Il presidente della Consulta ribadisce: «Il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali»
RP | RP | Gasparri (Fi): «Silvestri, può smentire il fatto che la Consulta abbia votato al suo interno per l'ipotesi di ripristino del mattarellum?». Zanda (Pd): «Sono contrario ad approvare leggi elettorali con il 51 per cento». Finocchiaro (Pd): «Spostare la discussione alla Camera potrebbe risolversi in una rottura traumatica del vincolo di maggioranza»
ROMA - Sugli effetti della sentenza sulla legge elettorale, «la Consulta si è già ufficialmente espressa con gli ultimi due capoversi del comunicato del 4 dicembre», ha precisato il presidente della Corte, Gaetano Silvestri. In particolare, ha ricordato che «il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali».
FI, CONSULTA SMETISCE VOTO MATTARELLUM? - «Il presidente della Corte Costituzionale, Silvestri, può smentire il fatto che la Consulta abbia votato al suo interno per l'ipotesi di ripristino del mattarellum?», ha chiesto in una nota Maurizio Gasparri di Forza Italia (Fi).
MATTARELLA HA VOTATO? - «Se ciò fosse vero, anche tenendo conto di ciò che hanno detto presidenti emeriti della Corte come De Siervo, si sarebbe verificato - ha osservato - un fatto inaudito, incredibile e difficilmente compatibile con il ruolo e le funzioni della Corte costituzionale. Non ci risulta che la Corte sia un'assemblea legislativa. È vero o non è vero? E come si è comportato il giudice Mattarella, che ho sempre stimato come politico, ma che se avesse partecipato a una votazione del genere, sostenendo la legge che porta il suo nome, avrebbe realizzato un conflitto d'interesse clamoroso. Silvestri parli. O conferma, o smentisce. E se conferma si apre un'altra storia».
ZANDA (PD), SERVE LARGO CONSENSO - Il presidente dei senatori del Partito democratico (Pd), Luigi Zanda, ha detto ad Avvenire: «Sono contrario ad approvare leggi elettorali con il 51 per cento. A mio parere le leggi elettorali, così come le grandi riforme costituzionali, devono essere approvate con una maggioranza più larga possibile. Fatta salva l`ipotesi che qualche gruppo faccia ostruzionismo e si autoescluda strumentalmente». Zanda ha poi ammonito a «non fare gli errori compiuti nel 2005» quando il centrodestra approvò il porcellum «a colpi di maggioranza, con il solo intento di creare difficoltà al futuro governo Prodi. Obbiettivo che poi fu peraltro centrato».
SE PASSA A CAMERA NESSUNO SCIPPO - Sull'eventuale spostamento dell'esame della legge elettorale alla Camera, il capogruppo del Pd al Senato ha precisato: «Nessuno scippo, non è importante dove si incardina la legge elettorale. L' importante che si faccia una buona legge».
DOPPIO TURNO - «Il Pd - ha affermato Zanda - vuole ripartire dal doppio turno. Non per un nostro interesse di parte, ma perché è l`unico sistema che assicura rappresentatività, con il primo turno, e governabilità con il secondo. E ripeto: a mio parere le leggi elettorali, così come le grandi riforme costituzionali, devono essere approvate con una maggioranza più larga possibile».
FINOCCHIARO, PASSARE DA CAMERA E' FORZATURA - Anna Finocchiaro (Pd), presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, in un intervento sull'Unità ha spiegato che se si vuole la riforma elettorale non serve spostare il dibattito alla Camera e «forzare» in direzione di un sistema a doppio turno.
LO SCIPPO - La prima tra le «obiezioni possibili», ha spiegato, «è che se anche la Camera approvasse un testo profittando di quella maggioranza, il testo dovrebbe comunque essere approvato anche al Senato. C'è da supporre che 'lo scippo' avrebbe conseguenze negative che si aggiungerebbero alle contrarietà che molte forze politiche, anche di maggioranza (come il Nuovo centrodestra Ncd), hanno manifestato sul sistema maggioritario a doppio turno. D'altronde, se quest'ultimo partito decidesse di condividere la proposta di riforma del Pd, tutto consiglierebbe di approvare prima la legge al Senato».
A RISCHIO TENUTA GOVERNO - «Ma non è tanto questo il punto - ha osservato ancora l'esponente democratica - poiché, allo stato, gli altri due partiti che sostengono il governo (Ncd, appunto, e parte consistente della formazione di centro che fa riferimento al presidente Casini) appaiono contrari ad un sistema maggioritario, a turno unico o a doppio turno. La questione, dunque, sta dentro la maggioranza di governo, e dubito che spostare la legge elettorale alla Camera risolverebbe il problema, poiché la tentazione della 'autosufficienza' potrebbe risolversi in una rottura traumatica del vincolo di maggioranza con pressoché inevitabili conseguenze sulla vita del governo».
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