16 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Ue

Mattarella, la difesa dell'Ue e la stoccata, indiretta, al governo

L'intervento del capo dello Stato all’Università di Tbilisi nel corso della visita di Stato in Georgia

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell'intervento all'Università Statale di Tbilisi
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell'intervento all'Università Statale di Tbilisi Foto: ANSA/ UFFICIO STAMPA QUIRINALE/ PAOLO GIANDOTTI ANSA

TBILISI - "Un successo unico», fonte di «stabilità e integrazioni» e non certo di «mortificazione». L’Unione europea rappresenta nella storia un'eccezione, insomma. Questo il concetto espresso dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il suo intervento all’Università di Tbilisi nel corso della visita di Stato in Georgia. Interviene, senza entrare nei dettagli delle varie questioni, su quel "malessere", quegli "atteggiamenti pericolosi" che stanno attraversando l’Unione europea. Una Unione che, dice, non può pensare a dazi e a visti, a confini «mentali» o «materiali», mortificando così quegli scambi culturali e quelle specificità di popoli che altro non è che mancanza di rispetto e di conoscenza della storia. Avviandosi così su «semplificazioni pericolose»

Nessun dazio
L’Unione europea, ha detto, «è un successo unico che si misura anche al di fuori dei suoi confini», è un sistema che porta a «maggiore stabilità, a integrazioni a cerchi concentrici» e «non a mortificazione». Una Europa «senza confini né mentali né materiali». Una Unione europea che per essere tale non deve prevedere dazi sulle merci e visti per le persone. Anche perché, ha sottolineato, «è attraverso la cultura, gli scambi che è possibile apprezzare le rispettive specificità, comprendere quelle altrui. Soltanto la conoscenza e il rispetto della storia – ha ammonito – consentono di non ripercorrere strade che portano a semplificazioni pericolose».

Nessun accenno diretto al sovranismo
Mattarella non accenna direttamente al sovranismo, al populismo, agli immigrati, e a quella voglia di isolamento e respingimento (quale che sia il modo) dell’altro che sembra oggi caratterizzare alcuni governi dell’Unione. Ma, coglie l’occasione del viaggio in Georgia – della quale elogia il «comune sentire europeo» – per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Non chiama in causa esplicitamente il governo Conte né il ministro dell’Interno Matteo Salvini, quanto quei Paesi membri, dal blocco di Visegrad ad alcuni del Nord Europa, che ostentatamente rifiutano, sul tema migranti per esempio, ogni solidarietà. Ma è chiaro, nello stesso tempo, come le sue parole e i suoi concetti, i ripetuti richiami, anche se indiretti, al rispetto della dignità umana, a scelte in linea con il rispetto del prossimo vogliono essere un monito nei confronti dell’esecutivo italiano.

Mattarella scende in campo, ma indirettamente
Mattarella dunque si mostra attento e vigile sui comportamenti del governo: basti ricordare la telefonata della scorsa settimana con cui ha sbloccato il caso della nave militare italiana Diciotti alla quale Salvini aveva impedito di attraccare in un porto italiano con il suo carico di migranti. Quindi un, sia pure sfumato, richiamo alla coalizione giallo-verde che siede a Palazzo Chigi ad operare scelte, a partire da quelle in ambito comunitario, che siano in sintonia con quel Paese «solido e dinamico», una delle «maggiori economie globali», che è l’Italia. Non bisogna dimenticare che l’Italia all’interno dell’Ue e sullo scenario mondiale, è stata l’esortazione di Mattarella, rappresenta per i Paesi membri e per i Paesi fuori Europa «una delle maggiori economie globali. Siamo tra i principali Paesi esportatori, siamo la seconda manifattura d’Europa. Dalla meccanica all’alta tecnologia, dal design all’agroalimentare, dalla robotica all’ingegneria, le competenze, le realizzazioni, il modello di vita e lo spirito italiani rappresentano una combinazione di successo tra creatività e qualità»