28 agosto 2025
Aggiornato 02:00
Palazzo Chigi e la finanza

La Lega denuncia: «Renzi aiuta le banche»

«Norme ad personam, misure totalmente ingiustificate». Così il deputato del Carroccio Giancarlo Giorgetti critica la riforma del Credito cooperativo voluta dal governo

ROMA – La possibilità di non aderire alla holding bancaria per le Bcc con patrimonio superiore a 200 milioni è una «norma ad personam». Lo ha affermato Giancarlo Giorgetti, deputato della Lega Nord, a 'L'intervista' di Maria Latella su Sky Tg 24, aggiungendo che che si tratta di una correzione della riforma voluta da palazzo Chigi. «Il testo che è entrato a palazzo Chigi – ha detto – era condiviso anche dall'universo del credito cooperativo, il testo uscito ha avuto correzioni volute da palazzo Chigi e deve risponderne». Secondo Giorgetti è «totalmente ingiustificato che vengano ad personam esclusi alcuni istituti, magari territorialmente legati a chi sta a palazzo Chigi: non si tratta solo di banche toscane. In generale non c'è nessuna logica nell'escluderne alcune e dirottarle verso il sistema Spa, passando da un principio mutualistico a uno lucrativo e aprendo lo spazio a speculazioni che in questo momento il governo potrebbe risparmiarsi».

Concorda Confcooperative
Della stessa idea è anche il mondo imprenditoriale. Nella riforma delle banche di credito cooperativo «ci sono elementi che non ci lasciano soddisfatti» quindi «penso che vada fatto uno sforzo per migliorare» il decreto durante l'iter parlamentare. È l'auspicio del presidente Confcooperative, Maurizio Gardini. «Penso che vada fatto uno sforzo per migliorare» il decreto. Ha spiegato Gardini a margine dell'assemblea provinciale di Confcooperative a Piacenza, intervenendo sulla riforma delle Bcc, in particolare sull'obbligo previsto a costituire un gruppo bancario, una holding, che abbia almeno un miliardo di euro di patrimonio. «Noi auspichiamo un gruppo unico o più gruppi unici perché un gruppo unico darebbe forza ed eviterebbe la balcanizzazione del credito cooperativo e creerebbe la massa critica per affrontare le crisi – ha aggiunto il presidente di Confcooperative – La nostra autoriforma non azzera le autonomie anzi parte proprio dai territori e introduce il concetto importante che le Bcc più sono virtuose più hanno autonomia. Invece quando non sono virtuose c'è l'intervento del gruppo». Per il presidente «la porta è aperta a tutti», ma «chi non ci vuole stare non può portarsi via il patrimonio non può diventare Spa e portarsi dietro il patrimonio. Il nostro rapporto con i ministri è quotidiano e la nostra riforma non l'abbiamo scritta da soli, l'abbiamo costruita con la Banca d'Italia e il Mef – ha proseguito – Ci sono nel decreto degli elementi che non ci lasciano soddisfatti, speriamo che ci sia il modo nel corso del dibattito parlamentare, di modificarli».

(da fonte Askanews)