17 agosto 2025
Aggiornato 22:00
Elezioni

Centrodestra, Meloni (Fdi): “Per noi ‘prima gli italiani’ a 360 gradi”

La leader di Fratelli d’Italia ha spiegato cosa li caratterizza da Lega, Forza Italia e dalle varie “gambe” della coalizione. Poi ha ricordato "la privatizzazione di Poste italiane sarebbe una follia"

La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni
La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni Foto: ANSA

ROMA - Elezioni: tempo di analisi e proposte. Ma nella coalizione di centrodestra, cosa differenzia la linea di Fratelli d’Italia da quella delle altre formazioni? Ne ha parlato Giorgia Meloni ai microfoni di Rtl: «Abbiamo depositato un programma unico per dare il segnale che sulle questioni principali il centrodestra ha trovato le sintesi ma è ovvio che ogni partito abbia il suo programma aggiuntivo: ci presentiamo ciascuno con il proprio candidato alla presidenza del consiglio dei ministri ed è giusto che si dica quale sia la differenza tra noi 3, che cosa accade se Fdi è il partito che arriva primo nella coalizione, che cosa accade se sono gli altri che arrivano primi». Cosa interessa a Fratelli d’Italia, dunque? «È dire a 360 gradi prima l’Italia, prima gli italiani».

Puntare agli astenuti
Tra i dai che hanno destato maggior preoccupazione nelle recenti consultazioni, è spiccato l’altissimo numero di elettori che si sono astenuti. «Non è utilissimo infatti il gioco di provare a levarsi i voti tra di noi della stessa coalizione ma sarebbe il caso di andare a recuperarli tra gli astenuti, gli indecisi e quelli che magari ancora sono in dubbio se votare il PD che ha tradito l’Italia o l’incompetenza del m5s. Fratelli d'Italia cerca di fare questo lavoro: recuperare un consenso che il centrodestra potenzialmente ha ma che oggi non è mobilitato per le elezioni». Parola d’ordine, «patrioti»: «Dobbiamo e vogliamo difendere la nostra terra, il nostro lavoro, le nostre imprese, i nostri figli, il loro futuro e solo dopo siamo disposti a parlare di tutto il resto. Lo stiamo raccontando dall'inizio e stiamo cerchiamo di farlo esaltando le differenze con i nostri avversari, più che con i nostri alleati».

Scontro nel centrodestra?
È vero, ha ammesso la Meloni: ognuno tira l’acqua al proprio partito. «È il risultato di una legge elettorale ridicola che rende più difficile avere una maggioranza e favorisce il singolo movimento. Questo vuol dire ovviamente che tutti hanno l’interesse a dire perché sono diversi dagli altri. È normale e lo vedremo per tutta la campagna elettorale. Come allestirebbe un’eventuale squadra di governo alla guida del Paese? «Salvini dice che vorrebbe fare il ministro degli interni e c’è già stato in passato un leghista, Roberto Maroni, che lo ha fatto molto bene: penso, però, che Salvini potrebbe anche occuparsi del Welfare visto che si è dedicato tanto alla riforma Fornero, che è una vicenda molto complessa. Per quello che riguarda Berlusconi penso all'Economia o allo Sviluppo economico». Davvero, dunque, la Meloni pensa che Berlusconi prenderebbe suoi ordini? «Non si tratterebbe di prendere ordini – ha specificato la leader di Fdi – ma fare  un gioco di squadra. Penso che se ne avesse voglia Berlusconi, farebbe sicuramente bene» .

Privatizzazione di Poste
Un esempio di azienda italiana da difendere contro gli assalti di capitali esteri, è quello di Poste italiane. La Meloni – dopo la protesta che vi abbiamo raccontato – è tornata sulla privatizzazione di uno dei gioielli statali: «Sarebbe una follia e su questo tema chiederò al centrodestra di dire una parola chiara. Parliamo di 140 mila dipendenti, di 13 mila sportelli aperti sul territorio, di 500 miliardi degli italiani raccolti a vario titolo come risparmio e di un assoluto gioiello che è stato già privatizzato per il 35% dai governi PD e di sinistra e un altro 35% è stato trasferito in cassa depositi e prestiti, rimane nella disponibilità del tesoro un 30% che dicono di voler privatizzare. Con la sua presenza capillare sul territorio Poste italiane costituisce un presidio dello Stato, tra i pochissimi ancora aperti in luoghi come i comuni montani, le periferie degradate, i territori difficili: chiudere gli sportelli vorrebbe dire togliere ai cittadini un punto di riferimento di servizi dello Stato». Non solo: bisogna ricordare che Poste raccoglie la gran parte delle provviste di Cassa depositi prestiti: «È l’unica banca rimasta pubblica, io non vorrei che la sinistra volesse liberarsi di poste per liberarsi anche dell’unica banca rimasta pubblica e continuare a fare gli interessi delle banche private».