Altro che caos trasporti: questa è una guerra
Lo sciopero che oggi ha nuovamente paralizzato i mezzi pubblici di Roma è l'inizio di una nuova battaglia. In cui sindacati e vertici dell'Atac sono schierati contro il Comune. Colpevole solo, magari goffamente, di voler mettere fine a decenni di malaffare
ROMA – Il diario dell'ennesima settimana di passione per il trasporto pubblico romano, inaugurato lunedì con il crollo del controsoffitto nella Metro A, si chiude oggi con uno sciopero gestito come peggio non si poteva. Prima annunciato da tutti i sindacati; poi ritirato ieri con la mediazione del badante del sindaco, il prefetto Franco Gabrielli; infine riconfermato solo dall'Usb. Con il risultato che tutti i romani, che si erano coricati convinti che oggi i mezzi avrebbero girato regolarmente, solo stamattina hanno scoperto che invece gli autobus, le metropolitane A e B e la Roma-Lido erano state comunque fermate. Una prova in più dell'assoluto potere di veto di cui i sindacati, che vorrebbero farci credere di essere vittime, dispongono all'interno dell'Atac.
Un assessore scomodo
Perché se vogliamo farci un'idea del caos totale in cui versa l'azienda di trasporto, e dunque sperare di trovare una soluzione, dobbiamo prima di tutto smettere di raccontarci favole. È assurdo addossare tutte le colpe al goffo sindaco Ignazio Marino e al suo pittoresco delegato alla Mobilità Stefano Esposito. Che pure di responsabilità ne hanno, prima tra tutte quella di rendersi facili bersagli delle critiche con le loro stesse gaffe: che siano le continue contraddizioni sui viaggi intercontinentali del primo o i cori da stadio in diretta radiofonica e perfino le bestemmie in Consiglio comunale (gliene è scappata una proprio nella seduta di ieri) del secondo. Ma se il primo cittadino e l'assessore torinese sono così malvoluti non è solo per i loro errori comunicativi e amministrativi: è anche e soprattutto perché stanno provando finalmente a ripulire un'azienda che nei decenni era degenerata in un disgustoso verminaio di collusioni, conflitti d'interesse e corruttela diffusa.
Sindacati e dirigenti
Inevitabile che questo tentativo, pur per certi versi maldestro, scatenasse comunque in Atac una vera e propria guerra. Nella quale contro la Giunta si sono schierati i sindacati, la cui influenza negativa abbiamo appunto potuto constatare sia con la sollevazione di oggi che, ancor di più, con lo sciopero bianco di quest'estate durato un mese (per il quale sono appena stati sospesi ben 50 macchinisti, che per creare disservizi fingevano guasti alle metropolitane). E si sono schierati pure i vertici dell'azienda, che ieri hanno reagito con le dimissioni dell'amministratore delegato Danilo Broggi e del direttore generale Francesco Micheli. Anche dietro a questa estrema decisione si nascondono le liti con l'assessore Esposito, ultima delle quali l'accesa divergenza di vedute sul bando per l'acquisto dei nuovi autobus: «Roma Capitale è un'entità molto complessa: idee, orientamenti, lobby – ha lamentato Micheli a Repubblica – L'Atac era un'azienda che andava lasciata tranquilla». Come a dire, lasciateci lavorare in pace da soli. Ma come può la società di via Prenestina permettersi di rivendicare la propria autonomia quando gli ultimi 15 anni della sua gestione (non certo solo per colpa degli ultimi vertici, ci mancherebbe) hanno prodotto «una situazione disastrosa», «un'emergenza» per riparare alla quale servono almeno «30 milioni di euro» di finanziamenti extra dal governo, come ha rivelato lo stesso Esposito? La situazione è arrivata a un tale punto di criticità che forse anche qualche atto di imperio da parte degli uomini forti del Comune, nonostante i loro metodi spicci, potrebbe non far male, anzi. Del resto Atac sarà pure un'azienda indipendente, ma la responsabilità di farla funzionare di fronte ai cittadini se l'è presa la Giunta, che ha ricevuto il mandato popolare. E noi stiamo con chiunque cerchi finalmente di mettere un punto a questa brutta storia durata fin troppo a lungo.
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