Brunetta: «I furbetti del governino vogliono fingere di essere efficienti» e annuncia una lettera a Napolitano
Il capogruppo alla Camera di Fi: «La legge sul finanziamento pubblico era già stata approvata alla Camera, se veramente il governo avesse voluto fare in fretta sarebbe bastato calendarizzarla al Senato e approvarla nel giro di qualche giorno. Visto che la gran parte delle disposizioni avranno efficacia differita, il decreto legge non serve proprio a nulla»
ROMA - Renato Brunetta ha spiegato che Forza Italia (Fi) ha preso atto del «trucco» da parte del governo che ha trasformato il disegno di legge (ddl) sul finanziamento ai partiti «a metà strada in un decreto che deve ricominciare la strada».
Il capogruppo di Fi alla Camera ha parlato di un «comportamento furbesco da parte di un governo che vuole far finta di essere efficiente e soprattutto è un vulnus nel rapporto di fiducia con il Parlamento» e ha aggiunto che invierà «una lettera al presidente della Repubblica».
FURBETTI DEL GOVERNINO - Brunetta ha detto: «Inebriato dalle imminenti festività, nella inedita veste di Babbo Natale, Letta annuncia l'inattesa furbata: un decreto-legge scippa al Parlamento la legge sulla cosiddetta abolizione del finanziamento pubblico che era già in dirittura d'arrivo e obbliga le Camere a ricominciare d'accapo tutto l'iter per la conversione». Nella sua nota il deputato ha proseguito: «Eh sì, i furbetti del governino, dopo aver lasciato in freezer la legge elettorale per 8 mesi, dopo avere abbandonato qualsiasi velleità di grande riforma costituzionale (presidenzialismo o premierato forte), derubricata ormai alla sola ipotetica riforma del Senato, hanno tirato fuori qualche addobbo per nascondere la propria insipienza».
NON SIAMO A CASA CUPIELLO - Brunetta ha proseguito: «La legge sul finanziamento pubblico era già stata approvata alla Camera, se veramente il governo avesse voluto fare in fretta sarebbe bastato calendarizzarla al Senato e approvarla nel giro di qualche giorno, magari ponendo la questione di fiducia, che, come si sa, questo esecutivo non nega a nessuno. Invece no, adesso dovremo aspettare 60 giorni per la conversione del decreto. Altro che abolizione, questa è la riesumazione del bicameralismo. Certo l'efficacia è immediata, ma visto che la gran parte delle disposizioni avranno efficacia differita, il decreto legge non serve proprio a nulla. Se non ad allungare la vita al governo che adesso ha l'alibi di dover attendere la conversione e accusare gli oppositori che lo combattono di difendere il finanziamento pubblico. Ma qui non siamo a casa Cupiello, onorevole Letta. Accà nisciuno è fesso».
LETTA SIA SINCERO SU RIFORME - L'esponente di Fi ha attaccato il governo anche sulle riforme costituzionali: «Nella capigruppo il governo ha formalizzato la fine della riforma» della procedura speciale di revisione costituzionale dell'articolo 138 della Costituzione da affidare ai saggi. «Il governo - ha proseguito - ha ritirato la proposta di riforma costituzionale di Quagliariello. Noi siamo felici ma avremmo avuto piacere ne parlasse Letta con sincerità». Brunetta ha ricordato che mercoledì scorso il premier Enrico Letta ha chiesto al Parlamento la fiducia al governo sulla base di un «nuovo patto di governo» che accompagnerà «profonde riforme delle Istituzioni» e della Costituzione su cui ha chiesto «al Parlamento di procedere secondo le procedure dell'articolo138».
BANKITALIA SBUGIARDA SACCOMANNI - Infine l'ex ministro se l'è presa con il titolare dell'Economia: «Il bollettino statistico appena pubblicato dalla Banca d'Italia - ha affermato in una nota - riporta che ad ottobre l'ammontare del debito pubblico italiano ha raggiunto la cifra record di 2.085 miliardi di euro, in aumento di 4316,6 miliardi rispetto al mese precedente. Inoltre, nei primi dieci mesi dell'anno, il gettito erariale è sceso a 307,8 miliardi rispetto ai 309,3 miliardi del mese precedente. La Banca d'Italia ha inoltre rilevato come nel 2012 la ricchezza netta delle famiglie italiane sia diminuita del -0,6 per cento in termini nominali e del -2,9 per cento in termini reali rispetto all'anno precedente».
«Queste cifre - ha aggiunto - dimostrano come le politiche economiche del ministro dell'economia Saccomanni siano tutt'altro che riuscite a raggiungere l'obiettivo di ridurre il debito pubblico e che il forte aumento della pressione fiscale su famiglie e imprese voluto dal governo Letta ha prodotto esattamente il contrario degli effetti sperati sugli introiti dello Stato. Nonostante le tante promesse del ministro Saccomanni ad oggi nessuna dismissione immobiliare e cessione di quote societarie è stata fatta dal Tesoro. Difficile, con questo atteggiamento, pensare di poter riportare il debito italiano su un sentiero più sostenibile. Come spiega il ministro dell'economia questo suo totale fallimento ai colleghi di Bruxelles?».
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