24 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Il giudizio su Artini e Pinna infiamma la rete

Falchi e colombe in M5S alla resa dei conti

Mentre i due imputati Artini e Pinna si difendono, respingendo al mittente l'accusa di violare le regole, è scontro aperto, nel Movimento, tra innocentisti e colpevolisti. E dai senatori fuoriusciti, condanna senza appello a Grillo

ROMA - E' scontro aperto nel Movimento 5 Stelle sul sondaggio lanciato dal sito di Beppe Grillo per espellere i deputati Paola Pinna e Massimo Artini, rei di non aver restituito né rendicontato il proprio stipendio da parlamentari come prevede il codice di comportamento pentastellato: da un lato un nutrito gruppo di parlamentari che difende a spada tratta i colleghi 'imputati', dall'altro i falchi che ritengono i due già fuori dal movimento.

PER SEGONI, NESSUN PRESUPPOSTO PER L'ESPULSIONE - E così, a pochi giorni dalle polemiche sul risultato elettorale alle regionali, una nuova battaglia a 5 stelle si consuma pubblicamente sui social dove i difensori di Artini e Pinna hanno lanciato l'hashtag #Beppequestavoltanoncisto. Uno dei commenti più duri all'iniziativa di Grillo è di Federico Pizzarotti: "Spero che qualcuno riprenda lucidità e si fermi in tempo. Non ho sacrificato parte della mia vita per vedere accadere tutto questo", scrive il sindaco di Parma, su twitter. Per la deputata Eleonora Bechis «il blog viola il regolamento» perché, come ricorda un altro deputato - Samuele Segoni - in un lungo e agguerrito post su facebook in cui parla di «esecuzione sommaria», «il regolamento parla chiaro: per l'espulsone sono previsti tre passaggi: 1) richiesta da parte di un gruppo di parlamentari; 2) votazione dell'assemblea del gruppo parlamentare; 3) ratifica della rete». Walter Rizzetto, Gessica Rostellato, Tiziana Ciprini, Marco Baldessarre, Patrizia Terzoni sono gli altri deputati che si fanno sentire a difesa di Artini e Pinna.

I DUE IMPUTATI NON CI STANNO - I due si difendono anche in prima persona spiegando che i loro rendiconti e i loro bonifici sono disponibili sui siti personali: «Quanto apparso sul blog è falso. Per non parlare di quella che è una vera e propria sospensione dello stato di diritto. Il sondaggio sull'espulsione è una violazione delle regole perchè non passa dall'assemblea, perchè si danno informazioni false e perché c'è solo una versione», scrive Pinna su facebook facendo sapere che oltre ad aver «versato la parte prevista dal codice di comportamento al Fondo di garanzia per le PMI» ha dato «i risparmi sui rimborsi forfetari di soggiorno a Roma alla Caritas». Per Artini «è evidente che chi dovrebbe assumere, esclusivamente, il ruolo di 'fornitore di servizi informatici', oggi si diletta a pronunciare editti privi di ogni fondamento e irrispettosi della dignità di ogni singola persona, sia essa attribuita a un cittadino o a un cittadino portavoce».

SCONTRO APERTO - «Mi sono rotta la palle del buonismo», scrive su facebook Paola Carinelli secondo la quale «da tempo queste due persone non sono più del M5S. Altrove sarebbero state sbattute fuori con una firma, da noi decidono gli iscritti». Vito Petrocelli, senatore M5S, li definisce «turisti per caso»: «Ce ne sono ancora tanti tra gli eletti e tra i cosiddetti attivisti del M5S. La porta è lì, pronta». E Laura Castelli ricorda che «sono mesi che ai 2 colleghi viene chiesto di restituire. Riunioni su riunioni con il capogruppo. Niente...Beh...».

CONDANNA A GRILLO DAGLI EX SENATORI 5 STELLE - Malumori contro Grillo anche tra gli ex senatori cinque stelle, ora nel gruppo Misto, Alessandra Bencini, Monica Casaletto, Maurizio Romani, Fabrizio Bocchino, Laura Bignami, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana: «Siamo alle solite. Il blog di Beppe Grillo, con un nuovo atto d'imperio e senza rispetto per il codice di comportamento per gli eletti 5 stelle, procede a due nuove espulsioni nel Movimento, senza passare per l'assemblea congiunta. E questa sarebbe la tanto sbandierata democrazia? A quanto pare gli errori compiuti in passato non hanno insegnato niente ai vertici».  «Nel post fa sorridere proprio il richiamo al codice di comportamento - aggiungono - E' evidente che il duo Grillo-Casaleggio lo utilizzi a convenienza. Come si fa a citarlo, infatti, in merito alle rendicontazioni se poi non esistono regole chiare e valide per tutti gli eletti, dai consiglieri agli europarlamentari?». Secondo i senatori del Misto la pietra dello scandalo è il caso del deputato toscano finito sul banco degli imputati: «E' chiaro che nel M5s vige una sola norma e cioè quella di 'non disturbare il manovratore' - concludono - L'unica colpa di Artini, infatti, è stata quella di mettere in evidenza le falle del sistema di rendicontazione e, quindi, i rischi di aggredibilità esterna del portale».