29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
fenotipo Rh deleto

Milano, bimba salvata in utero grazie alla trasfusione di un rarissimo donatore

Fin da quando la mamma era in gravidanza i medici si accorgono che la piccola rischia di morire. Ma un intervento record salva la bambina che ora conduce una vita normalissima

Bimba salvata da una trasfusione
Bimba salvata da una trasfusione Foto: Shutterstock

Una futura mamma, in attesa dell’evento più meraviglioso della propria vita e un quadro clinico estremamente preoccupante. La piccola che portava in grembo stava per morire a causa di alcuni anticorpi rilasciati dall’organismo della donna. Il tempo era poco, anzi, quasi nullo. Bisognava intervenire velocemente e le speranze erano quasi inesistenti. Ma un miracolo – unito alla tempestività dei medici - è riuscito a salvare la vita della bambina.

Un caso rarissimo
La mamma è una donna di origine sudafricana. La sua salute era ottima e la gravidanza pareva andare nel migliore dei modi: era ormai all’ottava settimana di gestazione. Reduce di un aborto spontaneo, si rivolge alla clinica Mangiagalli di Milano per avere un’assistenza medica costante. Ma qualcosa va storto: la piccola che portava in grembo mostra i primi segni di anemia. Il team di medici decide così di sottoporre la donna a ulteriori approfondimenti. Emerge così la sua positività al test di Coombs indiretto. Si tratta di un esame che ha lo scopo di evidenziare eventuali anticorpi che aggrediscono i globuli rossi del feto. Con il rischio, facilmente intuibile, della morte del bambino che si porta in grembo.

Ma le sfortune non finiscono qui
La donna non era solo positiva al test di Coombs indiretto che già di per sé è un fatto abbastanza preoccupante, quello che più aveva allarmato i medici è che la futura mamma apparteneva a un gruppo sanguigno molto raro denominato fenotipo Rh deleto. Tale gruppo sanguigno è presente nello 0,2 % delle persone. Ma in Asia, suo luogo di origine, se ne trovano solo tre casi su mille.

Quali anticorpi?
«Questi anticorpi - spiega Maria Antonietta Villa, responsabile del laboratorio di Immunoematologia del centro trasfusionale del Policlinico - si riscontrano in condizioni estremamente rare e possono causare aborti ricorrenti, grave malattia emolitica del feto e del neonato, e grave reazione trasfusionale negli individui che presentano questo fenotipo».

Caccia al donatore
Inaspettatamente il team della clinica Milanese è riuscito a trovare un donatore compatibile. Probabilmente l’unico in Italia. E i medici hanno svolto un intervento da record: sono riusciti a praticare non una, ma ben due trasfusioni di sangue direttamente in utero, salvando così la piccola. «Il feto, che inizialmente presentava grave anemia, ha avuto un grande beneficio dalle trasfusioni, con un marcato miglioramento delle sue condizioni». Circa cinque settimane dalla prima trasfusione, la bimba viene fatta nascere tramite parto cesareo.

Una vita come tante altre
Oggi la bambina è nata e vive nella sua nuova casa insieme ai genitori. Potrà svolgere una vita normalissima, come tutti gli altri. E il merito non è solo della competenza di medici ma anche dell’uomo che ha messo a disposizione il suo sangue. In qualche modo le due vite saranno sempre intimamente collegate.

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