20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Critiche sul ddl della «buona scuola»

SEL: «Renzi non può ignorare le piazze»

«Quello che Renzi e il suo Governo non vuole ascoltare nelle Aule parlamentari, dovrà da ora in avanti sentirlo forte e chiaro nelle piazze», lo afferma la senatrice Alessia Petraglia, capogruppo di Sel in Commissione Istruzione a Palazzo Madama.

ROMA (askanews) - «Quello che Renzi e il suo Governo non vuole ascoltare nelle Aule parlamentari, dovrà da ora in avanti sentirlo forte e chiaro nelle piazze. La larga adesione allo sciopero di oggi, infatti, è la conferma di quanto sia cinico e vile il ricatto della 'Buona Scuola': approvare a scatola chiusa o mandare a casa decine di migliaia di docenti, compromettendo percorsi educativi e formativi. Ma non si gioca con la vita delle persone e le persone sono stanche di essere usate, umiliate e prese in giro. I giochetti sono finiti!». Lo afferma la senatrice Alessia Petraglia, capogruppo di Sel in commissione Istruzione a Palazzo Madama.

Tante chiacchiere, poche assunzioni
«Poco tempo fa - prosegue - abbiamo scoperto la verità sui numeri della sbandieratissima stabilizzazione dei docenti prevista nel ddl. Voglio ricordarli oggi: gli assunti saranno 100.701 e non 148.000 come pomposamente annunciato nelle scorse settimane, di cui 37.000 nella scuola dell'infanzia e primaria, 17.000 nella scuola secondaria, 44.000 nella scuola secondaria di secondo grado e 1.200 insegnanti tecnici, vincitori del concorso 2012 o inseriti nelle Gae. Il governo ci deve dire che futuro avranno gli altri 150mila precari che rischiano di perdere il posto di lavoro con questa riforma e come intende garantire l'organico della scuole a settembre 2015 se non si utilizzeranno tutti i precari attualmente al lavoro nelle scuole. La verità è che questa riforma demolisce la scuola pubblica mancando di una strategia di investimento sull'istruzione e la formazione. Da parte nostra - conclude Petraglia - saremo sempre accanto agli studenti e agli insegnati, a coloro che più di ogni altro, conoscono le esigenze della scuola».