18 agosto 2025
Aggiornato 21:30
Varese, il segretario leghista propone di dare le armi ai cittadini

Pinti: «Cittadini, se costretti fatevi giustizia da soli»

Dopo l'ennesimo episodio di criminalità, la proposta shock della Lega di Varese: concedere il porto d'armi ai cittadini. Una proposta subito contestata dai sindacati di polizia, che l'hanno associata a un'uscita da campagna elettorale. Eppure, siamo sicuri che seguire l'esempio degli Usa possa essere un aiuto per contrastare la criminalità e non un incentivo alla violenza e alla tensione sociale?

VARESE – Sono passate poche settimane, da quando Graziano Stacchio, benzinaio vicentino, ha ucciso con un colpo di fucile un rapinatore che stava minacciando la commessa di una gioielleria vicina. E dopo che Stacchio è diventato, specialmente tra le file Lega, eroe nazionale e simbolo dei pericoli della dilagante criminalità, dal Carroccio arriva una proposta shock: «Diamo le armi ai cittadini, così non si può andare avanti». Una proposta che il segretario cittadino della Lega di Varese Marco Pinti ha affidata ai giornali locali a seguito di un fatto di cronaca che ha allarmato la cittadinanza. Nella tarda serata di giovedì 19 febbraio, infatti, una gang di rapinatori salvadoreñi armati di machete ha infilato tre tentativi di rapina ai danni di altrettanti gruppi di persone nel pieno centro di Varese. I malviventi sono stati fermati dalle forze dell’ordine prima che potessero mettere a segno il colpo.

SINDACATI DI POLIZIA: SPUNTO DA CAMPAGNA ELETTORALE - Da qui, la proposta di Pinti: «concedere il porto d’armi a tutti i cittadini che ne facciano richiesta per consentire una adeguata difesa personale». «Sembra una provocazione – ha spiegato a ilfattoquotidiano.it – ma in realtà è una proposta disperata. Quasi l’ultima e definitiva ammissione che non stiamo correndo il rischio far west, siamo già al far west. È la logica conseguenza alle politiche scellerate si questo governo che tra decreti svuota carceri e immigrazione incontrollata sta riempiendo le strade di delinquenti». Eppure, secondo i sindacati di polizia, tale proposta, anziché scongiurare il far west, ne favorirebbe l’instaurazione, perché metterebbe ulteriormente a rischio la sicurezza dei cittadini. Paolo Macchi, segretario provinciale del Siulp, si è così espresso sull’argomento: «L’episodio delle rapine con machete fa certamente preoccupare perché ci riporta a stili animaleschi e grotteschi e come previsto si sta scatenando il tamtam della politica, che però ancora una volta rischia di trasformare un problema dei cittadini in spunto per le campagne elettorali». Insomma,  l’assioma che identifica la soluzione alla proliferazione della criminalità con la detenzione delle armi da parte dei cittadini suscita, almeno tra i sindacati delle forze dell’ordine, non poche perplessità.

SEGUIRE L’ESEMPIO DEGLI USA? - Forse banale, ma certamente esplicativo il parallelismo con gli Stati Uniti d’America, dove il Secondo Emendamento concede ai cittadini il diritto di possedere e imbracciare armi da fuoco. Tragicamente noti, i numerosissimi episodi di cronaca che sono sfociati da tale diritto, e che più di una volta hanno coinvolto anche minori: si ricordi solo la strage di 20 alunni della scuola elementare e di 6 adulti a Newtown, il 14 dicembre 2012. Negli ultimi 30 anni, negli USA si sono verificate 62 stragi, ciascuna delle quali ha causato almeno 4 morti. A partire da Columbine (1999), ci sono state 130 sparatorie in edifici scolastici, metà delle quali ha provocato più di un morto o di un ferito. Secondo i ricercatori della Harvard School of Public Health, gli omicidi commessi con armi da fuoco aumenterebbero quanto più ne cresce la disponibilità. D’altra parte, negli Stati Uniti ci sono circa 300 milioni di armi da fuoco in mano a civili, un record mondiale in termini pro capite (88,8 ogni 100 abitanti, ben di più dello Yemen, secondo con 54,8). Benché gli USA rappresentino meno del 5% della popolazione del pianeta, gli americani possiedono il 40% delle armi da fuoco in mano a civili di tutto il mondo. Come se non bastasse, ogni anno negli USA muoiono circa 30mila persone (cioè 80 al giorno) in seguito ad atti di violenza legati proprio all’uso di armi da fuoco. Negli USA il tasso di omicidi è 15 volte più alto che in altri Paesi sviluppati e la maggior parte di questi omicidi viene commessa con armi da fuoco.

IL CITTADINO PUÒ FARSI GIUSTIZIA DA SOLO? - «A chi si oppone alla mia proposta portando il solito argomento degli Stati Uniti replico – ha affermato Pinti – con l’esempio della vicina Svizzera, dove ogni maschio adulto abile al servizio militare ha in casa un fucile passato dal governo e dove le stesse statistiche di cui sopra dicono che il numero di omicidi commessi con armi da fuoco sono in linea con quelli che accadono nel nostro paese dove le armi facili le hanno solo i delinquenti». In ogni caso, ci si potrebbe chiedere anche se sia giusto che uno Stato avalli l’idea che la difesa del cittadino e la gestione della giustizia competa al cittadino stesso,  piuttosto che assumersela come suo esclusivo dovere . Il fatto che i  privati possano detenere armi per propria difesa, cioè, rischia di legittimare l’iniziativa del singolo nel farsi giustizia, depauperando di quel compito le autorità deputate a farlo. Ovviamente, con tutte le conseguenze del caso, legate tanto alla pubblica sicurezza, quanto alla legalità, ma che interpellano anche questioni anche più profonde, come la concezione stessa di «giustizia» e il valore della vita in quanto tale. Perché lo stesso Stacchio, che pure ha sparato per difendere una commessa indifesa, non potrà che portare, per il resto della sua esistenza, il peso di aver causato la morte di un uomo.