19 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Regione Lazio

Sergio Pirozzi lascia l’incarico di sindaco di Amatrice

Incompatibile con quello di consigliere regionale: «Ma non abbandono»

Sergio Pirozzi durante le comunicazioni al Consiglio Regionale del Lazio, Roma, 11 aprile 2018
Sergio Pirozzi durante le comunicazioni al Consiglio Regionale del Lazio, Roma, 11 aprile 2018 Foto: Angelo Carconi ANSA

ROMA - Finisce qui l'esperienza di sindaco di Amatrice per Sergio Pirozzi. Il neo consigliere della Regione Lazio ha deciso di fare un passo indietro e di lasciare il suo incarico alla guida del comune reatino. «Resterò per sempre ad Amatrice, con la mente e con il cuore, soprattutto per difendere, vivendola, il diritto di vita delle terre marginali e periferiche di tutto il Lazio e anche d’Italia. Sarò sempre accanto alla mia squadra di amministratori-amici e soprattutto al mio amico Filippo Palombini che mi sostituirà in quest’ultimo anno di mandato». Con questa lettera aperta Sergio Pirozzi ha comunicato il passaggio di testimone al vice sindaco Filippo Palombini. 

Non è una lettera d'addio
Una lunga lettera, quella di Pirozzi, che ripercorre il rapporto che lo ha legato in questi anni con il borgo prima e dopo il terremoto dell’agosto del 2016 che ha cambiato il corso della storia della cittadina e di Pirozzi stesso. «Il mio non è un abbandono, ma un ulteriore atto di amore verso la mia terra», sottolinea l’ex sindaco, oggi consigliere regionale che torna indietro negli anni e ricorda: «Era il 4 maggio del 2009 (esattamente 9 anni fa) quando decisi, spinto da un gruppo di amici, a candidarmi alla carica di sindaco del mio borgo. Abbandonai il mondo professionistico del calcio, le mie ambizioni personali, per dedicarmi alla nostra Amatrice». 

Il mio ultimo giorno da sindaco
Oggi, a nove anni di distanza, «è il mio ultimo giorno da sindaco», scrive, ricordando l’incompatibilità tra la carica di sindaco e di consigliere regionale. «Dal 24 agosto tutto è cambiato. Voglio però rivendicare lo straordinario lavoro svolto nel post-terremoto», rileva elencando quanto fatto fino ad oggi e aggiungendo: «Come sindaco sapevo, in cuor mio, che avevo ottenuto il massimo. Era però necessario per non far morire definitivamente Amatrice, che oggi è in vita solo grazie al defibrillatore della solidarietà, alzare l’asticella, cercare nuove vie. Era necessario quindi andare in Regione. Forte di un consenso straordinario, ottenuto senza l’appoggio di nessun partito politico, di ben 152.000 voti, andrò innanzitutto a segnalare i disagi ancora vivi del terremoto e cercherò di rappresentare degnamente tutti quegli amici che non ci sono più e che tante volte avevano manifestato contro la Regione Lazio per chiedere pari dignità», assicura l’ormai ex sindaco di Amatrice.