Il fumo di seconda mano aumenta il rischio di morte nelle persone che non fumano
Stare accanto alle persone che fumano può portare seri danni alla salute. Tra questi un danno cardiovascolare, problemi respiratori e persino tumori
NEW YORK – Nuovo allarme per il fumo di sigaretta: può essere estremamente nocivo anche per le persone che non fumano, ma che ne inalano i vapori tossici. Si tratta di studi già ampiamente confermati che dovrebbero, una volta per tutte, vietare ai fumatori di usare le bionde in presenza di altre persone, all’interno di case e uffici e anche in certe zone all’aperto. Molte ricerche, infatti, ritengono pericoloso anche il fumo di terza mano, ovvero quello che permane nelle mura domestiche (impregnando muri, mobili, vestiti, tende ecc.) per molto tempo anche dopo aver fumato. Questo, quando si combina con l’ossigeno può dar luogo a sostanze estremamente tossiche che vengono poi inalate da chiunque vi soggiorni – dunque anche chi non fuma, bambini e così via.
Aumento del rischio di mortalità
I danni del fumo di seconda mano non sono certo cosa da poco: aumenta infatti il rischio di mortalità. È quanto suggeriscono alcuni ricercatori statunitensi che hanno rilevato un nuovo biomarcatore: un metabolita della nicotina, denominato cotinina, che viene utilizzato per rilevare la quantità di esposizione al fumo di seconda mano. Oggi, però, si è scoperto che tale sostanza può identificare un aumento del rischio di morte, se presente in quantità elevate.
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I bambini sono molto più vulnerabili degli adulti e quindi maggiormente soggetti agli effetti collaterali delle «bionde». Il fumo passivo aumenta il rischio di malattie di cuore, diabete, obesità e danni vascolari.
Si rischiano anche malattie cardiache e tumori
Livelli elevati di cotinina a livello ematico sono stati direttamente associati a vari tipi di tumori e malattie cardiache. «Lo studio ha trovato che i non fumatori sono esposti al fumo di seconda mano, senza nemmeno rendersene conto», spiega Raja Flores, professore presso la School of Medicine al Mount Sinai di New York. Inoltre, l’eccesso di fumo di seconda mano identificato dalla presenza elevata di cotinina ha «determinato con precisione la loro esposizione e il conseguente rischio di cancro ai polmoni e altre malattie legate al fumo», continua Flores.
Evitare le malattie gravi si può
«Utilizzando il livello di cotinina per misurare l’esposizione al fumo di seconda mano ha importanti implicazioni per la salute pubblica, perché aumentando la portata di ambienti senza fumo sarebbe probabilmente possibile diminuire i livelli di cotinina nella popolazione generale e, infine, la morte», ha sottolineato Emanuela Taioli, direttrice presso il Mount Sinai. «Inoltre, l’esposizione al fumo passivo è inegualmente distribuita nella popolazione. I bambini, le persone che vivono in povertà e chi affitta le loro abitazioni sono sproporzionatamente più colpiti e più vulnerabili».
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Un recente studio ha rivelato che i fumatori, e in particolare le donne fumatrici, hanno maggiori probabilità di subire un’emorragia subaracnoidea, o sanguinamento all’interno del rivestimento del cervello, rispetto alle persone che non fumano.
Lo studio
La ricerca pubblicata su Carcinogenesi ha coinvolto oltre ventimila non fumatori. Oltre a misurare i livelli ematici di cotinina, gli scienziati hanno valutato altri parametri come l’indice di massa corporea (BMI), l’età, il sesso, l’istruzione, la razza e un eventuale vizio del fumo negli anni precedenti. Dai risultati è emerso che il quartile che aveva la concentrazione più bassa di cotinina era associato con una riduzione della aspettativa di vita di 5,6 anni. Mentre il quartile con concertazioni più elevati abbassava l’aspettativa di vita di sette anni a mezzo. È chiaro che l’unico modo per limitare i danni – arrivati a questo punto – sia l’ottenere una legislazione più severa che vieti ai fumatori di fumare in presenza di altre persone, anche in casa propria. In particolare andrebbero protetti i soggetti più deboli come bambini e anziani, che non dovrebbero essere esposti neppure al fumo di terza mano.
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Uno studio mostra che fumare in gravidanza può avere effetti dannosi sulle cellule del cervello per molto tempo anche dopo la nascita del bambino.
Il fumo danneggia il DNA
Il fumo è deleterio per tutte le persone che ci vengono a contatto. Una recente ricerca condotta dal National Institute of Environmental Health Sciences, ha mostrato come il fumo possa danneggiare in maniera duratura il nostro DNA. E non stiamo parlando di un danno minimo: gli scienziati parlano di ben 7.000 geni e per trent’anni. In particolare, si parla di metilazione del DNA. Le mutazioni genetiche, in questo caso non alterano in maniera diretta il codice intrinseco dei geni, bensì la loro espressione o attivazione. Tale processo sembrare perdurare nel tempo anche nei soggetti che hanno smesso di fumare – o sono stati a contatto con il fumo – da parecchio tempo.
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