2 maggio 2024
Aggiornato 09:00
Il presunto scoop di Repubblica

Il pentito aveva già rettificato molto tempo fa. Smontato il fango su Giorgia Meloni

Il Presidente di Fratelli d'Italia: «Che sorta di giornalismo è questo?». Rampelli: «Giornalismo indegno e a orologeria». Delmastro: «Mirabelli ha posto stesse domande a Zingaretti su mascherine?»

Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d'Italia
Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d'Italia Foto: Angelo Carconi ANSA

«Guarda un po' cosa riporta il quotidiano Latina Oggi. L'attendibilissimo pentito dello scoop di Repubblica secondo il quale avrei consegnato 35 mila euro in una busta del pane a un clan di rom aveva 'rettificato' le accuse nei confronti miei e di FdI già molto tempo fa. E' negli stessi atti utilizzati da Repubblica per gettare fango su di noi, ma evidentemente quella parte dei verbali non era piaciuta a chi doveva costruire accuse fondate sul nulla per attaccare l'unica forza di opposizione della Nazione. Che sorta di giornalismo è questo? Nessuno si vergogna per questo squallore?». Lo scrive la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni in un post su Facebook, anticipato da una nota del suo ufficio stampa.

Rampelli: «Giornalismo indegno e a orologeria»

«È molto grave che a 7 anni di distanza da un'inchiesta giudiziaria, in assenza di qualunque indagine a carico di Giorgia Meloni o mia, ritenendo evidentemente i giudici inquirenti del tutto infondate le accuse a noi lanciate da tal pentito Agostino Riccardo, uno dei più autorevoli quotidiani italiani pubblichi stralci della deposizione surreale di un balordo, attivando una macchina del fango contro due rappresentanti dell'unica opposizione in questo momento esistente nel Parlamento italiano». È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia.

«Esprimendo tutta la mia solidarietà a Giorgia Meloni per questo ennesimo e ridicolo attacco - aggiunge - stavolta condito con esilaranti scene alla Dylan Dog (35mila euro in contanti, cifra buona per inondare di manifesti la città di Latina per 10 anni, una super busta del pane come contenitore, un auto berlina ovviamente nera, la classica stazione di servizio in zona Eur... mancava solo un agente segreto con impermeabile bianco che legge un giornale per passare inosservato) ribadisco quanto segue. Eletto nel 2013 nei due collegi elettorali di Lazio 1 e Lazio 2 ho dovuto optare per il primo facendo entrare il candidato di Latina e dando un enorme dispiacere al mio amico fraterno Marco Marsilio perché FDI aveva raccolto l'1,95% e totalizzato soli 9 Deputati. Di questi io e Giorgia già rappresentavamo la città di Roma mentre Latina fu il capoluogo di provincia dove prendemmo il quoziente più alto d'Italia, l'11%. Era impossibile non premiarla con un seggio e in tal senso il partito decise».

«Io non ho mai ricevuto alcuna minaccia, a questo punto dico «con rammarico» perché se le avessi ricevuta avrei fatto l'esatto opposto e Marsilio non avrebbe saltato una legislatura. Peraltro rammento che FDI chiese e continua a chiedere ai suoi candidati l'esibizione dei certificati dei carichi pendenti e del casellario giudiziale e a raccogliere tutte le necessarie informazioni sull'onorabilità dei suoi rappresentanti. Pasquale Maietta all'epoca dei fatti non era stato neppure lontanamente lambito da indagini giudiziarie e risultava dunque perfettamente idoneo, altrimenti non gli avremmo fatto fare nemmeno il portiere di una sezione territoriale. È da quando ho 15 anni che ricevo minacce e intimidazioni, anche da organizzazioni terroristiche, talvolta concretizzatesi in violenze fisiche e morali. È certificato dalla mia storia che tiri dritto a ogni costo di fronte alle pressioni e alle prepotenze. Se fossi un pallone gonfiato ne racconterei a decine, ma oggi, stanco delle contumelie seriali querelo anche io Repubblica. Proprio perché questa infamia è un'intimidazione e deve trasformarsi in boomerang per chi cerca di usarla come una clava».

Lollobrigida: «Contro Meloni macchina del fango»

«La macchina del fango di Repubblica, cavalcata da chi è in cerca dei suoi 15 minuti di fama, non può scalfire chi, come Giorgia Meloni, non ha nulla a che vedere con le infondate accuse pubblicate oggi. Siamo passati dal giornalismo che verifica le notizie a quotidiani che hanno come unico obiettivo di infangare l'avversario politico. Fatto ancor più grave in una democrazia che, nella nostra Nazione, vede come unica opposizione libera quella di Fratelli d'Italia. Non ci faremo intimidire né tantomeno accadrà a Meloni». Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida.

Delmastro: «Mirabelli ha posto stesse domande a Zingaretti su mascherine?»

«Mirabelli, quasi in preda a coprofagia, si nutre del liquame di Repubblica e insiste nel chiedere a Giorgia Meloni la sua versione. Sempre in ritardo con la storia, Mirabelli non sa che il presidente di FdI ha già smentito categoricamente ogni suo anche marginale coinvolgimento, senza se e senza ma, soddisfacendo in anticipo le curiosità di Mirabelli». Lo ha dichiarato in una nota Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d'Italia, replicando al commento dell'esponente del Pd sulle rivelazioni di un pentito, di cui ha dato notizia la Repubblica, a proposito di presunti rapporti fra un collaboratore della leader di FdI ed esponenti di un clan malavitoso pontino.

«Eguali domande - ha proseguito Delmastro - Mirabelli le ha poste a Zingaretti sullo scandalo delle mascherine? Ma soprattutto Zingaretti ha potuto escludere categoricamente la notizia o ha dovuto iniziare a fare distinguo, a spiegare perché sia tutto vero ma lui non è colpevole? A noi non sfugge la differenza fra chi può smentire una notizia categoricamente e chi deve gustificare i suoi comportamenti in relazione ad una notizia vera ed accertata come lo scandalo delle mascherine in Regione Lazio», ha concluso il parlamentare di FdI.