'intervento ostetrico». Il fatto è che la donna che doveva essere operata di appendicite eseguì l’intervento tre ore dopo senza che accada niente di grave, mentre la povera Marta Brandi si ritrova tra le braccia una neonata priva di vita. L’accaduto ha fatto irritate – giustamente – anche Michele Emiliano, politico Pugliese che si è dimostrato vicino alla famiglia.