Ipotiroidismo: parte TIAMO, il più grande studio sulla tiroide. Ed è Made in Italy
Il più grande studio sull’ipotiroidismo mai effettuato finora. Oltre mille pazienti e 20 cliniche italiane. Cure, sintomi e farmaci per i disturbi della tiroide
È una malattia subdola che si riconosce solo quando i sintomi divengono più che evidenti. Con l’ipotiroidismo non si scherza: sono più di 6 milioni gli individui colpiti dalla patologia – soltanto in Italia. Da ciò si evince l’estrema importanza di ottenere cure e misure preventive realmente rapide ed efficaci. Non a caso è stato lanciato il più grande studio sull’inotropismo realizzato nella nostra penisola.
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Migliaia di persone coinvolte
Lo studio, denominato TIAMO, coinvolgerà più di mille pazienti e oltre 20 centri specialistici italiani. TIAMO è l’acronimo di Terapia dell’Ipotiroidismo nell’Ambito della Medicina Interna ed è stato promosso dalla Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI). I primi risultati, avvertono i ricercatori, saranno già disponibili nella primavera del 2017. «Lo studio è stato ideato mettendo al centro dell’attenzione l’appropriatezza che non va intesa solo come appropriatezza prescrittiva da parte dei medici ma anche come appropriatezza, da parte dei pazienti, nell’assumere farmaci e seguire le terapie. Questo è quello che vuole appurare lo studio TIAMO per comprendere dove e come possiamo migliorare il trattamento delle persone ipotiroidee» ha dichiarato il dottor Mauro Campanini, Presidente nazionale FADOI.
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Circa il 50% delle persone che soffrono di ipotiroidismo, cioè quando la tiroide funziona poco, non è curato in modo appropriato. E la scarsa compliance porta ad aumentare le dosi, con l’82% dei pazienti che non aderiscono alla cura.
Migliorare il trattamento è possibile ma ci vuole partecipazione
Le cure preventive e non per l’ipotiroidismo possono ancora essere migliorate al fine di garantire una vita serene e salutare ai pazienti colpiti dalla malattia. Tuttavia, in alcuni casi, il problema si pone proprio alla base: specie dalle direttive suggerite dalle linee guida: «Nonostante grandi sforzi siano già stati compiuti su tutto il territorio nazionale per ottimizzare il trattamento delle persone affette da ipotiroidismo, spesso vi sono delle discrepanze rispetto a quanto indicato nelle Linee Guida dell’American Thyroid Association e dell’European Thyroid Association. Abbiamo riscontrato che il problema che mina più frequentemente l’aderenza alla terapia da parte del paziente è l’errata assunzione della terapia: negli orari sbagliati, non aspettando i consueti 30 minuti prima della colazione o in concomitanza con la colazione o assumendo altri farmaci che potrebbero alterarne l’assorbimento e quindi l’efficacia», dichiara Davide Brancato, dell’UOC di medicina interna dell’Ospedale di Partinico.
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Cos’è la tiroide
La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla, situata nella regione anteriore del collo. Il suo volume è leggermente inferiore nella donna che nell’uomo. Nel primo caso, infatti varia dai 6 a 12 ml, mentre nel secondo può arrivare fino a 16 ml. La tiroide produce due tipi di ormoni: T3 (triiodotironina), T4 (Tiroxina) e la calcitonina. I primi due vengono secreti grazie a un altro tipo di ormone rilasciato dall’ipofisi. Tuttavia, a sua volta, anch’esso è regolato dal TRH, un ormone ipotalamico. La secrezione del TSH è tipo pulsatile, nel senso che viene effettuata, indicativamente ogni due ore ed aumenta poco prima del riposo notturno. Tale attività può essere impedita dall’assunzione di somatostatina e glucocorticoidi. L’ormone T3, composto da atomi di iodio, viene prodotto generalmente insieme alla tiroxina (T4). Quest’ultima, tuttavia, viene trasformata a livello dei tessuti periferici in triiodotironina. Nel flusso sanguigno, la concentrazione ottimale di aggira intorno agli 80 ai 180 mg/dl.
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L’ipotiroidismo
Una riduzione degli ormoni tiroidei nel sangue può causare l’ipotiroidismo, contraddistinto da una ridotta attività della ghiandola. Va da sé che, essendo la tiroide implicata in moltissime funzioni fisiologiche, la scarsa attività determina un rallentamento del metabolismo cellulare. Tra i vari sintomi che si possono manifestare c’è una percezione eccessiva al freddo, pelle secca, stanchezza cronica, scarsità di memoria, depressione e stitichezza. L’ipotiroidismo si manifesta con maggior frequenza nelle donne in menopausa ma può verificarsi – oltre che per familiarità – anche in seguito all’assunzione di alcuni farmaci come il litio, l’amiodarone, l’interferone alfa. Altre cause possono essere la scarsità o eccesso di iodio. In entrambi i casi può manifestarsi la patologia.
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Come si rileva attraverso gli esami del sangue
L’esame per la diagnosi di ipotiroidismo si rileva confrontando tre valori principali: il TSH, l’ormone T3 e T4. Il TSH ha lo scopo di comprendere la quantità di Tiroxina che viene richiesta dalla tiroide. Di conseguenza se il TSH è elevato significa che la richiesta è eccessiva. Probabilmente ciò accade proprio perché nel sangue c’è una quantità troppo bassa di T4. A conferma di diagnosi di ipotiroidismo ci sono i valori di T4 inferiori alla norma.
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I farmaci per l’ipotiroidismo
Attualmente, i farmaci per l’ipotiroidismo servono per riportare i livelli di Tiroxina (T4) nella norma e, di conseguenza, anche il TSH. Il farmaco più comune è l’Eutirox che contiene proprio l’ormone tiroideo prodotto in basse quantità. Durante l’assunzione, però, è necessario fare controlli continui dei livelli di TSH. Se questi sono bassi, la quantità di farmaco potrebbe essere eccessiva. Inoltre, la cura non è priva di effetti collaterali: insonnia, nervosismo, stanchezza, caldo, appetito eccessivo e tachicardie.