19 marzo 2024
Aggiornato 12:00
L'autorizzazione a procedere

Diciotti, primo no della Giunta del Senato al processo a Salvini. Proteste del PD

Il big match finisce 16 a 6 a favore di Salvini. La giunta per le autorizzazioni del Senato dice no al tribunale dei ministri di Catania che aveva chiesto il processo per il caso della nave Diciotti. Il M5S vota compatto a favore del leader leghista

Luigi Di Maio e Matteo Salvini
Luigi Di Maio e Matteo Salvini Foto: ANSA

ROMA - Il processo a Matteo Salvini non si celebrerà. La Giunta per le immunità di Palazzo Madama ha respinto, con 16 voti contro 6, la richiesta di autorizzazione a procedere, avanzata dal Tribunale dei Ministri di Catania, nei confronti del ministro dell'Interno, per il quale aveva ipotizzato il reato di sequestro di persona per non aver consentito lo sbarco dei 177 migranti della nave Diciotti attraccata al porto di Catania. I voti contro il processo a Salvini sono giunti dalla Lega (4), da Forza Italia (4), dal M5s (6), da Fratelli d'Italia (1), dalle Autonomia (1). Per assumere decisioni sul da farsi il M5s ha fatto ricorso alla consultazione online degli iscritti. E' mancato il voto della senatrice 5S, Grazia D'Angelo, assente giustificata perchè la notte scorsa ha dato alla luce una bambina. I voti a favore del processo sono stati espressi dal Pd (4), da LeU (1), e da un altro esponente del gruppo misto.

Dem protestano

L'esito del voto ha scatenato le proteste dei senatori dem, che si sono radunati nel costile di Sant'Ivo alla Sapienza e hanno esposto cartelli con le scritte «Vergogna», «#decide Casaleggio« e «la chiamavano onestà». La protesta si è rivolta verso il capogruppo 5 stelle in Giunta, Mario Michele Giarrusso, che per tutta risposta ha incrociato i polsi nel gesto delle manette gridando: «mio padre e mia madre non sono agli arresti domiciliari», riferendosi alla vicenda della famiglia Renzi.

Sei sedute della Giunta

Per giungere al voto di ieri sono state necessarie sei sedute della Giunta e un dibattito approfondito anche da punto di vista tecnico-giuridico. Un caso inedito per la Giunta, perchè si è trattato di valutare un'ipotesi di reato commesso da un ministro nell'esercizio delle sue funzioni per il preminente interesse pubblico.

5 Stelle compatti contro l'autorizzazione

Un caso anche politicamente delicato, che ha messo il M5s di fronte all'alternativa se dire sì al processo, seguendo l'impostazione che fino ad ora lo aveva contraddistinto ma rischiando serie ripercussioni nel governo, o negare l'autorizzazione al ministro leghista riconoscendo che questo caso è diverso dagli altri. Alla fine ha deciso la consultazione online sulla piattaforma Rousseau dove il 59% dei circa 52.000 iscritti che hanno votato si è espresso contro il processo a Salvini. I senatori pentastellati della Giunta hanno seguito compattamente le indicazione della consultazione, ma i malumori degli elettori si sono fatti sentire sul blog delle stelle. «La nostra democrazia è in mano ad una piattaforma che nessuno controlla - ha sottolineato la dem Simona Malpezzi -. Votano in 50.000 e dicono che è il popolo».

La parola all'Aula

La relazione del Presidente della Giunta, Maurizio Gasparri, approvata dalla Giunta, propone all'Assemblea di Palazzo Madama il diniego alla richiesta di autorizzazione a procedere. Ora la parola passa all'Aula che dovrà esprimersi entro il 23-25 marzo(esattamente 60 giorni dalla ricezione della richiesta di autorizzazione a procedere che è avvenuta il 23 gennaio). Gasparri presenterà nelle prossime ore in Aula una nuova relazione che ricalcherà la precedente ma sarà implementata di ulteriori spunti emersi dal dibattito, come quello sul bilanciamento dei poteri.

Gasparri: Creato un precedente

Gasparri ha sottolineato il caso inedito affrontato dalla Giunta. «Stiamo creando un precedente - ha detto - facciamo giurisprudenza». L'ex presidente del Senato, Pietro Grasso (LeU) ha invece sottolineato «come il voto di ieri in Giunta sia «un precedente pericoloso. Se si giustifica qualsiasi atto politico si dà la possibilità ad un governo di togliere la libertà personale ai cittadini. La libertà personale deve essere il bene preminente rispetto a qualsiasi atto».