19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Il governo dichiara guerra all'autoimpiego

Capezzone: il governo colpisce le imprese, non le mafie

Il governo «ha commesso un grave errore: colpire l'autoimpiego rischia di trascinare nel circuito penale migliaia di imprese». Così il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone.

ROMA - Il governo «ha commesso un grave errore: colpire l'autoimpiego rischia di trascinare nel circuito penale migliaia di imprese». Così il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone, dopo che il governo ha depositato il suo emendamento al progetto di legge sul rientro dei capitali dall'estero in tema di autoriciclaggio.

IL GOVERNO COMMETTE UN GRAVE ERRORE - «Da Presidente di Commissione, come ho sempre fatto e come sempre farò, ho il dovere di garantire il diritto della maggioranza di esercitare le sue funzioni, oltre che l'altrettanto fondamentale diritto della minoranza di sostenere le sue tesi alternative. Dunque, garantirò (come è sempre accaduto in questi mesi) un tempestivo voto sulle proposte del Governo e della sua maggioranza», scrive Capezzone. «Detto ciò - prosegue - ritengo che il Governo abbia commesso un errore drammatico, addirittura arretrando rispetto alle componenti del Pd più garantiste e più attente alla reale vita delle imprese. Infatti l'emendamento del Governo colpisce perfino il cosiddetto 'autoimpiego', e rischia perciò di trascinare nel circuito penale migliaia di imprese».

SARANNO LE IMPRESE A PAGARE IL PREZZO PIÙ ALTO, NON LA MAFIA - «Un conto (e ciò va ovviamente colpito con durezza) è il caso in cui qualcuno trasferisca nell'attività economica capitali di provenienza illegale, ad esempio provenienti dalla criminalità organizzata. Altro conto - prosegue Capezzone - è invece il caso di chi usi i proventi di una evasione Iva (cosa, quest'ultima, che già può essere giustamente colpita) per acquistare un macchinario o per pagare i dipendenti: che debba, o anche solo possa, scattare la sanzione penale anche in questo caso mi sembra un errore clamoroso».