24 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Venerdì arriverà il decreto sulle pensioni

Padoan: «Rispetteremo i vincoli con Bruxelles»

Restituire una parte dell'indicizzazione sulle pensioni con un criterio di gradualità e tenendo conto delle fasce di reddito utilizzando in tutto o in parte il famoso 'tesoretto' del 2015 ottenuto grazie allo spazio di manovra sul deficit. Il tutto mantendo fermo l'obiettivo del disavanzo nominale al 2,6% indicato nel Def. Ci riusciranno?

Roma (askanews) - Restituire una parte dell'indicizzazione sulle pensioni con un criterio di gradualità e tenendo conto delle fasce di reddito utilizzando in tutto o in parte il famoso 'tesoretto' del 2015 ottenuto grazie allo spazio di manovra sul deficit. Il tutto mantenendo fermo l'obiettivo del disavanzo nominale al 2,6% indicato nel Def. E' questa la strada sulla quale si sta muovendo il governo in vista del varo di un decreto, molto probabilmente già questo venerdì, per superare l'impasse aperto dalla sentenza della Consulta che ha bocciato lo stop alle rivalutazioni delle pensioni deciso nel 2011 dal tandem Monti-Fornero.

Padoan: Rispetteremo i parametri del Def
E mentre cresce il pressing della Ue su Roma per disinnescare rapidamente la potenziale mina sul bilancio italiano, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan da Bruxelles ha assicurato ancora una volta che il governo troverà «una soluzione in armonia con i dettami della sentenza della Corte costituzionale, che rispetterà i parametri del Def», ossia gli obiettivi di deficit e la regola del debito. Una via obbligata per l'Italia se non vuole incappare in una procedura di infrazione europea con conseguenze «gravissime» per lo Stato. Il Tesoro è quindi al lavoro per mettere a punto un meccanismo di rimborso «parziale e selettivo» che tenga conto del principio della «progressività e temporaneità» come suggerito dalla stessa Corte e questo, secondo quanto ha spiegato il titolare di via Venti Settembre, vuol dire che saranno protette le pensioni più basse rispetto a quelle più alte. In pratica, la restituzione sarà modulata in base al valore dell'assegno: avrà di più chi ha un reddito più basso e meno, via via, chi lo ha più altro. Sulle fasce non è stata presa ancora nessuna decisione ed è molto probabile che il ministero dell'Economia si prenderà tutto il tempo a disposizione fino a venerdì per effettuare tutti i calcoli e le simulazioni.

Resta alta la guardia di Bruxelles
Poi, così come ha accennato ancora Padoan, toccherà al governo prendere una decisione politica nel rispetto dei numeri del quadro di finanza pubblica. «Noi - ha sottolineato anche il responsabile del Welfare Giuliano Poletti - vogliamo lavorare in direzione di una soluzione che sia equa, coerente con la sentenza e sostenibile per i conti pubblici». Le risorse per i rimborsi arriveranno quindi dal 'bonus' da 1,6 miliardi (lo 0,1% del Pil) spuntato in dote per quest'anno dalle pieghe del Def (cioè dalla differenza fra il quadro programmatico e quello tendenziale) e da altri fondi che dovrebbero essere reperiti attraverso ulteriori tagli di spesa ancora da definire. Addio, quindi, all'ipotesi su cui si è molto discusso di destinare questo 'tesoretto' agli incapienti o alla lotta alla povertà. Intanto, la guardia di Bruxelles resta alta e nelle raccomandazioni di mercoledì metterà l'Italia sotto "monitoraggio" per capire l'impatto della sentenza sui conti pubblici, condizionando alla partita sulle pensioni l'utilizzo della flessibilità di bilancio garantita dalle nuove regole. L'esecutivo dovrà quindi mantenere immutato al 2,6% il rapporto deficit/Pil di quest'anno e non potrà pensare, almeno sulla carta, di recuperare altre risorse alzando l'asticella del disavanzo più in alto. Da qui l'evidenza di non poter restituire l'intero importo della perequazione che avrebbe un costo lordo fino a 19 miliardi di euro.