5 maggio 2024
Aggiornato 05:00
L'intervista

Lozzi: «Così lascio il M5s e mi candido a sindaca di Roma con Italexit e Paragone»

Monica Lozzi, presidente del VII Municipio, racconta al DiariodelWeb.it perché ha lasciato i grillini per abbracciare il progetto Italexit, lanciato da Gianluigi Paragone

Monica Lozzi, presidente del VII Municipio di Roma
Monica Lozzi, presidente del VII Municipio di Roma Foto: Facebook

Al fianco di Gianluigi Paragone, nella conferenza stampa al Senato di presentazione del nuovo partito Italexit, c'era un volto decisamente meno noto alla politica nazionale. Era quello di Monica Lozzi, presidente del VII Municipio di Roma, anche lei una pentita del Movimento 5 stelle, che ha deciso di essere la prima ad aderire ufficialmente al nuovo progetto politico euroscettico dell'ex giornalista televisivo. Di più, ad esserne la prima candidata, visto che l'anno prossimo concorrerà al ruolo di sindaco della Capitale, con una lista civica sostenuta ufficialmente da «No Europa per l'Italia». Al DiariodelWeb.it la mini-sindaca ha raccontato le ragioni di questa sua svolta.

Presidente Monica Lozzi, come è maturata la sua decisione di lasciare il Movimento 5 Stelle?
In realtà era già da tempo che manifestavo il mio malessere. Soprattutto perché nel Movimento non c'erano più spazi di condivisione democratica, per individuare insieme le linee politiche, per valorizzare i territori e le persone che ci lavoravano. Soprattutto a Roma, noi che abbiamo operato nei Municipi e in Assemblea capitolina non siamo mai stati veramente coinvolti nelle politiche per la città. Ultimamente, poi, si cominciava a parlare solo della ricandidatura di Virginia Raggi, ma nessuno si è mai seduto a parlare dei temi, della visione, del bilancio di cosa è andato bene e cosa no.

Questa è stata da sempre la situazione all'interno del M5s?
La comunicazione tra Campidoglio e Municipi è sempre mancata, e anche per questo motivo alcuni hanno cominciato a cadere. Ma, più in generale, abbiamo sempre lamentato l'assenza dei più alti vertici del Movimento, anche quando Di Maio andò nei teatri per raccogliere proposte. È sempre stato impossibile confrontarsi sulle tematiche, ogni volta c'era un'elezione o qualche altro problema che aveva la priorità.

Il Movimento 5 stelle, in sostanza, ha cominciato a ragionare come tutti gli altri partiti.
Peggio, come uno dei più verticistici. Non avendo organizzazione sui territori, non è mai stato facile raggiungere i capi politici di turno, e spesso non si sapeva neanche bene con chi bisognasse parlare. E poi magari ti accorgevi che facevano i tour web con gli attivisti, escludendo i portavoce. Il quadro non era chiaro: per questo ho preso il coraggio a quattro mani e sono uscita.

E aderire a Italexit, fondato da Gianluigi Paragone, candidandosi a sindaca di Roma.
Io ero una di quegli attivisti del M5s che stavano ai banchetti a raccogliere firme per l'uscita dall'euro. Non sono io che mi sono discostata da quel percorso. Ma ci tengo anche a precisare che Paragone ci appoggerà, ma noi a Roma ci presenteremo con una lista civica. Correre con Italexit sul territorio non ha senso, perché l'uscita dall'euro è un tema nazionale.

In che modo si può coniugarlo sul territorio?
Noi porteremo avanti i temi locali, sui quali abbiamo lavorato negli ultimi anni: il decentramento amministrativo, la mobilità sostenibile, il decoro urbano, la valorizzazione dei beni comuni, i rifiuti. Anche se poi le dinamiche dell'Unione europea hanno anche delle ricadute sui Comuni.

Ad esempio?
Il pareggio di bilancio. Anche se i bravi amministratori riescono a chiudere in attivo, hanno comunque dei vincoli di spesa. Quindi si finisce per investire meno di quanto si potrebbe, perché dei soldi devono rimanere accantonati. Così le scelte europee portano all'austerity sul territorio, la cittadinanza ne soffre, e le relative criticità ricadono sui servizi sociali del Comune. È tutto collegato.

State pensando di presentare liste collegate a Italexit anche in altri Comuni d'Italia?
In questo momento ci stanno contattando delle persone che intendono aderire al percorso nazionale, ma anche presentarsi alle amministrative del 2021. Noi li aiuteremo in questo percorso.

