29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
l'appello della parlamentare pd

Riforme, Finocchiaro: «Sul Senato non possiamo tornare indietro»

Secondo la parlamentare toccare l'art.2 vuol dire azzerare il lavoro fatto: il Pd deve restare unito e procedere

ROMA - «Il testo di riforma costituzionale approvato prima a Palazzo Madama e poi alla Camera definisce il Senato come organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali e stabilisce che sia composto da consiglieri regionali e sindaci. Si tratta di una scelta operata conformemente dai due rami del Parlamento, e anzi, rafforzata dall'unico emendamento introdotto dalla Camera all'articolo 2 laddove si dice che i senatori sono eletti dagli organi delle istituzioni territoriali, e non negli organi medesimi». Lo scrive oggi sulle pagine de L'Unità Anna Finocchiaro (Pd), presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, in un articolo sulle riforme costituzionali.

Finocchiaro scrive sull'Unità
«Questa scelta, peraltro - prosegue - non è eccentrica rispetto all'elaborazione politica e culturale del PD (e dei DS prima) poiché tutti ricordiamo, ad esempio, che nella tesi n. 4 del programma dell'Ulivo, e poi nella bozza Violante la scelta era stata quella del superamento del Senato elettivo in favore di un Senato composto da rappresentanti delle istituzioni territoriali. Per inquadrare meglio la scelta di quegli anni, mi limito peraltro a ricordare che nelle tesi dell'Ulivo il Senato, così definito e composto, si inseriva in un quadro istituzionale composto da una Camera eletta con legge elettorale maggioritaria, e che il tutto corrispondeva all'esigenza politica e istituzionale di dare all'Italia una democrazia 'governante'. Allo stesso modo sempre la bozza Violante venne sostenuta in Parlamento pur essendo ancora vigente il Porcellum, e dunque una legge elettorale che consegnava la maggioranza parlamentare alla forza politica (o coalizione) che avesse riportato un voto in più. Mi permetto di osservare che allora nessuno di noi avanzò critiche o riserve circa la 'tenuta democratica' del sistema. Per questo non mi convince la tesi secondo cui noi staremmo operando una scelta pericolosa e sbagliata».

Il Pd non può rinunciare a questa riforma
«Ho già espresso le ragioni - sottolinea Finocchiaro - per le quali non condivido l'ipotesi di un Senato eletto direttamente, ma ora voglio aggiungere che se scegliessimo questa strada, andando ad incidere sull'articolo 2 del testo, saremmo costretti a ripensare, appunto, anche la natura e le funzioni del Senato. Cioè, in definitiva, a ricominciare, considerando il lavoro già fatto e le tante difficoltà superate come inutili. Credo però, con la stessa convinzione, che possa essere accolta, con una modifica, l'esigenza di una diretta indicazione da parte dei cittadini, in occasione delle consultazioni regionali, dei consiglieri e dei sindaci eleggibili a senatori, agendo su un'altra parte del testo che non sia l'articolo 2 e, dunque, evitando di travolgere quanto è già stato votato identicamente da Camera e Senato. Trovo inconcepibile che il Pd non possa arrivare unito all'approvazione del testo in Senato e poi alla Camera. E trovo inaccettabile che il nostro partito, ad un passo dal traguardo e dopo tre decenni di inutili tentativi, dopo tante difficoltà superate insieme (perdonatemi l'insistenza), rinunci all'ambizione di dare al Paese una riforma costituzionale utile, efficace e moderna». (Fonte askanews)