19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Degrado

Tor Sapienza tra campi rom, roghi e discariche: l’esasperazione dei cittadini

«Qui una volta era tutta borgata»: racconta un residente di Tor Sapienza che vive qui da oltre 30 anni, «ora c’è l’autocoprifuoco»

ROMA - Sono in molti a rimpiangere il quartiere di una volta: ora, Tor Sapienza rappresenta uno dei punti più critici della Capitale. C’è chi si trasferì qui, scegliendo di lasciare il centro perché era una vera e propria borgata, tranquilla, vivibile dove la sera si poteva uscire tranquillamente. Poi, nel corso degli anni, un lento e progressivo cambiamento ha stravolto questo quadrante rendendolo molto simile a un girone dantesco.

15 anni di denunce - A quei politici che hanno avuto il coraggio di rispondere che i problemi non si risolvono mica dall’oggi al domani, alcuni residenti hanno fatto notare che da ben 15 anni loro hanno fornito documentazioni – anche fotografiche – dello scempio che si andava creando. Oggi con l’utilizzo dei social network, le testimonianze del degrado di questa zona si sono amplificate, forse ottenendo il risultato totalmente opposto, ovvero quello di anestetizzare i cittadini a una realtà che sono condannati a vivere quotidianamente.

I problemi di Tor Sapienza - Basta passeggiare a qualsiasi ora della giornata per notare i roghi più o meno piccoli che si innalzano dagli insediamenti dei rom. «I fumi bianchi, meno vistosi, vengono sottovalutati – ci spiega un cittadino – quelli sono sprigionati dall’incendio delle batterie nelle fornaci ed emettono acido solforico». A contribuire a questo scempio sono anche molti italiani che scelgono di liberarsi delle batterie a questi nomadi che armati di carrello fanno rovistaggio tutto il giorno: «Bruciandole si ricava il piombo che ha un mercato: ma a pagarne le conseguenze siamo noi. La sera non si respira più».

Le origini dei campi nomadi - L’accampamento dei rom risale al 1999, all’epoca dell’amministrazione Rutelli. «Era un campo tollerato, doveva rimanere pochi mesi». Poi, invece, è andato a finire come le più classiche cose all’italiana. Il problema, però, si è creato dopo: «I primi ospiti non creavano alcun problema: qualche anno dopo, invece, è sorto un altro insediamento proprio a fianco del campo già esistente». Le due etnie, diverse tra loro, hanno cominciato a diventare un vero e proprio problema per l’intera zona. La rabbia dei cittadini si rivolge soprattutto verso chi sostiene che la situazione sia sotto controllo. È il caso del ministro dell’Interno, Maro Minniti: «Dovrebbe venire a farsi una passeggiata qui, poi si ricrederà». Sembra quasi che i cittadini si rifiutino di invocare la presenza delle forze dell’ordine: «Qui ormai c’è l’autocoprifuoco». A una certa ora, tutti sanno che è meglio non uscire e rinchiudersi in casa. E così, quello che 15 anni fa venne premiato per la migliore accoglienza, è diventato un quartiere a forte tensione sociale proprio per la presenza non regolamentata di immigrati. «Oggi questo quartiere è stato riempito con 4-5 volte quello che realmente può contenere. Gli stabili occupati dai clandestini, 5 strutture per rifugiati politici, un ufficio per l’immigrazione e due campi nomadi: rimpiangiamo quella che era la borgata di una volta».