18 aprile 2024
Aggiornato 15:30
La nuova LN si presenta in una Roma che sente già sua

Salvini cancella la secessione, lancia l’autonomia e punta al Sud

Questa mattina, proprio dalla famigerata «Roma ladrona», Salvini ha lanciato la corsa del Carroccio al Sud. Il simbolo del nuovo progetto, aperto a tutti purché «con la fedina penale pulita», porta il suo nome e i colori del blu e del giallo - che insieme fanno il verde, ha sottolineato il segretario -. Un Salvini che ha tentato di ricucire con quelli che, un tempo, Bossi definiva «Terùn»

ROMA - La sala del Mappamondo di Montecitorio gremita, popolata da molte di più di quel centinaio di persone previste: giornalisti, ma anche sostenitori e deputati. Matteo Salvini arriva tra gli applausi, pronto ad annunciare il nuovo progetto: una Lega aperta anche al Centro-Sud, portatrice dei suoi valori originari, ma anche disposta a «contaminarsi». E, ovviamente, portatrice di una visione del mondo rigorosamente alternativa «rispetto a Renzi e alla sinistra».

NELLA VECCHIA «ROMA LADRONA» PRESENTATO IL NUOVO TESTAMENTO DELLA LEGA - Salvini apre con gli auguri natalizi, accompagnati da un piccato riferimento alla vicenda del presepe espunto da quell’ormai famoso preside del De Amicis di Bergamo: «Buon Natale, e non è così scontato, visto che la follia e la vergogna della propria identità e della propria cultura ormai dilaga in qualche scuola». Il Matteo milanese, così, presenta, propria in quella «Roma» che, in un tempo non troppo lontano, la Lega chiamava «ladrona» –  un insulto che per anni è stato il cavallo di battaglia di Bossi – una Carta dei Valori in cinque punti che, chi vorrà aderire, potrà da questa mattina sottoscrivere. L’identità della Lega non cambia, ci tiene a precisare il suo segretario federale: tanto che le parole d’ordine rimangono autonomia, federalismo, autodeterminazione. La Lega non cambia; di certo, però, con una rapida virata sotto il Po, pare aprirsi a quelle che Salvini ha definito «le splendide diversità dell’Italia», che il nostro Paese deve imparare a valorizzare, al contrario, ovviamente, di quanto sta facendo l’»accentratore» Renzi. Insomma, «c’è voglia di autonomia collegata a responsabilità», fa sapere Salvini, introducendo i «cinque comandamenti» della nuova Lega.

I CINQUE COMANDAMENTI - Il primo? Difendere il Made in Italy. Difendere l’Italia in Europa e l’Italia dall’Europa, «fonte dei nostri problemi». Uscire dall’euro per riacquistare la sovranità, nella speranza che il nuovo inquilino del Quirinale non sia uno dei tanti servi di Bruxelles, colpevoli, secondo Salvini, di aver tradito gli interessi patrii per inseguire diktat dannosi e controproducenti. Il secondo, limitare e controllare l’immigrazione. E su questo la Lega non si smentisce di certo: no secco ai clandestini a cui «paghiamo le notti in albergo», mentre gli italiani muoiono di fame. Il terzo, abolire la legge Fornero e gli studi di settore. E inseguire ricette economiche del tutto alternative rispetto a quelle targate Matteo premier, che mettano al centro i cittadini e non lo Stato. Un esempio? Togliere il limite dei 1000 euro – soldi legittimamente guadagnati dai cittadini – per i pagamenti in contanti. Insomma, dal Segretario del Carroccio bocciatura totale per quanto sta facendo il Governo e quella «marionetta di Bruxelles» che lo guida. Il quarto, perseguire una politica all’insegna della legalità e della giustizia: basta indulti, svuotacarceri, depenalizzazione dei cosiddetti «reati minori», sgombero delle case popolari occupate abusivamente, chiusura dei campi rom – sì, proprio quelli di cui, come sembra emergere dalle recenti indagini, Maroni avrebbe finanziato l’apertura –. Un cenno all’imprenditore bergamasco condannato a 6 anni per aver ucciso un ladro per legittima difesa: «Chi si difende, va in galera; chi ruba, no». Il quinto, rimettere in moto il mercato del lavoro e l’impresa autoctona. In primis, difendendo l’eccellenza italiana: cosa che, per il Matteo padano, «l’altro» Matteo non sta facendo assolutamente, specialmente in Europa. Del resto, per Salvini, che il semestre italiano di presidenza sia ormai sul far della sera, «nemmeno gli usceri del Parlamento europeo se ne sono accorti». Un semestre europeo, dunque «senza voto», trascorso senza infamia né lode, in cui Renzi neppure è riuscito a difendere gli interessi italiani su un punto fondamentale per far ripartire l’economia: il made in Italy. «Chissenefrega della concorrenza e del mercato» europei, tuona Salvini, se questo significa andare contro gli interessi del nostro Paese.

