«L'uscita dalla crisi economica appare a portata di mano»
RP | RP | Il premier ha ribadito che gli obiettivi del suo esecutivo sono «crescita, lavoro e occupazione», e su questi temi «dobbiamo dare ai nostri cittadini risposte concrete». Su Expo: «Stiamo lavorando per migliorare e organizzare la migliore Esposizione universale mai organizzata»
ROMA - «L'uscita dalla crisi economica appare a portata di mano», ha detto il premier Enrico Letta, nella conferenza stampa congiunta con Benjamin Netanyahu al termine del bilaterale italo-israeliano. Letta ha ribadito che gli obiettivi del governo sono «crescita, lavoro e occupazione», e su questi temi «dobbiamo dare ai nostri cittadini risposte concrete».
ISRAELE A EXPO 2015 - Poi il presidente del Consiglio ha annunciato: «Stiamo lavorando per migliorare e organizzare la migliore Expo mai organizzata». Rivolgendosi poi al primo ministro di Israele, il premier ha detto: «Grazie per la tua partecipazione a Expo 2015. Hai deciso all'inizio del percorso, a dimostrazione della tua buona volontà e della tua amicizia: la vostra partecipazione sarà decisiva».
Quindi il capo del governo ha lanciato un monito: «In un tempo di crisi come quello che stiamo vivendo, incitare all'odio, all'intolleranza e all'estremismo, anche solo a parole, può portare a esiti imprevisti e imprevedibili».
SU IRAN CONTINUARE DIALOGO - Quanto al dossier iraniano, Letta ha spiegato che l'Italia guarda «con cautela ma con fiducia al recente processo diplomatico e negoziale» partito a Ginevra il cui obiettivo deve essere «la denuclearizzazione in campo militare» dell'Iran. «La sicurezza di Israele per noi non è negoziabile», ha aggiunto il premier, spiegando che sull'Iran bisogna continuare a «discutere, valutare i passi avanti».
PREOCCUPAZIONE SU LIBIA - Nel corso del bilaterale con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyhau «abbiamo condiviso profonda preoccupazione per la Libia», ha detto il presidente del Consiglio, spiegando che «non si può lasciare la Libia nelle condizioni in cui si trova oggi».
PACE IN MEDIORIENTE - Infine il premier si è detto convinto che «la situazione sia matura» per portare a compimento il processo di pace in Medio Oriente, auspicando che «il 2014 sia l'anno della svolta».
Letta ha ribadito «l'auspicio e l'impegno perché il processo di pace vada avanti. L'Italia da sempre è Paese amico della causa del processo di pace, e spingiamo affinché il processo di pace, che in quest'anno ha fatto dei passi avanti, veda il 2014 come l'anno della svolta. Lo vogliamo per i nostri amici palestinesi, e perché porterà stabilità all'intera area. Abbiamo espresso tutta la nostra spinta per ulteriori passi avanti importanti, siamo convinti che la situazione sia matura, siamo sicuri che il benessere dei palestinesi e dello Stato ebraico passi per una soluzione pacifica».
NETANYAHU, ISRAEELE VUOLE PACE - Israele vuole la pace con i palestinesi, ma «su basi certe», a fronte del problema del terrorismo che «viviamo a 200 metri di distanza dalle nostre case», ha detto il premier israeliano: «Noi vogliamo la pace, preghiamo per la pace, ci stiamo adoperando per la pace». Tuttavia, a fronte della minaccia del terrorismo, che «è qualcosa che noi viviamo a 200 metri di distanza dalle nostre case, noi vogliamo avere basi certe per la pace con i palestinesi», ha aggiunto, sottolineando anche che un eventuale accordo «non avrà effetti su quello che sta accadendo nella regione». Le crisi in atto in Siria o in Libia, in Iraq, in Yemen e in Egitto «non sono collegate alla questione israelo-palestinese», quanto piuttosto alla richiesta di pace e prosperità avanzata dalle popolazioni di questi Paesi, ha spiegato Netanyahu.
DA IRAN SORRISI E UN PO' D'INGLESE - Sull'Iran invece, Israele preferisce «una soluzione negoziata, diplomatica» sulla questione nucleare iraniana, ma ha bisogno di «sostanza», perché finora Teheran non ha modificato nulla, se non «i sorrisi, l'uso della lingua inglese e una presentazione in powerpoint (durante i negoziati a Ginevra, ndr)».
Netanyahu ha ricordato il «grande lavoro fatto negli ultimi 10 anni» per imporre sanzioni internazionali all'Iran e scongiurare che si dotasse dell'arma nucleare, sottolineando quindi come l'accordo raggiunto il 24 novembre scorso da Teheran con la comunità internazionale preveda che «queste sanzioni vengano allentate», con il risultato di «una sensazione di generale rilassamento, anche se l'Iran non ha cambiato nulla, se non i sorrisi, la lingua inglese e una presentazione in powerpoint».
«Noi preferiamo una soluzione negoziata e diplomatica, ma abbiamo bisogno di sostanza e non solo noi, ma anche molti paesi della regione», ha aggiunto il premier israeliano, facendo riferimento all'opposizione all'intesa con l'Iran espressa anche dall'Arabia Saudita. «Quando un israeliano e un arabo parlano insieme la stessa lingua, è meglio starli ascoltare», ha quindi concluso, con ironia, Netanyahu.