29 marzo 2024
Aggiornato 00:00
La verità viene a galla

Mafia Capitale 2, Buzzi donò al Pd 15mila euro

Donazioni volontarie, certamente, e perfino regolarmente certificate. Peccato che i soldi utilizzati non fossero, evidentemente, del tutto “puliti” e peccato – per giunta – che già dai tempi della Leopolda qualcuno avesse giudicato più opportuno nascondere la provenienza di quei contributi straordinari. Ecco quanto Salvatore Buzzi ha elargito al Partito Democratico.

ROMA – La punta dell’iceberg.  Appunto. Sotto il pelo dell’acqua, però, iniziamo a vederne la base, che si allarga giorno dopo giorno.  Solo quarantotto ore fa, avevamo appreso che i soldi che Salvatore Buzzi aveva versato al Pd romano risultavano essere circa 7.000 euro. Era il mese di agosto del 2014, e il Partito Democratico versava in gravi difficoltà economiche. Ci pensò Buzzi, pagando una parte degli stipendi dem, a risolvere l’impasse. Ora, però, viene fuori che i soldi elargiti al Pd sono stati molti di più.

Buzzi:  15mila euro al Pd e 5mila alla Fondazione Open
Dalle carte di Mafia Capitale 2, infatti, emerge adesso un’altra verità. In occasione della raccolta fondi per il Partito Democratico organizzata da Matteo Renzi al Salone delle Tre Fontane di Roma, lo scorso 7 novembre 2014, Salvatore Buzzi ha versato ben 15mila euro al Pd e altri 5mila euro alla fondazione personale del premier, la Fondazione Open, cogestita coi fedelissima Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Tanti soldi, dunque, per partecipare alla Leopolda e aggiudicarsi il favore delle persone che contano. Ad ammetterlo, d’altronde, è lo stesso Buzzi, intercettato durante una telefonata pochi giorni dopo l’evento. Ai pm che lo interrogano in queste ore dichiara: «Noi non abbiamo mai finanziato illegalmente la politica, ma tutto legalmente: Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino, Zingaretti, Badaloni, Marrazzo, tutti praticamente, anche Renzi: tutti contributi dichiarati in bilancio».

Bonifazi invocò la legge sulla privacy
Donazioni volontarie, certamente, e perfino regolarmente certificate. Peccato che i soldi utilizzati non fossero, evidentemente, del tutto «puliti» e peccato – per giunta – che già dai tempi della Leopolda qualcuno avesse giudicato più opportuno nascondere la provenienza di quei contributi straordinari. Nel lontano dicembre del 2014, infatti, il tesoriere del partito democratico Francesco Bonifazi si era impegnato a rendere trasparenti i versamenti effettuati in occasione della raccolta fondi del Pd.  Si trattava, nel complesso, di circa 700mila euro. Bonifazi, però, si rifiutò di rendere noti i nomi dei donatori, invocando il rispetto della legge sulla privacy: «Ferma restando l’intenzione del partito di dare massima trasparenza alla cena di finanziamento esistono ostacoli oggettivi legati alla normativa sulla privacy e sulla divulgazione dei dati.»

Donazioni restituite al mittente (?)
Vale la pena sottolineare quanto Matteo Renzi conosca bene la legge sulla privacy (che tutela il diritto all’anonimato di quanti vogliono elargire libere donazioni ai partiti nazionali), giacché dal 2007 ad oggi ha raccolto attraverso le sue fondazioni circa 4 milioni di euro, e si conosce la provenienza solo del 40% di questi soldi. Il tesoriere della Fondazione Open, Alberto Bianchi, sollecitato dai giornalisti che l’hanno intervistato, ha tuttavia sottolineato che i soldi versati da Buzzi sono stati tutti restituiti al mittente. Vale anche per quelli altrettanto generosamente donati al Partito Democratico?