28 agosto 2025
Aggiornato 03:30
prosegue il botta e risposta

Esposito sfida i dirigenti Atac: «Venite a parlare in pubblico»

Secondo l'assessore dimissionario è colpa della politica aver lasciato lì quei dirigenti

ROMA - Prosegue il botta e risposta a distanza tra Stefano Esposito, assessore dimissionario ai trasporti di Roma, e i dirigenti di Atac, accusati dal senatore di essere incapaci e parassiti.

La sfida di Esposito
«Li sfido tutti pubblicamente, dal capo del personale a Spirito, all'ingegner Cera, un altro fenomeno di quell'azienda. Vengano tutti facciamo un'assemblea pubblica con i lavoratori. Decidano loro come, dove e quando. Andiamo a fare una discussione di merito sui problemi di Atac. Andiamola a fare»: il senatore Stefano Esposito, assessore dimissionario ai Trasporti di Roma, parla nuovamente di Atac ai microfoni di RadioRadio, durante la trasmissione Un Giorno Speciale. «Ci sono ad Atac - ha detto - dei dirigenti che pensano di essere i padroni dell'azienda. Dove sono le denunce pubbliche di Spirito o di altri dirigenti? Io adesso li sfido pubblicamente. Mi tirino fuori una loro lettera scritta a qualcuno, a una radio, a un assessore alla procura della repubblica dove denunciavano le assunzioni clientelari, le promozioni clientelari che sono state fatte in quell'azienda. La smettano di raccontare balle. Sono stati parte del sistema, è chiaro? Loro stessi sono parte del sistema», minaccia Esposito.

La politica ha le sue colpe, ma il problema è la governance di Atac
E prosegue: «La politica ha le sue colpe sempre, io me le assumo tutte, anche se non le ho praticate, perchè io non ho praticato clientele consociazione. La colpa principale della politica è di aver lasciato quei dirigenti li, di averli promossi, di avergli consentito come a Spirito di stare a 100 mila euro all'anno per andare un giorno alla settimana a lavorare. Queste sono le colpe. Aver consentito stipendi da 200mila pagando premi da 50 mila euro fino a pochi mesi fa. Queste sono le responsabilità della politica».Esposito ha poi spiegato di difendere l'accordo siglato il 17 luglio, «ma quando sono andato a vedere cosa significava - ha aggiunto - applicato solo sulla parte che faceva comodo al capo del personale, ho scoperto delle cose incredibili. Far stare un macchinista 5 ore che poi ne diventano mediamente 6, dentro una cabina a guidare un CAF della linea A o B, senza consentirgli un quarto d'ora per scendere non è dirigere un'azienda, non è fare organizzazione del lavoro, è chiaro? E' semplicemente creare le condizioni perché quell'azienda non funzioni».

Il capo del personale è il primo che va mandato a casa
Esposito si è detto certo che se l'amministrazione Marino non fosse caduta, il sistema sarebbe cambiato: «Ho lasciato e lascerò in eredità le cose che si possono fare in Atac, perché si possono migliorare alcune condizioni che produrrebbero un effetto immediato sul servizio in pochissimo tempo, ma bisogna mandarli a casa. Il capo del personale è il primo che va mandato a casa, perché nei prossimi giorni mi occuperò anche di cosa è successo anche nell'ufficio legale di Atac, perchè li ogni dirigente che è arrivato: dall'amministratore delegato al capo del personale, si è portato gli avvocati di fiducia a cui hanno dato le cause esternamente. Lo dettaglierò. Li è tutta una spesa inutile. Perché il sistema è basato su clientela e consociazione». (Fonte Askanews)