2 maggio 2024
Aggiornato 00:00
Le mafie nel Lazio

Mafia, pg Salvi: I clan a Roma puntano ai locali del centro storico

Una delle caratteristiche delle tradizionali organizzazioni mafiose è proprio quella di saper instaurare stabili relazioni con imprenditori, professionisti, esponenti del mondo finanziario ed economico ed è per questo che personaggi contigui ad organizzazioni mafiose continuino ad impadronirsi di locali storici per la città di Roma

ROMA - «Il territorio del basso Lazio è stato oggetto di una espansione via via sempre più profonda e ramificata non soltanto ad opera di clan camorristici e del corrispondente insediamento dei relativi esponenti, ma anche di cosche di 'ndrangheta, la cui presenza si è con il tempo estesa e strutturata, fino a determinare la compresenza su quel territorio di un coacervo di gruppi, la cui attività, fortemente caratterizzata dal metodo mafioso, ne ha segnato profondamente il tessuto economico-sociale ed anche politico». Lo afferma il procuratore generale della corte d'appello di Roma, Giovanni Salvi, nella sua relazione all'apertura dell'anno giudiziario.

Associazioni mafiose autoctone
Rispetto alle «associazioni di tipo mafioso» sul «territorio laziale dalle associazioni dalle quali avevano tratto origine e con le quali hanno mantenuto forme diverse di collegamento. Si tratta, in altri termini, di nuclei criminali che, rafforzatisi e strutturatisi nel tempo, hanno finito per dare luogo a vere e proprie associazioni mafiose autoctone e, sia pure con forme e modalità diverse, autonome dalle rispettive case madri criminali di derivazione, campane e calabresi». Ed anche l'usura continua ad essere uno dei fenomeni criminali tipici, e perciò più diffusi, della Capitale. «Accanto ai soggetti che autonomamente si dedicano ai prestiti a tassi usurari (i cd "cravattari"), opera la criminalità organizzata, che si dedica a tale attività criminale per "mettere a reddito" i capitali accumulati e nello stesso tempo penetrare nel tessuto economico della città». 

Latina e Basso Lazio
A Latina e nel Basso Lazio «i reiterati interventi nei confronti dei prestanome del clan Mallardo, che hanno condotto al sequestro di un patrimonio imponente soprattutto in campo immobiliare, hanno in gran parte interessato la provincia di Latina. Quanto ai gruppi calabresi e siciliani, le pesanti infiltrazioni, soprattutto nell'area di Fondi, ove è ubicato uno dei più grandi mercati ortofrutticoli d'Europa, si desumono dalla sentenze relative ai procedimenti Damasco e Sud-Pontino». E poi «le più recenti attività investigative hanno evidenziato come personaggi contigui ad organizzazioni mafiose continuino ad impadronirsi di locali storici per la città di Roma. Del resto, una delle caratteristiche delle tradizionali organizzazioni mafiose è proprio quella di saper instaurare stabili relazioni con imprenditori, professionisti, esponenti del mondo finanziario ed economico». 

Che succede a Roma
E' una «emergenza drammaticamente presente in molte zone del Lazio, in particolar modo a Roma, il diffondersi della criminalità organizzata, specie di stampo mafioso». E l'esempio più emblematico è rappresentato dall'inchiesta «Mafia Capitale», condotta dalla Procura della Repubblica di Roma, «che ha svelato l'esistenza di un'organizzazione di tipo mafioso, capace di intimidire e corrompere politici di ogni schieramento e mettere le mani sugli appalti e i servizi pubblici del Campidoglio e della Regione Lazio».

Mafia e corruzione romana
L'inchiesta romana «ha messo in luce il crescente intreccio tra mafia e corruzione, che costituiscono i due mali endemici della nostra società, che spesso coincidono, per cui può dirsi che dove c'è mafia è oggettivamente più forte e penetrante la corruzione. Il fenomeno della corruzione sembra aver superato il livello di guardia, per la sua intensità e pervasività, che investe ormai tutti i settori della collettività. Si spera che l'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) sappia utilizzare al meglio gli ampi poteri che le sono stati attribuiti con il Decreto Legge del 24 giugno 2014, n. 90, mettendo in campo gli anticorpi necessari a prevenire la corruzione, come ad esempio quello di una Pubblica Amministrazione sempre più trasparente».

Trasparenza, anticorpo alla corruzione
Non v'è dubbio, infatti, che l'aumento di una effettiva trasparenza nell'attività della Pubblica Amministrazione renderebbe più difficile la commissione di fatti corruttivi. La corruzione, si sa, si annida soprattutto nelle pieghe della burocrazia che non funziona e che pone ostacoli, i quali spesso vengono superati proprio corrompendo funzionari infedeli o mettendoli a libro paga, come è emerso dall'inchiesta Mafia-Capitale". Salvi poi sottolinea: «Sta di fatto che la corruzione, nonostante sia molto diffusa, resta sostanzialmente impunita, come viene spesso denunciato anche a livello giornalistico. Inoltre, non si può fare a meno di rilevare le gravi disfunzioni che affliggono l'Amministrazione della giustizia penale nel Distretto di Roma, dovute principalmente alla cronica carenza delle risorse materiali e personali e alla persistente lentezza nella definizione dei procedimenti penali, in spregio al principio della ragionevole durata del
processo, sancito dall'art. 111 della Costituzione»
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(con fonte Askanews)