Salvini rottama la Lega, per prendersi tutto il centrodestra
Il piano del leader leghista: al posto del vecchio Carroccio, una nuova Lega Italia, o Lega dei popoli. Una lista unica in cui si scioglieranno tutti i partiti della vecchia coalizione. Ma Silvio Berlusconi e Forza Italia ci staranno davvero?
ROMA – I leghisti della prima ora potrebbero considerarlo come un sacrilegio. Peggio, un parricidio: l'uccisione del padre, politico s'intende. Eppure anche il padre in questione, il vecchio Umberto Bossi, pur con qualche borbottio iniziale («La Lega nazionale non esiste, se la faccia da solo Salvini», aveva tuonato all'ultimo raduno di Pontida), sembra essersi convinto della necessità di questa operazione rinnovamento: «Io mi ponevo il problema di seminare il più possibile su tutto il territorio – ammette il Senatur a Il Tempo – per mettere al riparo il messaggio dagli attacchi degli avversari. Oggi a quanto pare Salvini ci sta riuscendo. Forse è stato più bravo di me». Il piano di Matteo Salvini, del resto, è radicale ma piuttosto semplice e sulla carta non fa una piega. Rottamare la Lega Nord, il partito più vecchio tra quelli attualmente rappresentati in parlamento, l'unico rimasto indenne dalla prima Repubblica. E sostituirla con una nuova lista nazionale: che si chiami Lega Italia, Lega degli italiani o Lega dei popoli resta ancora da vedere.
La riunione del centrodestra
Quel che è certo è che non si tratterà solo di un Carroccio allargato all'intero Stivale, né di una semplice somma algebrica dell'odierna Lega Nord e del partito sudista di Noi con Salvini (finora dimostratosi peraltro abbastanza incapace di sfondare nelle urne). Sarà qualcosa di più: un listone unico che, nelle intenzioni, vorrebbe raggruppare tutto il centrodestra, da Forza Italia a La Destra passando per Fratelli d'Italia. Reso necessario non tanto dalle pulsioni unitarie dei vari partiti (che non esistono, visto che si azzuffano tra di loro un giorno sì e l'altro pure), ma dalle regole poste dalla nuova legge elettorale targata Matteo Renzi, che attribuire il premio di maggioranza alla lista invece che alla coalizione: come a dire che le semplici alleanze, di fatto, non serviranno più a niente. L'unica soluzione è quella di sciogliersi in un nuovo, più grande partito.
Comanderà la Lega
Una sorta di Popolo della libertà 2.0, insomma. Solo che stavolta a lanciare l'operazione, appunto, sarà Matteo Salvini (con ogni probabilità il prossimo 8 novembre a Bologna, a conclusione dei tre giorni di «sciopero sociale» convocati contro il governo) e non più, come accadde a fine 2007 sul famoso «predellino» in piazza San Babila, Silvio Berlusconi. E qui, per l'appunto, sta l'incognita principale. Accetterà l'ex Cav, e soprattutto accetteranno i maggiorenti di Forza Italia, un nuovo centrodestra unito, secondo i sondaggi competitivo con il Partito democratico sul piano elettorale, ma stavolta a trazione leghista? Proprio qui risiede il potenziale punto debole dell'intera operazione: perché è vero che, oggi, Forza Italia senza la Lega affonderebbe, ma è anche vero che la Lega da sola non può vincere senza i pochi ma decisivi voti di Forza Italia. Quanto a Salvini, invece, i dubbi sembra averli sciolti molto in fretta. Vale la pena anche di uccidere un marchio storico, nostalgico e ancora trainante nelle urne, se la posta in palio è quella di prendersi tutto il centrodestra.
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