18 aprile 2024
Aggiornato 21:00
Il Pontefice alla Cei

Corruzione, Papa ai vescovi: non siate timidi nel denunciare il malaffare

Combattere la corruzione: questa la richiesta di Papa Francesco I ai vescovi riuniti in occasione dell''assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Il malaffare - spiega il Pontefice - è riuscito ad impoverire famiglie, pensionati, giovani e onesti lavoratori, ed è per questo che i vescovi, in qualità di pastori, devono sconfessare la corruzione.

ROMA - Papa Francesco tuona contro la corruzione e lo fa in occasione del discorso introduttivo all'assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, riunita nell'aula del Sinodo. Con parole decise e impietose, il pontefice chiede ai vescovi riuniti di «non essere timidi o irrilevanti nello sconfessare e nello sconfiggere una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata che è riuscita a impoverire, senza alcuna vergogna, famiglie, pensionati, onesti lavoratori, comunità cristiane, scartando i giovani, sistematicamente privati di ogni speranza sul loro futuro, e soprattutto emarginando i deboli e i bisognosi».

Il vescovo pastore
Il Pontefice punta l'attenzione anche sull'importanza imprescindibile dei laici, quindi è necessario «rinforzare l’indispensabile ruolo di laici disposti ad assumersi le responsabilità che a loro competono». Papa Francesco ha precisato che il vescovo deve rivestire, in questo caso, il ruolo di pastore, non pilota. «I laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale», afferma, infatti, il Pontefice.

Consolare, aiutare, incoraggiare gli oppressi
L'appello ai vescovi si fa più insistente quando Bergoglio chiede che essi incoraggino e aiutino chi soffre in questo frangente storico delicato e avvilente: «In questo momento spesso siamo accerchiati da notizie sconfortanti, da situazioni locali e internazionali che ci fanno sperimentare afflizione e tribolazione». I vescovi, quindi, siano protagonisti di coraggio in queste fragilità: «A noi viene chiesto di consolare, di aiutare, di incoraggiare, senza alcuna distinzione, tutti i nostri fratelli oppressi sotto il peso delle loro croci, accompagnandoli, senza mai stancarci di operare per risollevarli con la forza che viene solo da Dio», ha spiegato il vescovo di Roma.

La concretezza della Chiesa
Un passo pregnante del discorso di Francesco è da riscontrarsi sicuramente nella richiesta che vedrebbe i vescovi italiani come promotori di progetti concreti e tangibili, non più aleatori e destinati a figure specialiste e lontane dalla quotidianità: nelle «scelte pastorali e nella elaborazione dei documenti non deve prevalere l’aspetto teoretico-dottrinale astratto, quasi che i nostri orientamenti non siano destinati al nostro popolo o al nostro Paese, ma soltanto ad alcuni studiosi e specialisti, invece dobbiamo perseguire lo sforzo di tradurle in proposte concrete e comprensibili», continua il Santo Padre.

La strada da seguire nelle diocesi
Papa Francesco non manca di segnare una linea da seguire nelle diocesi, dove troppo spesso «manca l'abitudine di verificare la recezione di programmi e l'attuazione dei progetti», spiega Bergoglio, che continua «ad esempio, si organizza un convegno o un evento che, mettendo in evidenza le solite voci, narcotizza le comunità, omologando scelte, opinioni e persone. Invece di lasciarci trasportare verso quegli orizzonti dove lo Spirito Santo ci chiede di andare», conclude il Pontefice rivolgendosi ai vescovi.