Le hanno già affibbiato l'etichetta di candidata della destra per Roma.
Assolutamente no. Non credo che l'uscita dall'euro sia un tema necessariamente di destra. Anzi, ci sono tante forze di estrema sinistra che lo portano avanti. Ripeto, mi presenterò con una lista civica e, se ci saranno apparentamenti, saranno solo con altre liste civiche tematiche. Non ho nessuna intenzione di schierarmi, né con la sinistra né con la destra tradizionali.

Quindi se Salvini, che ha già detto che la pensa come Paragone su molti temi, dovesse proporvi il suo sostegno, cosa gli rispondereste?
No, grazie. Sia Salvini che la Meloni, per non parlare del Partito democratico, hanno sempre pensato ad altri obiettivi prima che a Roma. Io voglio essere sostenuta da persone che lavorano sul territorio, per cambiare la nostra città. E credo che anche a Paragone questi appoggi non interessino, visto che si definisce un «antisistema», e ad oggi tutti i partiti tradizionali, d'opposizione e di maggioranza, sono entrati in quel sistema. Persino la Lega, che non è così schierata in maniera netta sull'uscita dall'Unione europea.

Anche il Movimento 5 stelle, però, è nato come forza politica antisistema. Come farete ad evitare di finire come loro?
In tanti sostengono che sia stupido non cambiare idea. Ma il cambiamento va anche motivato, e in maniera efficace.

Quindi lei si sente di aver riannodato un filo che si era sfilacciato per colpa dei vertici del Movimento?
Certo. L'uscita dall'Unione europea è un tema a cui ho sempre creduto: non per rimanere chiusi nei confini nazionali, ma per non restare imprigionati in logiche che sembrerebbero comunitarie, ma in realtà mettono in difficoltà i Paesi più fragili economicamente, a vantaggio di quelli più forti. In quella teoria economica manca il principio di solidarietà. Perché comunità significa anche sostenersi gli uni con gli altri. La Grecia, checché se ne dica, sta morendo. Rimanere nell'Unione europea che senso ha, se costringe i cittadini a vivere male?

Il numero di esponenti che sono usciti dal M5s è ormai significativo, tanto che si sono creati molti partitini e molte piccole sigle. Non avrebbe più senso riunirli tutti insieme, invece di contribuire alla divisione del panorama politico?
A livello nazionale stiamo proprio cercando di farli convergere, creando questa nuova realtà. E non mi riferisco solo agli ex M5s, che hanno posizioni piuttosto variegate tra loro, ma a tutti coloro che hanno una visione comune con la nostra, ad esempio sull'Europa. Sui territori, faremo lo stesso, rispetto alle tematiche che abbiamo sempre portato avanti, fin dai tempi del Movimento. Anche perché i miei valori e i miei principi non sono certo nati quando è emerso il M5s: quello era solo un contenitore, un simbolo. Insomma, vogliamo fare squadra, aggregando anche quei cittadini che oggi non si sentono più rappresentati, perché hanno sentito tante promesse, mai mantenute.

Quindi avete le porte aperte agli ex Cinque stelle?
E non solo, a chiunque voglia seguire il nostro percorso. Posso confermare che mi stanno arrivando tantissime telefonate.

Lei si ritroverà a correre contro Virginia Raggi, che con ogni probabilità sarà ricandidata. Sembra insomma che stia saltando un altro pilastro storico del Movimento, il limite dei due mandati. L'ennesimo tradimento dello spirito iniziale?
In teoria i mandati li avrei finiti anche io. Il problema è che questo limite è già stato di fatto superato, con il cosiddetto «mandato zero». Questo non ha senso: o si mantiene o si supera per tutti. Magari con un criterio di meritocrazia: può fare il terzo mandato chi ha dimostrato di saper governare. Chi entra nelle istituzioni deve dimostrare di lavorare bene e mantenere i rapporti con chi li ha eletti e sostenuti.

Che poi sarebbe banalmente il lavoro di selezione della classe politica da sempre richiesto ai partiti.
Esatto.

Che obiettivo numerico vi potete porre, realisticamente?
Al momento non ne ho la più pallida idea. Siamo ben consci che è una missione titanica: già ora si vede come si stiano scatenando tutte le forze contro di noi. Ma speriamo di ottenere un buon risultato e di riuscire almeno a mettere delle persone in Consiglio comunale. Che portino avanti il nostro modo di fare politica, che non chiude il dialogo con i cittadini, i territori, le associazioni, i comitati. Quello che mi sento dire spesso è che quest'ultima è stata una delle amministrazioni più chiuse in assoluto: dal Movimento 5 stelle non ce lo aspettavamo.