19 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Governo Lega-M5s

Crisi di Governo: l'Esecutivo a un passo dal baratro (senza mai arrivarci)

Sembrava si fosse un po' allentata la tensione tra Di Maio e Salvini, che però, chiedendo di fatto la testa dei ministri pentastellati Toninelli e Trenta, ha irritato il Premier Giuseppe Conte, finito poi nel mirino dei leghisti

Luigi Di Maio con il Premier Giuseppe Conte e il leader della Lega, Matteo Salvini
Luigi Di Maio con il Premier Giuseppe Conte e il leader della Lega, Matteo Salvini Foto: ANSA

ROMA - A 48 ore dalla chiusura della «finestra» elettorale va in archivio una nuova giornata di questa strana crisi-non crisi, in cui l'esecutivo pare sempre a un passo dal baratro, senza mai arrivarci. Oggi sembrava si fosse un po' allentata la tensione tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che però, chiedendo di fatto la testa dei ministri pentastellati Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, ha irritato il premier Giuseppe Conte, finito poi nel mirino dei leghisti.

Di Maio tende la mano a Salvini

La cronaca della giornata inizia di buon mattino con Di Maio che, ad «Agorà» su Rai3, tende la mano al collega vicepremier leghista. «Io - assicura - escludo che ci possa essere una crisi perché queste purtroppo sono dinamiche di un governo di due forze politiche che sono diverse, il M5S e la Lega». Dunque serve trovare una sintesi, con un chiarimento personale. «Credo - la sua proposta - che soprattutto in una giornata come oggi sia giusto incontrarsi con Matteo Salvini. Ci chiariamo, spostiamo qualche appuntamento dal calendario. Ci vediamo. Troviamo come sempre un punto per continuare. Ed andiamo avanti».

Nel mirino dei leghisti i Ministri Toninelli e Trenta

L'incontro però non c'è stato. Salvini, come annunciato, marca la distanza che sente, in questo momento, dall'esecutivo restando lontano da Roma, dal Consiglio dei ministri e dal vertice sulle autonomie, in cui la Lega deve incassare una «sconfitta» sulla scuola, che resterà di competenza statale. Tramite il suo staff, il leader del Carroccio risponde positivamente all'offerta di pace di Di Maio, ma senza deporre le armi. «Ci vedremo sicuramente - afferma - ma a colpi di no l'Italia non può andare avanti. Il problema non è Di Maio, ma la politica dei no e dei blocchi da parte di molti dei 5Stelle». Per il leader leghista «Di Maio è persona corretta e perbene, ma sono inaccettabili i no e i blocchi quotidiani di opere e riforme da parte dei 5Stelle. Ieri Toninelli (con centinaia di cantieri fermi) che blocca la Gronda di Genova, che toglierebbe migliaia di auto e di tir dalle strade genovesi; oggi il ministro Trenta che propone di mettere in mare altre navi della Marina, rischiando di attrarre nuove partenze e affari per gli scafisti». La parola che i leghisti non pronunciano (e anzi ufficialmente smentiscono) è «rimpasto». In particolare è la Trenta che Salvini e i suoi, dopo i contrasti sui salvataggi in mare dei migranti, vedono come il fumo negli occhi, arrivando ad adombrare un «accordo segreto» della titolare della Difesa con la neo presidente della commissione Ue Ursula Von Der Leyen «per condizionare il voto degli europarlamentari M5s». E magari, sussurrano, per diventare commissaria Ue.

Conte sparge ottimismo

Da parte sua, Conte sparge ottimismo e cerca di allontanare il fantasma della crisi, ma senza risparmiare qualche frecciata a Salvini. «Non è arrivata nessuna richiesta di rimpasto», spiega in conferenza stampa. Quanto alle critiche a Trenta e Toninelli, assicura, «io sono soddisfatto della mia squadra, stiamo lavorando molto bene. I miei ministri li difendo contro tutti, se qualcuno ha qualche osservazione segua il binario istituzionale». Il premier, che rivela di sentire «spesso» il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ribadisce di non voler «vivacchiare», anzi, lavorerà anche ad agosto, limitando le ferie a «qualche fine settimana», perchè «stiamo riformando il Paese».

Tutto nelle mani del Ministro dell'Interno

Parole che irritano i leghisti, che con il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo si dicono «esterrefatti» dalla «soddisfazione di Conte», mentre «l'azione di governo è innegabilmente frenata da incomprensibili no e continui pareri ostativi». A questo punto l'interrogativo è se Salvini sarà disposto o meno a chiedere ufficialmente la rimozione dei ministri sgraditi, aprendo un percorso la cui destinazione non è prevedibile. Anche perchè, in questa eventualità, anche i pentastellati avrebbero qualcosa da ridire su alcuni esponenti di governo alleati.