5 dicembre 2023
Aggiornato 10:00
Immigrazione

Conte scrive a Babis: caro Andrej, ti spiego perché questa non è affatto una strada verso l'inferno

Il premier scrive una lettera all'omologo ceco dopo le sue parole che hanno bollato le decisioni italiane come "strada verso l'inferno"

Il premier Giuseppe Conte con il suo omonimo ceco Andrej Babis
Il premier Giuseppe Conte con il suo omonimo ceco Andrej Babis Foto: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI - ANSA/TATYANA ZENKOVICH ANSA

ROMA - «Caro Andrej, la proposta italiana, ripresa in larga parte dalle conclusioni del 28 giugno, guarda con coraggio e lungimiranza alla sfida che abbiamo davanti. Non propone affatto un'irrealistica apertura delle frontiere, né tantomeno contempla un'accoglienza indiscriminata». Inizia così la lettera che il premier Conte ha scritto all'omologo ceco Andrej Babis. «L'Italia propone invece un cambio di prospettiva dell'UE, un approccio multilivello e organico che passa attraverso azioni condivise per contrastare la migrazione illegale e tutelare coloro che davvero hanno diritto alla protezione internazionale». Il concetto ormai è chiaro: chi mette piede in un Paese europeo mette piede in Europa. L'altra faccia di questo principio è che «nessuno di noi può pensare di fare da solo»«Parliamone, caro Andrej». Poi Conte invita il premier ceco a Roma, «quando vorrai, per confrontarci e approfondire l'approccio europeo proposto dall'Italia».

Nessuna strada verso l'inferno
Durante lo scorso fine settimana, anche attraverso l'apprezzata collaborazione di diversi Stati Membri - ha ricordato Conte nella sua lettera aperta - l'Italia ha potuto far fronte all'ennesima crisi migratoria mettendo in salvo 450 persone che verranno ora accolte in diversi Paesi europei. «Lo abbiamo fatto salvando vite umane e con modalità rispettose dei diritti delle persone e in piena coerenza con le conclusioni che tutti insieme abbiamo adottato al Consiglio Europeo dello scorso giugno». Nel farlo Conte sottolinea che non abbiamo affatto imboccato «la strada verso l'inferno», ma «abbiamo piuttosto scelto la strada maestra della legalità, della responsabilità condivisa della gestione del fenomeno migratorio, dell'azione concreta, focalizzata e di matrice autenticamente europea».

Logica strutturale 
«Le conclusioni del Consiglio - che, mi piace ripeterlo, sono il frutto del lavoro fatto insieme a 28 - aprono finalmente» - evidenzia il premier - «a una logica strutturale anziché emergenziale nella gestione della migrazione, una logica che guarda alla realtà del fenomeno, alle sue prospettive e alle sfide concrete a cui esso ci espone. D'altronde non possiamo affrontare questo fenomeno guardando solo all'oggi, senza premurarci di considerare gli sviluppi futuri, che si ricollegano al tasso di crescita dell'economia mondiale e alle linee dello sviluppo demografico degli altri continenti».
«I flussi migratori - conclude Conte - costituiscono un fenomeno globale. Se venisse affrontato in base a un approccio meramente 'nazionale', "non riusciremmo a governarlo e ne rimarremmo sopraffatti». La storia stessa del nostro continente mostra che i grandi fenomeni epocali «si sottraggono ai tentativi individuali e isolati di controllo». Se rinunciassimo a una gestione comune del fenomeno migratorio, «l'Europa sarebbe perdente e con essa tutti i suoi Stati, non solo quelli di frontiera come l'Italia» conclude.