Al Consiglio Ue a testa alta: il discorso di Conte pronto a rilanciare l'Italia tra i grandi d'Europa
Il Governo in Europa parla con una voce «sola, ferma e risoluta» ha detto il premier nel suo discorso alla Camera in vista del Consiglio Ue del 28 e 29 giugno
ROMA - Il Governo in Europa parla con una voce «sola, ferma e risoluta». Il vertice Ue, il primo di questo esecutivo pentastellato, arriva in un momento in cui è «sempre più evidente l'urgenza di rispondere agli aspetti reali della vita del cittadino con proposte concrete, senza tentennamenti e ambiguità, paure». Le parole, e il tono, pronunciati nell'aula di Montecitorio dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno a Bruxelles, restituiscono un'immagine forte del governo giallo-verde, che per la prima volta dopo molto tempo ha davvero delle chances di farsi ascoltare in seno all'Ue. «Mi riferisco a questa determinazione quando parlo di quel cambiamento nel metodo e nella sostanza che ho annunciato di fronte a queste Camere e che mi sono impegnato a proporre in tutti i contesti internazionali ed europei» dice il premier. Conte ci crede, parla e agisce da premier, allontana i sospetti di chi era convinto che fosse solo un manichino manovrato dai due vicepremier al comando. C'è massimo allineamento, come ovvio per un esecutivo nato così, ma Conte sta riuscendo bene a rappresentare il nuovo corso italiano, con fermezza e sicurezza.
Europa più giusta e più equa
L'apporto dell'Italia può rendere il Consiglio europeo uno «spartiacque, dobbiamo fare in modo di disegnare l'Europa che vogliamo». E l'Europa che vuole Conte, e che vogliamo tutti noi, è un'Europa che dà maggiore attenzione al Belpaese. «L'Italia è un contributore netto del bilancio Ue, pensiamo di meritare maggiore attenzione». Conte a Bruxelles intende proporre un'attenzione finanziaria più sostanziale dei fondi europei destinati all'inclusione sociale e il fondo sociale europeo, che nel caso italiano potrebbe finanziare la riforma sull'impiego. «Il bilancio 2021-2027 è uno strumento chiave per raggiungere questo traguardo», e in questo quadro finanziario pluriennale l'Europa deve essere più giusta e più equa. Sono stati appena diffusi i dati Istat sulla povertà in Italia, fa notare il premier, «non può essere ignorato che nel 2017 oltre 5 milioni di persone in Italia hanno vissuto sotto la soglia di povertà. Dobbiamo dare risposte concrete, perché ci sono 5 milioni di persone che non possono più aspettare». Il debito pubblico italiano è «pienamente sostenibile», dobbiamo solo puntare alla sua riduzione «in una prospettiva di crescita economica».
Condividere il rischio
Il futuro dell'Europa si gioca soprattutto sulla crescita, e sulla stabilità, economiche. «Se vogliamo impedire il declino dell'Unione e realizzare un'Unione in campo economico che sia percepita come realmente vicina ai nostri cittadini - prosegue il premier - è il momento di far avanzare la condivisione del rischio, finora rimasta troppo indietro». Questi meccanismi di condivisione del rischio non devono contemplare, tuttavia, condizionalità che, in nome dell'obiettivo della riduzione del rischio, finiscano per irrigidire processi già naturalmente avviati, con il risultato di ottenere, anziché la riduzione del rischio, l'incremento della instabilità bancaria e finanziaria, non certo in Italia ma, se mai, in altri Stati membri caratterizzati da sistemi economici di più modesta entità. Un'Europa più equa è tale se lo è anche a livello fiscale. L'attuale assetto europeo non garantisce una tassazione equa, soprattutto per quanto riguarda le attività delle industrie del web, le digital companies. Conte annuncia che «sosterremo un approccio deciso su una soluzione europea - nell'attesa di una soluzione a livello globale - per tassare adeguatamente i profitti generati negli Stati membri e restituirne i benefici alle comunità che li hanno generati».
No a nuovi vincoli sulla ristrutturazione del debito
II concetto è chiaro: «Non vogliamo un Fondo Monetario Europeo che, lungi dall'operare con finalità perequative, finisca per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti, con sostanziale esautorazione del potere di elaborare, in autonomia, politiche economiche efficaci». Il governo è dunque contrario ad ogni «rigidità» nella riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, soprattutto perché nuovi vincoli al processo di ristrutturazione del debito potrebbero contribuire, proprio essi, all'instabilità finanziaria, anziché prevenirla. «Non vogliamo pericolose duplicazioni con i compiti della Commissione europea per la sorveglianza fiscale, che rischierebbero peraltro di delegittimare la base democratica di queste funzioni essenziali per la stabilità finanziaria».
Dublino non va cambiato ma superato
Poi, tocca al capitolo migranti. Un obiettivo «cruciale» del piano italiano sui migranti è quello che prevede di superare il regolamento di Dublino, un regolamento che "non va riformato in qualche suo passaggio ma superato, perché non ci sono più dubbi sul fatto che è del tutto inadeguato a gestire i flussi migratori». Chiarisce il premier: «Lo dico anche sulla base del fatto che, come attestano i dati statistici, solo il 7% dei migranti sono rifugiati. I diritti delle persone che intendono richiedere asilo vengono riconosciuti solo quando gli interessati raggiungono le coste europee, invece questo momento va anticipato».
Italia e Ue strettamente legate alla Nato
Conte ha parlato infine di relazioni internazionali, sicurezza e difesa dei confini. Durante il dibattito a Bruxelles sugli accordi di Minsk, «riaffermeremo il principio che non debba esserci nulla di automatico nel rinnovo delle sanzioni alla Russia». Conte ha spiegato che sul tema «ci vuole cautela» perché le «sanzioni sono un mezzo e non un fine». L'Italia continuerà dunque a prestare «grande attenzione e sostegno» alla società civile russa e alle nostre imprese piccole e medie. Tuttavia, sottolinea Conte, l'Italia, e l'Ue, restano «strettamente legate» alla Nato. «Al Consiglio approveremo delle conclusioni anche sui progressi dell'integrazione europea nei settori della Difesa e della sicurezza, che sono stati significativi nell'ultimo anno e mezzo». Il governo si dice a favore delle misure e degli strumenti di cooperazione tra Stati membri per evitare duplicazioni e dispersione delle spese: dalla Difesa alla Cooperazione Strutturata Permanente (la cosiddetta PESCO), che riunisce 25 Stati UE in una cornice politica e giuridica di impegno comune per la difesa, al Fondo Europeo per la Difesa, dove si punta a raggiungere un accordo per la componente industriale. Sempre nel quadro della cooperazione UE-NATO, prosegue la riflessione per migliorare la mobilità militare, facilitando la circolazione delle forze militari all'interno dei confini europei, per garantire maggiore sicurezza ai cittadini. «Stiamo progredendo - ha continuato - anche sulla politica europea nel settore della sicurezza civile, essenzialmente attraverso missioni di rafforzamento delle capacità di selezionati Paesi terzi in materia di polizia, amministrazione civile e giudiziaria. Questo cammino proseguirà nei prossimi mesi e ne riparleremo in autunno».
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