Festa del papà, il pensiero di Giorgia Meloni ai padri separati
Sono 4 milioni gli uomini che passeranno un’altra festa del papà sperando di rivedere i propri figli; solo alcuni di loro ci riusciranno
ROMA – Niente cioccolatini, bigliettini o lavoretti fatti dai figli all’asilo e nelle scuole: per molti padri la festa del papà si fa amara, essendo costretti– soprattutto nel giorno di San Giuseppe – a stare lontani dai propri piccoli. «Nel giorno della Festa del papà il nostro pensiero va ai tanti padri separati che vivono una condizione drammatica dopo la separazione» ha scritto su Facebook la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha annunciato di essere «già al lavoro per presentare all'insediamento del nuovo Parlamento una proposta di legge in grado di riportare equilibrio in queste famiglie, garantire ai papà di non scivolare sotto la soglia di povertà e di non essere esclusi dalla vita dei propri figli».
Le proposte di Fratelli d’Italia
Sono tante, annuncia la Meloni, le proposte su cui Fratelli d’Italia sta lavorando: «dal recepimento legislativo della sentenza della Cassazione sul mantenimento dell’ex moglie al riconoscimento della casa dove il padre separato va a vivere come prima casa, dall’effettiva applicazione dell’affidamento congiunto all’intransigenza nei confronti di chi ostacola il rapporto del figlio con il genitore non convivente. Pari dignità tra mamma e papà, difesa del diritto dei minori di avere entrambi i genitori». Poi, sempre sul social network, Giorgia Meloni ha pubblicato uno scatto fotografico privato, del suo compagno che tiene in braccio la loro piccola Ginevra. «Difendere la figura del padre – scrive nel post – e celebrare la bellezza della paternità, vuol dire difendere la famiglia e garantire un futuro alla Patria. Perché una società senza padri è una società senza autorità, protezione, affetto e servizio. Auguri a tutti i papà».
Leggi non applicate
Come ha spiegato uno dei responsabili dell’associazione «Nel nome dei figli», Andrea Balsamo, attualmente la legge non è uguale per tutti e che in queste battaglie le prime vittime sono i bambini che non hanno voce. «L’ultima riforma del diritto di famiglia – ha spiegato all’Agi – risale agli anni ’80» mentre la «legge 54 sull'affidamento condiviso» del 2006 «avrebbe potuto risolvere il problema, ma così non è stato». Di fatto «il bambino continua a vivere con la mamma e il papà a vederlo solo poche ore. Questo non vuol dire ‘affido condiviso’. È vero che la legge obbliga entrambi i genitori a trovare un accordo sulle decisioni che riguardano il piccolo, ma per il resto tutto funziona come prima. Nella maggior parte dei casi, il bimbo vive con la mamma che risulta essere quasi sempre il ‘genitore collocatario’». Nel resto dell’Europa - continua Balsamo - il bambino vive metà del tempo con uno e metà con l’altro (per chi lo desidera, ovviamente). «L’Italia continua a rappresentare un’eccezione e a pagare una multa di decine di milioni di euro ogni anno comminata dalla Corte di Giustizia europea per il mancato rispetto della legge 54». Il problema, precisa poi l’organizzatore, «non è la mancanza di legge: ce ne sono anche troppe, il problema è che non vengono fatte rispettare».
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