Rimini, Mons. Sudar: Promuovere la multi-cittadinanza, si liberi la gente dalla paura
Dal meeting di Rimini di Cl, il monsignor Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo, ha dichiarato che la gente comune è disposta a promuovere il lavoro della multi-cittadinanza, ma ha bisogno di essere liberata dalla paura
RIMINI - La gente comune, per sua natura, è «capace e disposta a vivere e promuovere il lavoro della multi-cittadinanza». Ma «ha bisogno di di essere liberata dalla paura, educata ed incoraggiata da tutte le autorità, quelle religiose per prime». La promozione della multi-cittadinanza oggi è «il servizio alla pace per eccellenza, alla promozione della dignità umana e al progresso dell'intera umanità». Lo ha detto mons. Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo. Nel suo intervento al Meeting di Cl, il fondatore delle Scuole per l'Europa ha, però, ammesso che l'attuale situazione mondiale dimostra come la 'global governance' «non sia in grado, o comunque non da sola, a creare il clima adatto per una multi-cittadinanza». Occorre per questo «un forte e comune impegno del mondo del sapere, della cultura, delle organizzazioni non governative e, soprattutto, delle religioni».
Materia prima
«La prova che, nonostante le ingiustizie storiche e i crimini dell'ultima guerra, ci sia ancora 'materia prima' in un Paese in cui una persona semplice si toglie la vita dopo aver visto la strage dei suoi vicini di casa, strage commessa, in condizioni di guerra, dai suoi stessi connazionali - ha ricordato mons. Sudar -. Prima di togliersi la vita, su un pezzo di carta aveva scritto, nel modo semplice come è semplice la nostra gente, di 'non poter più libere perché non ha più nessuno con cui bere il caffè'» In quel villaggio, ha detto il Monsignore, sono rimasti tutti gli appartenenti alla sua nazione e religione, come prima della guerra. A lui dunque non era venuta a mancare la gente, ma l'umanità, cioè l'autentico sentimento umano.
Incontro
Da qui la denuncia contro chi avrebbe dovuto favorire la convivenza dopo la guerra. «Ecco perché - ha spiegato il vescovo - considero un crimine contro l'umanità il fatto che la comunità internazionale, vale a dire gli USA, con la scusa di imporre la pace, ma nei fatti per tutelare i propri interessi, ha imposto un sistema politico con cui ha condannato a morte la stessa possibilità di convivenza pacifica in Bosnia ed Erzegovina, luogo esemplare dell'incontro di popoli, culture e religioni esistenti, non solo in Europa».
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