19 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Manifestazione dell'8 novembre fondamentale giro di boa

La Lega di Salvini verso la «svolta»?

Non ci saranno simboli della Lega, né ci sarà solo la Lega: eppure, la manifestazione dell'8 novembre a Bologna, per Matteo Salvini, sarà uno spartiacque fondamentale. Per lanciare una Lega più nazionale, più «affidabile», che aspira a guidare il centrodestra e, soprattutto, a mandare a casa Renzi

ROMA – I sondaggi lo danno stabile, e lui, a colpi di tweet, post, dichiarazioni al vetriolo e partecipazioni ai talk show, è sempre alla ribalta nelle cronache politiche nostrane. Matteo Salvini non si ferma un attimo: dall’appoggio incondizionato al pensionato di Vaprio D’Adda che ha sparato, uccidendolo, a un ladro colto nel suo appartamento, alla pubblica confessione di non pagare il canone Rai; dalle critiche al governo sull’immigrazione, fino agli affondi alla Merkel: «Chiunque collabori con la Merkel non fa gli interessi dell’Italia», ha ripetuto in questi giorni, accusando a più riprese il premier Renzi di fare gli interessi tedeschi più che quelli italiani. Ma a non essere andata giù a Salvini è stata anche la sorridente stretta di mano, al summit del Ppe, tra la cancelliera di Germania e Silvio Berlusconi: sempre più lontani sembrano, per certi versi, l’ex leader del centrodestra italiano e colui che sempre più appare designato a diventare il nuovo «faro». Eppure, insieme, l’8 novembre saranno a Bologna, alla manifestazione «Blocca Italia». Una manifestazione, ha detto Salvini, per liberare il Paese da Renzi.

Un centrodestra in frantumi
In effetti, l’8 novembre sarà, per la Lega, un vero e proprio giro di boa. Perché sì, non ci saranno simboli e non ci saranno solo i salviniani: ma quella manifestazione sarà, per diverse ragioni, un banco di prova fondamentale per il Matteo milanese, in vista delle amministrative che si terranno a primavera. E la scelta di Bologna non è casuale: non soltanto perché il capoluogo emiliano è «rosso» per tradizione, ma anche perché la città vede contrapporsi la candidatura della capogruppo del Carroccio Lucia Borgonzoni a quella del forzista Galeazzo Bignami, che ha già provocato una miniscissione tra gli azzurri. Del resto il centrodestra, si sa, in questo momento non potrebbe essere più diviso: mentre Quagliariello, ex coordinatore Ncd (ormai più da fuori che da dentro) chiede la rottura con Renzi, Forza Italia attacca Alfano, che considera «subalterno» al premier di sinistra. E, in tempo di amministrative per Roma e Milano, tali dissapori spargeranno del peperoncino sul valzer delle candidature e delle alleanze.

Una Lega nazionale
Così, a fronte dell’autentico caos in cui versa il centrodestra, Salvini spicca per leadership: e quella manifestazione da lui convocata, che riunirà parte del fronte anti-Renzi, sarà il palco che potrà «incoronarlo». Quella dell’8 novembre sarà la «Lega nazionale», pronta a proporre un’idea di Italia rigorosamente opposta a quella dell’attuale governo. Come giustamente suggerisce il Sole 24 Ore, l’operazione sarà in qualche modo simile a quella compiuta da Berlusconi nel novembre 2007, quando, da piazza San Babila a Milano, lanciò il Pdl, spiazzando l’intero esercito dei suoi alleati. «L'8 novembre a Bologna sul palco non ci saranno simboli della Lega perchè sarà la giornata non solo della Lega ma aperta a tutti i non «sinistri», una giornata di Liberazione nazionale, per dare una spallata al Governo», ha dichiarato Salvini. In realtà, simbolo o no, la Lega sarà comunque protagonista.

Nuova strategia
In effetti, c’è chi ritiene che quell’8 novembre sarà uno spartiacque anche in merito alla «strategia» del leader della Lega.  Pare che i toni accesissimi a cui il Matteo milanese ci ha abituati siano destinati a calmarsi, mentre il partito si incanalerà in una fase più «moderata». Il motivo? Tra le file del Carroccio starebbe crescendo la consapevolezza che, per trovare nuova spinta propulsiva e riuscire a interloquire con un elettorato sempre più ampio, è necessario abbassare i toni. Del resto, la soglia del 15% a cui il partito è appeso da tempo è insufficiente per aspirare alla guida del centrodestra. Per questo, «bisogna cambiare». Gli osservatori notano già i primi, timidi segni della nuova direzione: Salvini comincerebbe a rinunciare alle felpe, e a indossare più giacche e camicie; lascerebbe spesso la scena ai nuovi «volti di punta» della Lega, Massimiliano Fedriga, Gianmarco Centinaio e Giancarlo Giorgetti, oltre alla storica «leva» Luca Zaia; i toni accesi rimangono, ma ci sarebbe anche un iniziale, sotteso tentativo di apparire meno «sanguigni» e più rassicuranti. Che poi questa svolta preluda alla candidatura di Salvini a sindaco di Milano è ancora presto dirlo. Molti dei suoi (tra cui Giorgetti) ne sarebbero felici, e in questi giorni si è anche mormorato a Luca Zaia come possibile aspirante premier. Non è da escluderlo, ma, tutto sommato, pare che Salvini aspiri piuttosto a diventare il prossimo «Matteo nazionale»: un Matteo, è sottinteso, del tutto alternativo a quello di Firenze. Da cui è ben deciso a «liberare», come dice lui, l’Italia.