26 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Alimentazione e salute

Proteina C reattiva, con la «mediterranea» si abbassa

Proteina C reattiva alta? Niente paura, a controllarla ci pensa la dieta mediterranea. Uno studio italiano mostra come seguendo una dieta il stile mediterraneo NU-AGE si possano diminuire in modo significativo i livelli di proteina C reattiva e ridurre il tasso di perdita di densità ossea

Proteina C reattiva, si può abbassare con la dieta mediterranea
Proteina C reattiva, si può abbassare con la dieta mediterranea Foto: Shutterstock

BOLOGNA – Ricercatori dell’Università di Bologna hanno trovato che per ridurre i livelli di proteina C reattiva, il noto marcatore dell’infiammazione organica strettamente legato ai processi d’invecchiamento, basta seguire una dieta in stile mediterraneo NU-AGE.

Cos’è NU-AGE?
Per NU-AGE s’intende il progetto promosso dall’Unione Europea che studia gli effetti della dieta sulla salute e in particolare sull’invecchiamento. Questi processi includono il declino delle funzioni cognitive, le malattie cardiovascolari, le malattie dell’apparato digerente, la riduzione della densità ossea e della massa muscolare, i problemi al sistema immunitario.

I risultati
Durante una recente conferenza tenutasi a Bruxelles, il coordinatore del progetto prof. Claudio Franceschi, dell’Università di Bologna, ha presentato i risultati degli effetti di una dieta mediterranea in stile NU-AGE. Tra questi, si sono evidenziati una riduzione dei livelli di proteina C reattiva e una riduzione del tasso di perdita di densità ossea. Ora si stanno anche analizzando altri effetti su parametri come la sensibilità all’insulina, la salute cardiovascolare, la salute dell’apparato digerente e la qualità della vita. «Questo è il primo progetto che va in profondità sugli effetti della dieta mediterranea sulla salute della popolazione anziana – ha spiegato il prof- Franceschi – Stiamo utilizzando le tecniche più potenti e avanzate, tra cui metabolomica, trascrittomica, genomica e l’analisi della flora intestinale per capire che effetti la dieta mediterranea ha sulla popolazione di oltre 65 anni».

Lo studio
Ai 1.142 volontari partecipanti allo studio, condotto in 5 diversi Paesi Europei, è stata data da seguire una dieta personalizzata e creata su misura. I Paesi coinvolti sono stati: Italia, Francia, Paesi Bassi, Polonia e Regno Unito. I partecipanti, a seconda della nazione, differivano per la base genetica, la struttura corporea, la conformità allo studio, la risposta alla dieta, le misure del sangue, la positività al citomegalovirus e i parametri infiammatori. Altri parametri presi in considerazione erano le condizioni socio-economiche e le relative scelte alimentari, l’informazione sanitaria, le conoscenze in fatto di nutrizione nonché le barriere più significativa al miglioramento della qualità di una dieta. diversi aspetti, ad esempio sulla conoscenza globale nutrizione.

Paese che vai…
L’analisi dei parametri ha permesso di scoprire che, per esempio, le conoscenze in fatto di nutrizione variano da Paese a Paese, con per esempio i francesi e gli inglesi che ritengono di avere buone conoscenze in fatto di nutrizione (oltre il 70%) e i polacchi che invece ritengono di averne meno (31%). Anche gli atteggiamenti in fase di acquisto dei prodotti alimentari differiscono tra le diverse popolazioni: c’è chi è più diligente e legge attentamente le etichette e chi invece non le legge affatto. Per esempio, le leggono di più i polacchi che non gli italiani, forse perché (e non si sa perché) si fidano di più su quanto ci sarebbe riportato: oltre il 40% degli italiani infatti ritiene che le indicazioni nutrizionali sui prodotti alimentari sono affidabili, mentre lo ritiene allo stesso modo solo il 20% dei partecipanti britannici. Infine, a sorpresa, gli esperti hanno scoperto che non vi erano differenze di genere nella conoscenza sulla nutrizione tra uomini e donne.