Il CdM approva il modello del super manager RAI di Renzi
Approvato il disegno di legge sulla Rai dal Consiglio dei Minsitri. Il testo è stato fortemente voluto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e ha creato non pochi dissapori in casa Pd. Non ultima la crepa creata da dodici senatori del Partito democratico che hanno proposto un disegno di legge contrastante rispetto a quello del premier.
ROMA - È stato approvato il disegno di legge sulla Rai dal Consiglio dei Minsitri. Il testo è stato fortemente voluto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e ha creato non pochi dissapori in casa Pd. Non ultima la crepa creata da dodici senatori del Partito democratico che hanno proposto un disegno di legge contrastante rispetto a quello del premier. Il modello a cui Renzi pensa per un mutamento profondo dell'assetto della radiotelevisione italiana è quello di un super manager con poteri rafforzati rispetto a quelli dell'attuale amministratore delegato.
BRUNETTA E IL GOLPE - Per Renato Brunetta «siamo alla soglia del colpo di Stato». Il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio commenta così la situazione relativa alla legge elettorale e all'accelerazione del governo che porta il 27 aprile la legge elettorale in Aula. L'attacco di Brunetta è duro: il Partito democratico si muove in modo autonomo, accompagnato dal silenzio del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Per il capogruppo dei forzisti questa è una «strumentalizzazione della riforma fondamentale a fini elettorali». «Noi diciamo che questo è un golpe, che questo è un colpo di Stato, che questo è un ricatto all'intero Parlamento», continua Renato Brunetta.
LA SCELTA DI RENZI - Un'altra riforma sembra sulla stessa strada: quella della Rai. Il premier sembra, infatti, andare in tutt'altra direzione rispetto ai lavori dei tecnici del governo e di Antonello Giacomelli – sottosegretario all'Economia –. Già da due settimane il premier sembra aver scelto il sistema da adottare per rivoluzionare la radiotelevisione italiana: il modello è quello che caratterizza tutte le Spa partecipate dallo Stato, con un Consiglio di amministrazione formato da sette membri, dei quali due nominati dal governo - un Amministratore delegato unico con poteri importanti in merito alla gestione finanziaria e un direttore editoriale –, due dalla Camera, due dal Senato e uno in rappresentanza dei lavoratori. Non sembrano tutti concordi, però, sul sistema scelto dal presidente del Consiglio e dodici senatori del Partito democratico hanno presentato una loro proposta di legge sulla riforma della radiotelevisione italiana.
IL SISTEMA ALLA TEDESCA DEI 12 - Quello che propongono i dodici è un sistema duale alla tedesca – l'altra opzione scartata dal premier in favore di quella improntata sul modello Spa. Il testo presentato dai senatori del Pd prevederebbe la costituzione di un Consiglio di Sorveglianza che sovrintenda il lavoro di un Consiglio di Gestione. Undici i membri che comporrebbero secondo il testo il Consiglio di Sorveglianza. Di questi undici, il presidente sarebbe scelto dai presidenti di Camera e Senato, sei verrebbero eletti dalle due Camere, due dai lavoratori (e uno dovrebbe essere un giornalista), due dal governo; il Consiglio di Gestione comprenderebbe, invece, un Amministratore delegato e altri due funzionari.
LA CREPA NEL PD - Il Partito democratico si spacca, dunque, anche sulla riforma Rai, dopo aver mostrato segni di incomprensioni anche riguardo l'Italicum. Il fatto che in dodici abbiano 'contraddetto' il segretario e premier sembra non far prospettare nulla di positivo. Renzi non dorme sogni tranquilli, ma intanto i firmatari della proposta di riforma duale rassicurano il premier e il governo: «Nessuna volontà di mettere i bastoni fra le ruote, solo un contributo alla discussione che ci dovrà essere in Parlamento», specificano i dodici. Intanto la crepa si allarga e lo scontro si fa palpabile. La situazione nel Partito guidato dal premier Renzi non sembrano floride ultimamente. Lunedì il presidente del Consiglio si pronuncerà a proposito della linea da seguire nelle riforme. Intano il capogruppo dell'area riformista, Roberto Speranza, è andato dal segretario di partito per trovare un terreno comune in merito ad alcune modifiche da apportare alla legge elettorale, facendo in modo che la crepa non continui ad allargarsi inesorabilmente. Sembra, però, che i renziani siano decisi ad approvare in via definitiva l'Italicum alla Camera, quindi senza apportare alcun cambiamento. Le tensioni salgono e Renzi, l'uomo solo al volante, inizia a temere per l'instabilità del suo partito.