14 febbraio 2025
Aggiornato 05:30
Governo

Casaleggio, il conflitto d'interessi e la partitocrazia: inizia l'opposizione del Pd

Dopo il monito dell'ex premier Matteo Renzi - «Lega e M5s falliranno, prepariamoci» - i democratici iniziano ad affilare le armi

Un momento dell'assemblea nazionale del Pd
Un momento dell'assemblea nazionale del Pd Foto: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI ANSA

ROMA - Matteo Renzi, nella sua ormai famosa e-news, la mail con cui indica la strada alle sue truppe, lo aveva detto forte e chiaro: «Da ora opposizione dura e rigorosa». Poi, la previsione: farsi trovare pronti perché falliranno, è solo questione di tempo». Ricevuto l'ordine, il Partito democratico è già all'attacco e sembra aver scelto quelli che saranno i primi cavalli di battaglia: il fatto che per ogni elettore che ha barrato il simbolo della Lega Nord o del Movimento 5 stelle ce ne sia un altro che ha votato un'altra forza politica; il conflitto di interessi in capo a Davide Casaleggio; il decisionismo partitocratico e il poco rispetto della Costituzione. A scendere in campo tre big del partito: Francesco Boccia, capogruppo in commissione speciale alla Camera; il deputato Carmelo Miceli e il costituzionalista Stefano Ceccanti.

Sul 50% degli italiani che non ha votato Lega o M5s
Partiamo da Francesco Boccia, capogruppo Pd in commissione speciale alla Camera, che ha tenuto a sottolineare come «il governo Lega-M5S nascerà in tempi brevi e molto correttamente augureremo al nuovo Presidente del Consiglio buon lavoro. Noi faremo un'opposizione netta ma corretta. E sono convinto che riusciremo a costruire presto un'alternativa seria a questa proposta di governo e lo dimostreremo con il lavoro in Parlamento e parlando quotidianamente al Paese. Ma saremo intransigenti sui principi per noi non negoziabili come equità, lavoro, progressività delle imposte, misure contro le povertà, appartenenza dell'Italia all'Ue e collocazione internazionale. Conte, Salvini e Di Maio tengano sempre presente che nel Paese c'è l'altro 50% di elettori che non ha votato per loro e che è chiaramente contrario al loro contratto di governo; il PD farà un'opposizione senza pregiudizi e sempre nel merito dei provvedimenti».

Il conflitto di interessi di Davide Casaleggio
Carmelo Miceli, deputato dem, punta invece il dito contro Davide Casaleggio: «Il professor Conte dimostri di essere difensore dei cittadini che confidano nel rispetto delle regole di mercato, chiedendo la pubblicazione della lista dei clienti della Casaleggio Associati. Al Presidente incaricato - continua - non sarà certamente sfuggito che all'art. 6 del 'contratto di Governo', quello dedicato al 'Conflitto di interessi', si parla espressamente di azioni che impediscano l'ingerenza nella gestione della cosa pubblica da parte di quei soggetti che abbiano, anche solo potenzialmente, 'potere e capacità di influenzare le decisioni politiche'. Ebbene, da esperto di rapporti tra privati, il professor Conte sa perfettamente che Davide Casaleggio si trova in queste condizioni e che sul futuro Governo aleggerà la coltre fumosa del conflitto di interessi fino a quando il dante causa dei 5 stelle non renderà pubblici i clienti, presenti e passati, della SRL che gestisce. E fino a quando questi nomi non saranno pubblici - conclude l'esponente dem -, anche i cittadini non avranno strumenti per valutare se gli atti del nuovo governo, in particolare quelli dei ministri 5 stelle, potranno avvantaggiare chi ha avuto rapporti economici con la Casaleggio Associati».

Il «decisionismo partitocratico»
«Neanche la formalizzazione dell'incarico a un esponente da loro indicato fa recedere i leader politici di Lega e M5S dalla linea di decisionismo partitocratico che stanno perseguendo da alcune settimane». Inizia così l'attacco sul suo blog all'asse Salvini-Di Maio del costituzionalista e deputato Pd Stefano Ceccanti. «Li avvisiamo - prosegue Ceccanti - che gli articoli 92 e 95 della Costituzione non sono stati abrogati e che il mandato imperativo, oltre che per i parlamentari, non vale né per il Presidente del Consiglio incaricato né per il Presidente della Repubblica. E' evidente - conclude Ceccanti - che siamo di fronte a divaricazioni profonde non tra programmi politici, ma sul concetto di democrazia liberale, in cui il voto dei cittadini non legittima il travolgimento di qualsiasi limite della Costituzione. Ne riparleremo, come giusto, nel dibattito parlamentare sulla fiducia: ragioni in più, al di là dell'esito di  queste pressioni indebite, per un'opposizione intransigente senza alcuno sconto».