29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
L'annuncio

Veneto e Lombardia chiudono le frontiere

Zero posti in Veneto e in Lombardia per l'accoglienza dei migranti. Lo hanno fatto sapere Luca Zaia e Roberto Maroni, in un moto di ribellione nei confronti della pessima gestione dell'emergenza da parte del governo. Non tutti, però, reagiscono così: Bologna e la Basilicata hanno annunciato disponibilità ad accogliere nuovi arrivi.

ROMA - Luca Zaia e Roberto Maroni non ci stanno. Dure, le parole del governatore della Lombardia a proposito dell'emergenza immigrazione, con gli sbarchi che in queste ore proseguono senza tregua: «Non ci stiamo a subire quest'invasione, quindi zero posti in Lombardia finché continuerà questo atteggiamento irresponsabile da parte del governo». Pieno sostegno, insomma, alla posizione del presidente della Regione Veneto: «Sottoscrivo in pieno la posizione espressa da Luca Zaia, che ha detto che in Veneto ci sono 'zero posti'. Anche in Lombardia ci sono zero posti».

Zero posti da Lombardia e Veneto
Un'emergenza, ad avviso dei due governatori leghisti, che il governo sta gestendo malissimo, «assegnando» i nuovi arrivati ai territori, senza, però, coinvolgerne i vertici. E la protesta sarebbe bipartisan. A detta di Maroni, «c'è una reazione molto forte e negativa anche da parte degli stessi sindaci del Pd». Quindi, per il presidente lombardo, «non c'è la disponibilità, se non sedersi a un tavolo e discuterne, ma questo il governo non lo fa».

Bologna e Basilicata capitali dell'accoglienza
Eppure, non sono di tale avviso nè il sindaco di Bologna, nè il governatore della Basilicata. Valerio Merola, infatti, ha sottolineato la necessità di «azzerare il clima di esasperazione agitato dalla destra xenofoba"​: per questo, ha spiegato, a Bologna «abbiamo creato un hub regionale che sta funzionando grazie alla chiusura di un Cie, che sono strumenti di tortura. Inoltre sempre ieri abbiamo inaugurato un altro hub dedicato ai profughi minori"​. Da parte sua, il governatore della Basilicata Marcello Pittella (Pd) ha dichiarato la sua regione disponibile «a raddoppiare il numero dei migranti ospiti sul suo territorio», che passeranno quindi da mille a duemila. La loro accoglienza avverrà «in piccoli gruppi omogenei, in quasi tutti i paesi della regione», all'interno di «cooperative già operanti».

Un problema europeo
Eppure, la questione è seria. Hanno sfondato quota 16mila gli arrivi da inizio 2015: lo riportano i dati del Viminale, ai quali si aggiungono quelli dell'Unhrc secondo cui sono 500 le vittime nel Mar Mediterraneo. Gli sbarchi continuano inarrestabili in Sicilia, Sardegna e Calabria, ma si teme un'intensificazione con l'arrivo del bel tempo. Il problema, però, non è solo italiano. Anche l'Europa, nelle ultimissime ore, ha lanciato un allarme a proposito dell'emergenza. La situazione nel Mediterraneo «è grave e peggiorerà nelle prossime settimane e mesi»,  ha affermato Natasha Bertaud, portavoce del Commissario agli Affari interni e all'Immigrazione, ma «dobbiamo essere franchi, la Commissione non può fare da sola". Insomma: i costi per il salvataggio dei migranti, attualmente in carico all'operazione Triton - che pure più volte ha dimostrato la sua insufficienza -, per l'Europa, a lungo andare, sono insostenibili.

Alfano: servono nuovi posti letto
Di certo, lo sono anche per il nostro Paese, che è in prima linea nelle operazioni di soccorso, e che dopo la strage del 3 ottobre ha messo in piedi con le sue sole forze Mare Nostrum, ben più efficace e costoso del programma attuale. A ciò, si aggiungono i costi dell'accoglienza: lo scorso martedì, il ministro dell'Interno Angelino Alfano, allertando i prefetti, aveva dichiarato che «bisogna reperire nuovi posti letto poiché i centri di accoglienza sono tutti in soprannumero». Una situazione davanti alla quale Luca Zaia e Roberto Maroni hanno trovato una sola, possibile, risposta: chiudere le frontiere dei propri territori.