28 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Cronaca

'Ndrangheta, pioggia di arresti in Calabria: nei guai ex sottosegretario di Berlusconi

In manette anche Giuseppe Galati, per 21 anni alla Camera. Sarebbe lui, secondo gli inquirenti, «l'anello» con le cosche. Salvini: «Avanti senza paura»

CATANZARO - «Calabria, 24 arresti e 10 milioni sequestrati: grazie alla Guardia di Finanza che ha dato un duro colpo alla 'ndrangheta. La mafia mi fa schifo, avanti senza paura!». Il ministro dell'Interno Matteo Salvini "saluta" così i 24 arresti e i 10 milioni sequestrati oggi alla 'ndrangheta in provincia di Catanzaro dai militari della Guardia di Finanza. Ma l'inchiesta rischia di travolgere anni (passati) di politica nazionale. C'è infatti anche Giuseppe Galati, più volte parlamentare e componente di tre compagini di governo delle passate legislature, tra i 24 arrestati dalla Guardia di Finanza di Catanzaro per associazione di tipo mafioso e per reati contro la pubblica amministrazione. L'ex parlamentare è finito ai domiciliari con l'accusa di abuso d'ufficio con l'aggravante della finalità mafiosa. Galati, avvocato, 57 anni di Catanzaro, è stato deputato per oltre vent'anni, tra il 1996 e il 2017 (legislature XIII, XIV, XV, XVI) in Parlamento. 

Chi è Giuseppe Galati
Eletto con Forza Italia, è passato poi al Gruppo Misto e infine a Noi con l'Italia-Scelta Civica. È stato per tre volte sottosegretario nei governi Berlusconi II, II e IV (alle Attività produttive per due volte, poi all'Istruzione, all'università e alla ricerca); da ottobre 2013 a marzo 2018 è stato vicepresidente della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale e, dal maggio 2013 al luglio 2015, segretario della V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei Deputati.

«L'anello» tra politica e le cosche
Lo stesso reato viene contestato anche a un altro esponente storico della politica lametina, Luigi Muraca, 50 anni, ex consigliere di Forza Italia del Comune di Lamezia Terme (sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2017), anche lui ora ai domiciliari. Secondo gli inquirenti Galati e Muraca erano «l'anello di congiunzione» tra la dirigenza dell'ASP di Catanzaro coinvolta nell'inchiesta e il gruppo Putrino della 'ndrangheta, legato alla cosca confederata degli Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, che nel 2009 si era aggiudicato la gara di appalto relativa alla gestione del servizio sostitutivo delle ambulanze del 118 bandita dall'ASP.