16 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Operatori e assistenti socio sanitari coinvolti

Violenze in centro di riabilitazione a Grottaferrata: 10 arresti

Nella struttura ospitati 16 ragazzi e ragazze tra cui quattro minori. Le persone coinvolte avevano creato un sistematico e diffuso clima di terrore nei giovani ospiti

ROMA - Percosse, insulti e intimidazioni. Un vero e proprio clima di terrore instaurato in centro di riabilitazione neuropsichiatrico a Grottaferrata, vicino Roma. Vittime dei maltrattamenti sedici ospiti, tutti di giovane età. La scoperta è avvenuta al termine di ua indagine dei carabinieri del Nas.

Le 10 ordinanze di custodia cautelare
I destinatari delle 10 ordinanze di custodia cautelare (1 in carcere e 9 agli arresti domiciliari) eseguite dai carabinieri sono operatori e assistenti socio sanitari dipendenti del Centro di Riabilitazione neuropsichiatrico di Grottaferrata (Roma), ritenuti responsabili dei reati di maltrattamento aggravato e sequestro di persona. I provvedimenti restrittivi, emessi dal gip del Tribunale di Velletri, Gisberto Muscolo, scaturiscono dalle risultanze investigative emerse nel corso di un'indagine della Procura di Velletri (titolare pm Antonio Verdi) su numerosi episodi di maltrattamenti subìti dagli ospiti disabili della struttura sanitaria, tutti affetti da patologie neuro-psichiatriche e motorie, ad opera dello stesso personale che li aveva in custodia. Gli indagati avrebbero abusato dei poteri di assistenza e sorveglianza nell'espletamento di un pubblico servizio in convenzione con il Servizio sanitario regionale.

L'indagine
L'indagine è stata avviata a seguito di denunce presentate nei primi mesi del 2015 dai vertici della società gestore della struttura relative a sospetti episodi di coercizione e lesioni accaduti all'interno di un reparto, dove erano ospitati 16 ragazzi ambosessi, di età compresa tra gli 8 e 20 anni (di cui 5 minori di anni 14), ricoverati stabilmente sulla base di un quadro clinico contrassegnato da ritardo mentale, epilessia e sindromi genetiche. Le indagini, durate tre mesi e supportate anche da intercettazioni audio/video, hanno consentito di cristallizzare significativi e reiterati episodi di rilevanza penale. Dalle riprese si evince il frequente ricorso, da parte degli operatori, a strattonamenti, percosse ed insulti, utilizzati come illecito strumento di disciplina e vigilanza sui giovani pazienti che, peraltro, venivano costretti ad alimentarsi celermente con rischio di soffocamento, determinando la vanificazione dell'attività riabilitativa. 

Il clima di terrore
Le principali figure coinvolte nella vicenda sono un educatore ed un assistente Socio Sanitario con funzioni educative che - stando alle indagini - si sarebbero distinti per atteggiamenti particolarmente autoritari e violenti, tanto da creare un sistematico e diffuso clima di terrore nei giovani ospiti. Proprio uno di essi è il soggetto destinatario della misura restrittiva in carcere poiché ritenuto responsabile anche del reato di sequestro di persona, per aver segregato tre pazienti disabili nelle rispettive stanze di degenza, impedendogli la possibilità di movimento.

«Consuetudine repressiva»
Nel corso delle indagini sono stati documentati diversi episodi di maltrattamenti commessi dagli altri operatori che, sebbene con ruoli minori, sottoponevano i ragazzi a soprusi e violenza fisica e verbale, quasi da ipotizzare una «consuetudine repressiva» adottata dal personale addetto a quel reparto. Nel contesto investigativo, sono stati altresì deferite alla competente Autorità Giudiziaria ulteriori 6 persone resisi responsabili di analoghi comportamenti, le cui condotte sono al vaglio della magistratura.
 

(con fonte Askanews)