Altieri: «Chi ha finanziato i partiti lo ha fatto per affinità ideali»
Il presidente della Federazione Generale delle Cooperative Italiane commenta le parole del presidente di Legacoop Mauro Lusetti sulla questione dei finanziamenti delle coop ai partiti politici. Per Rosario Altieri si tratterebbe di una «questione di altri tempi, anacronistica». Oggi non c'è traccia di un meccanismo simile nella realtà delle cooperative italiane.
ROMA - Il presidente della Federazione Generale delle Cooperative Italiane commenta le parole del presidente di Legacoop Mauro Lusetti sulla questione dei finanziamenti delle coop ai partiti politici. Per Rosario Altieri si tratterebbe di una «questione di altri tempi, anacronistica». Oggi non c'è traccia di un meccanismo simile nella realtà delle cooperative italiane.
Come funziona il meccanismo di finanziamento delle cooperative ai partiti?
Bisogna rifarsi a quando le associazioni erano cinghie di trasmissione dei partiti politici. Ci riferiamo alla prima Repubblica, quando in ogni settore di attività c'erano associazioni che venivano individuate come associazioni legate al mondo socialista, al mondo cattolico e al mondo laico. Quindi la vicinanza di queste associazioni alle varie categorie imprese potevano avere un rapporto sufficientemente organico con i partiti politici. Ma questa è ormai una realtà che appartiene al passato, ad una società che era divisa per schemi ideologici. Noi abbiamo una realtà molto diversa, si naviga ormai da tempo nella più piena autonomia e quindi il problema non esiste più, appartiene ad un'epoca nella quale io non ho avuto mai modo di conoscere i meccanismi di queste realtà. Credo che Lusetti nella sua relazione al Congresso si riferisse a quei tempi, non a oggi.
Su La Repubblica c'è una intervista a Lusetti in cui il capo della Legacoop afferma: «Troppi nei partiti pronti a vendersi. Ecco perché le coop oggi dicono basta».
Mi parla di questioni che non conosco: l'associazione che io presiedo non ha mai praticato questi meccanismi. Forse perché l'associazione laica era meno organica ai partiti politici. Per l'epoca nella quale sto presiedendo questa associazione e forse per la caratteristica dei rapporti che ha sempre avuto con le istituzioni e i partiti politici, non si sono mai verificati casi del genere. In una società precedente al '92, o comunque durante gli anni Ottanta, in cui l'ideologia era ancora la discriminate dei rapporti tra le varie forze politiche e c'era questa penetrazione dei partiti nel mondo organizzato, nella società civile forse questi meccanismi erano praticati. Ma parliamo di imprese di coloro che mettono insieme la ricchezza del paese, che potevano essere influenzati dal punto di vista ideologica. Ci riferiamo, in ogni caso, a qualcosa di appartenente al passato.
Questo tipo di atteggiamento praticato dalle coop rosse non vi ha danneggiato?
Dire che non ci devono essere queste cose non vuol dire che ci siano. Io non ho praticato e non conosco casi di questo genere. Ad esempio, per quanto riguarda il mondo della cooperazione e le tre centrali storiche che vengono individuate con i colori una volta appartenenti alle varie formazioni politiche (rosse quelle di sinistra, bianche quelle cattoliche e verdi quelle laiche), oggi se dicessimo che le associazioni rappresentano quel mondo ideologico diremmo una cosa almeno anacronistica. Il fatto stesso che queste tre strutture, queste tre identità si mettono insieme per costruire l'alleanza delle cooperative italiane significa che questi schemi del passato appartengono ad un'epoca che non è più attuale.
Ma questo modo di fare vi ha svantaggiati commercialmente?
Non credo, perché chiarire che non ci siano commistioni significa semplicemente dire quello che è: non ci sono commistioni. Il presidente Lusetti ha voluto dire che mai ci saranno situazioni di questo genere. Non mi pare che questo possa svantaggiare. Quando tutte queste associazioni di rappresentanza del mondo delle imprese fornivano forme di finanziamenti ai partiti non era per un vantaggio commerciale o perché si comprava la benevolenza dei partiti o delle istituzioni: ciò avveniva perché si condivideva una visione di società che era impostata sui principi cattolici, sui principi marxisti o sui principi laici. Non c'è, però, un nesso tra il finanziare un partito e avere dei vantaggi commerciali. Questo non c'è oggi che non ci sono i finanziamenti e non c'era neanche ieri quando questi finanziamenti potevano esserci.
Quale era quindi il senso di questi finanziamenti?
Era quella della condivisione di un modello di società e se si poteva aiutare un partito che condivideva la prefigurazione di un modello di società lo si faceva ma non c'è un nesso non c'è un rapporto causa e effetto. Queste sono pratiche lecite e il presidente Lusetti si riferiva solo a situazioni più che lecite. E questo rapporto di casualità in cui c'è un finanziamento e c'è un beneficio non è mai esistito, per quanto ci riguarda.
Non hanno sempre pagato tasse privilegiate?
L'articolo 45 della Costituzione italiana afferma che la Repubblica riconosce la funzione sociale dell'impresa cooperativa e la tutela e la promuove attraverso dei regimi fiscali. Lo Stato aiuta la cooperativa ad esistere e a svilupparsi perché svolge una funzione sociale all'interno dell'economia del Paese. Il vero problema è che è una forma di democrazia economica che viene tutelata dallo Stato perché non divide gli utili fra i soci, perché non delocalizza e non ha un padrone e dei servi, ma perché ha tutti i soci lavoratori che concorrono a lavorare e ad avere gli stessi diritti. La cooperativa quando a fine esercizio, dopo il bilancio, si accorge di aver prodotto utili, non se li intascano i soci, ma vanno nel patrimonio dell'impresa e vengono investiti per sviluppare l'impresa stessa. Se la cooperativa si scioglie, tutto il patrimonio accumulato non viene diviso dai soci, ma va ai fondi mutualistici per sviluppare realtà simili. Non confondiamo le cose nobili di cui parliamo con situazioni che non appartengono né al mondo delle cooperazioni, né alle tre associazioni che danno vita alle alleanze né alle pratiche di ogni lavoratore onesto e per bene.
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