NUOVA LEGA, NUOVO SIMBOLO - Così, dopo aver presentato il suo programma, il Matteo targato Milano si sente di dover fugare ogni dubbio, ogni ombra di incoerenza tra questo nuovo progetto politico e quello che, per anni, escludeva esplicitamente le Regioni a sud della Toscana e auspicava, addirittura, un’autonomia del Nord. Pertanto, il leader di questo nuovo Carroccio nazionale garantisce che la Lega non è mai stata contro i «meridionali»: «Non abbiamo mai attaccato il Centro e il Sud; abbiamo contestato la cattiva politica di chi lo guidava». Non, quindi, attacchi ai cittadini, ma alla cattiva amministrazione, a quella «Roma ladrona» che oggi lo scandalo di Mafia Capitale ha scoperchiato post litteram. La platea non ha osato spezzare l’idillio e chiedere perché, allora, per anni la Lega non abbia mai tanto veementemente contestato la gestione di Formigoni &co; tant’è: le dichiarazioni del segretario sembrano aver convinto perlomeno il pubblico che aveva davanti . Che ha acclamato, anche, il simbolo del nuovo progetto, presentato dal Matteo padano con «un certo imbarazzo» – perché lui – ci tiene a ribadire – non condivide le megalomanie del Matteo fiorentino: così, il logo altisonante con la scritta «Io sto con Matteo» ha riempito la sala, con i colori del giallo e del blu che «insieme fanno il verde»: perché, invece, la scelta del rosso e del nero (colori del Milan) sarebbe stata un tantino «esclusiva e discriminatoria».

BASTA POLITICHE ESCLUSIVE E ESCLUDENTI - Oggi , la Lega non vuole più apparire così: «esclusiva e discriminatoria». Tanto che la pre-adesione al progetto, ha specificato Salvini, è aperta a tutti, purché questi «tutti» abbiano un unico requisito: la fedina penale pulita. Per il resto, il segretario si è detto fiero che i due terzi delle adesioni ricevute siano giunte da persone che «non avrebbero mai pensato di rivolgersi alla Lega». Un progetto che non divide il Centrodestra, ma che esclude chi non condivide la chiarezza della linea (come Alfano), e che, alla vittoria a tutti i costi fondata su riedizioni di «vecchie marmellate», preferisce la coerenza.

SALVINI SPERA NEI «​TERUN»​ DALLA MEMORIA CORTA - Una Lega, quella dipinta oggi da Salvini, orgogliosa di «dettare l’agenda politica», capace di rispettare tutti ,senza «entrare nella camera da letto» di nessuno; salda, però, nei suoi principi – il matrimonio e l’adozione sono solo per eterosessuali – e che preferisce abbondare di idee piuttosto che di soldi («non liscio il pelo a certi soggetti», ha tenuto a precisare il segretario). Una Lega, insomma, che ora se la vuole giocare a tutto campo, da Nord a Sud, e che è pronta a «contaminarsi», rivolgendosi a quel 50% di italiani che da troppo tempo «schifa la politica». Siano essi nati all’ombra della Madonnina, sotto ar Cupolone o nelle periferie di Caltanissetta. Lontanissimi, sembrano i tempi del «Terùn» di Bossi. Sempre sperando che i «Terùn» si siano dimenticati quei tempi, in cui, nella mente dei leghisti, occupavano lo spazio che oggi occupano gli immigrati nella mente di Salvini.