29 aprile 2024
Aggiornato 18:30

Nuove luci sul mistero della sindrome di Kawasaki

Si tratta del primo studio genetico di una malattia infettiva che guarda all’intero genoma piuttosto che solo a geni selezionati, i cui risultati sono stati resi noti sull’ultimo numero di PLoS Genetics

Uno studio sull’intero genoma umano condotto all’Università della California (San Diego) ha permesso di identificare nuovi geni che sembrano siano coinvolti nella predisposizione dei bambini alla malattia di Kawasaki, una grave vasculite sistemica, ovvero un’infiammazione delle pareti dei vasi sanguigni che generalmente può svilupparsi in dilatazioni (aneurismi) delle arterie coronarie (vasi sanguigni che forniscono sangue al cuore). Si tratta del primo studio genetico di una malattia infettiva che guarda all’intero genoma piuttosto che solo a geni selezionati, i cui risultati sono stati resi noti sull’ultimo numero di PLoS Genetics.

Un gruppo di ricerca multinazionale ha studiato le variazioni genetiche verificatasi naturalmente in circa 900 casi di malattia di Kawasaki presenti in California. «La sindrome di Kawasaki – dice Jane C. Burns, direttrice della Divisione di Allergologia, Immunologia e Reumatologia dell’Ospedale pediatrico di San Diego – tende a svilupparsi all’interno delle famiglie, suggerendo che vi sia una componente genetica di rischio in questa malattia». «Abbiamo cercato – continua Burns – di comprendere passo dopo passo lo sviluppo di questa malattia e la catena di eventi che portano ad esse utilizzando un approccio biologico, ma con scarso successo. Questo ampio studio sistematico sul genoma ci dice invece in modo semplice quali sono i geni chiave nella patogenesi della sindrome.» Si tratta di geni coinvolti nella funzione cardiovascolare e nell’infiammazione.