28 marzo 2024
Aggiornato 21:30
Roma | Trasporti pubblici

Renzi-Marino, la telenovela capitale continua

Negli stessi giorni in cui il trasporto pubblico romano è andato in tilt, il sindaco capitolino Ignazio Marino va al contrattacco: «Ho deciso di allontanare tutti i dirigenti responsabili delle inefficienze. Nuova ricapitalizzazione che sfiora i 200 milioni»

ROMA (askanews) - Atac: anno zero. Il sindaco di Roma Ignazio Marino incassa dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti l'assicurazione della copertura, entro il 30 settembre, di 301 milioni di fondi per i trasporti cittadini arretrati «negati al Comune dalle destre» e dalla Giunta altri 200 milioni nell'assestamento di bilancio e sceglie di ricapitalizzare l'azienda. A fronte del salvataggio da mezzo miliardo di euro, però, convoca la stampa e detta le sue condizioni.

Dopo aver porto le proprie scuse «ai romani e i turisti per gli inaccettabili disagi di questi giorni», Marino ha annunciato di voler azzerare il Cda di Atac «dando mandato al direttore generale Micheli di rinnovare il management allontanando tutti i dirigenti responsabili delle inefficienze». Soprattutto ha chiesto le dimissioni formali all'uscente assessore ai Trasporti Guido Improta, a fronte della «situazione drammatica per la qualità dei servizi e dei conti», trovata due anni fa ma mai recuperata nonostante l'impegno della Giunta.

La replica di Improta non si è fatta attendere: in una lunga nota l'assessore renziano ha scritto che «spiace constatare che (Marino, ndr) stia tentando in modo scorretto di accreditare il messaggio che i disagi che sta patendo la città siano responsabilità dell'assessore e del Consiglio d'amministrazione di Atac, dimenticandosi le valutazioni che abbiamo condotto in questi mesi e che coinvolgono anche altri livelli istituzionali. Sin dal 22 giugno scorso ho manifestato inequivocabilmente e in più occasioni l'intenzione di rassegnare le dimissioni da assessore».

Improta, d'altronde, ha partecipato alla sessione di Giunta che ha deciso l'assestamento dei conti: «Marino ha dunque avuto la possibilità di far concludere in modo leale e rispettoso la nostra collaborazione - ha continuato l'assessore nella sua nota - comunicandomi in Giunta, o a margine di essa, di aver maturato la decisione di sostituirmi coerentemente alla situazione che io da tempo avevo a lui prospettato. Ha preferito invece abbandonare la riunione prima della sua conclusione e chiedermi a mezzo stampa le dimissioni, che ho già dato». Ma c'è di più: se il Cda si dimette prima dell'apèprovazione del bilancio consuntivo 2014, la municipalizzata dovrebbe essere commissariata, vanificando tutto il lavoro fatto in questi due anni.

Ad Improta è arrivato il sostegno di Lorenza Bonaccorsi, presidente del Partito democratico del Lazio e deputata Pd, anche lei renziana di ferro: «L'atteggiamento del sindaco Marino sull'assessore Improta è incomprensibile: prima gli chiede di rimanere e di congelare le dimissioni, poi di fronte alle telecamere tenta un improbabile scaricabarile. Improta merita esclusivamente i ringraziamenti per il suo lavoro difficile di questi due anni, fino a qualche ora fa sembrava esserne convinto anche lo stesso sindaco». Poi la bordata: «Dispiace assistere all'ennesimo episodio - spiega Bonaccorsi - estemporaneo di un sindaco che, invece di rimboccarsi le maniche e lavorare per evitare che anche questa sera i romani subiscano il pesante disagio di non sapere se riusciranno a tornare a casa con la metro, si abbandona a improbabili scaricabarile e lancia soluzioni pasticciate che rischiano di peggiorare ancora di più la situazione dei trasporti romani. Il primo cittadino è responsabile di successi e insuccessi dell'Amministrazione, si assumesse oneri e onori».

Ma Marino forse vuole proprio le mani libere per attuare quella che definisce una «rivoluzione»: «Insieme a Zingaretti abbiamo deciso che da oggi Comune, Regione e Atac si impegneranno a cercare un partner industriale mantenendo la maggioranza pubblica dell'azienda». Un soggetto privato cui dare fino al 49% delle quote di partecipazione, a fronte di un'iniezione di risorse fresche.

Contro lo scenario, però, insorge anche Sel: «Noi siamo fermamente contrari all'apertura ai privati dell'azienda municipalizzata dei trasporti - ha attaccato il capogruppo in Consiglio Gianluca Peciola - La Giunta non ha il mandato politico di una scelta del genere. In nessun programma elettorale, nè di centrosinistra, nè di centrodestra, è prevista l'apertura a soggetti privati delle quote azionarie di Atac. Uno stravolgimento del genere non può che passare per l'indizione di un referendum tra i cittadini». Anche il consigliere radicale Riccardo Magi, eletto nella lista civica di Marino, carica: «Improta, ostentando 'renzismo', ha annunciato le proprie dimissioni indebolendo politicamente il sindaco, fino quasi alle estreme conseguenze, nel momento di sua massima difficoltà, un mese fa. Ora Marino si vendica attribuendogli tutte le responsabilità dei mali della mobilità Roma, incluse le proprie. Quale senso dell'interesse pubblico e delle istituzioni emerge da questa vicenda?».

Difficile non notare che risale solo a ieri il nuovo attacco di Renzi al sindaco della Capitale al quale, accomunandolo al presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, aveva detto: «Si occupino delle cose concrete, dei problemi della gente, mettano a posto le loro città, sistemino la sanità. Se sono in grado di governare governino, vadano avanti, altrimenti vadano a casa». Marino sembra avergli risposto con un piano concreto, su un problema molto concreto della città, e un concreto fine corsa per l'assessore a lui più vicino. E la telenovela capitale continua.