In Italia 5mila donne con le Pip, Balduzzi: Nessun allarme
Il Ministro della Salute: Aspetteremo che le autorità francesi definiscano il piano di azione, in settimana, e alla luce del piano e di ciò che mi dirà il Consiglio superiore di Sanità valuteremo le azioni da intraprendere. L'esperto: «Fare un follow-up ecografico»
ROMA - In Italia «nessun allarmismo o panico» sulla vicenda delle protesi mammarie Pip, le Poly implants prothèses, che in Francia e Inghilterra stanno invece provocando ansia e preoccupazione per quasi 100mila donne con il seno rifatto con queste protesi. In attesa della riunione, domani alle 11, del Consiglio superiore di Sanità - che dovrà fornire delle valutazioni sulla vicenda - oggi il ministro della Salute Renato Balduzzi rassicura e spiega che «allo stato della nostra conoscenza non esiste nessuna evidenza scientifica che possa creare allarme o panico. Aspetteremo che le autorità francesi definiscano il piano di azione, in settimana, e alla luce del piano e di ciò che mi dirà il Consiglio superiore di Sanità valuteremo le azioni da intraprendere», ha detto Balduzzi al Gr 2.
Fondata nel 1991, la Poly implant prothèse è stata in passato la numero tre mondiale del settore, arrivando a fornire circa 100.000 protesi all'anno, l'80% esportate all'estero, in particolare in Spagna e Gran Bretagna. Le protesi della Pip sarebbero però state fabbricate con un gel non conforme, dieci volte meno costoso di altri materiali, con un'alta probabilità di rottura del suo involucro e con un rischio di infiammazione dei tessuti e di sviluppare un tumore. Per ora è solo un sospetto, ma a Parigi vogliono vederci chiaro e potrebbero anche chiedere a 30.000 donne francesi di sottoporsi a un intervento chirurgico per farsi asportare le Pip.
L'esperto: fare un follow-up ecografico per verificare se ci siano problemi - E mentre una certa apprensione ha presto raggiunto anche la Gran Bretagna - dove secondo il Dipartimento della Salute sono circa 50.000 le donne a rischio - in Italia anche gli esperti tranquillizzano. «Non è il caso di allarmarsi, alle donne con queste protesi consigliamo di fare un follow-up ecografico, verificare che non ci siano problemi sull'integrità dei materiali e, nel caso, sostituire la protesi», dice all'agenzia TMNews Paolo Palombo, segretario della Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica).
«Anche noi ci siamo attivati con il Ministero per comprendere se nella quota di Pip importate e impiantate in Italia ci siano protesi 'incriminate'. Non abbiamo questa certezza. D'altra parte - continua Palombo - sono veramente poche le donne che le hanno impiantate, circa l'1% del totale, poche migliaia. Sono poco usate perchè hanno un costo molto basso per la qualità non eccelsa dei materiali. Già nel 2010 il Ministero ne aveva sconsigliato l'utilizzo: l'involucro si rompe con più facilità e fuoriesce un silicone industriale del quale non conosciamo ancora gli effetti. Certo non essendo silicone medico, che è inerte, potrebbe evolvere in situazioni non piacevoli, ma che provochi il tumore ancora non è stato accertato. Aspettiamo le nuove direttive del Ministero», conclude Palombo.
Anche per Balduzzi che in Italia ci siano 4/5 mila donne con queste protesi «è una stima la cui attendibilità nei prossimi giorni valuteremo con una precisione maggiore. Per adesso però non c'è assolutamente ragione di creare allarme», ha ribadito.